La Nuova Sardegna

«Migrare è un diritto, illegali sono i confini»

di Fabio Canessa
«Migrare è un diritto, illegali sono i confini»

Pio d’Emilia, inviato di Sky lungo la rotta dei Balcani

15 luglio 2017
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ALGHERO. Il primo vero viaggio a 15 anni. «A fare il barelliere a Lourdes, ma in realtà ci andai per seguire una ragazza che mi piaceva». L’anno dopo dice in casa che vuole tornare al santuario sui Pirenei, ma è solo una buona scusa per farsi dare qualche soldo. Perché la destinazione che ha in mente è un’altra: «L’isola di Wight». Nei ricordi da adolescente si ritrova in fondo lo spirito che ha portato Pio d’Emilia a girare il mondo. E a raccontarlo. Perché di mestiere fa il giornalista. Tra i suoi reportage resta sicuramente nella memoria il lavoro fatto in occasione della tragedia di Fukushima nel 2011, esperienza sulla quale ha scritto anche un libro, “Tsunami Nucleare”, dal quale è stato tratto il pluripremiato documentario “Fukushima: A Nuclear story”.

DAL GIAPPONE AI BALCANI

Pio d’Emilia è stato il primo giornalista straniero ad arrivare alla centrale nel marzo di sei anni fa. Anche perché vive e lavora in Asia, in particolare come corrispondente per Sky Tg24 dal Giappone. Paese che da ormai oltre trent’anni è diventato la sua casa. Nel 2015 si è pero occupato per alcuni mesi, durante il periodo più caldo della via dei balcani, dell’odissea dei migranti nel cuore dell’Europa. «Mi trovavo in vacanza, in Veneto, e vedendo in tv gli improvvisi sviluppi della situazione, con la mancanza di un nostro inviato sul posto, ho contattato la direzione. Per farla breve, poco dopo mi sono ritrovato a Belgrado». Esperienza professionale «e, non potrebbe non esserlo, umana» che ha raccontato nei giorni scorsi a Oristano durante un incontro organizzato dal Centro servizi culturali Unla.

IL LEGAME CON LA SARDEGNA

Con lui l’amico musicista Enzo Favata - «volevamo sempre fare qualcosa insieme e di recente ci siamo visti a Tokyo durante un suo tour» - per un reading molto particolare. «Abbiamo davvero improvvisato, senza prove – spiega il giornalista – Mi sembra abbia funzionato e speriamo di poter replicare da altre parti. La musica di Enzo è perfetta per questo tipo di narrazione. È come una migrazione di note». Musica al servizio del giornalismo, un po’ allo stesso modo sperimentato da Favata in ambito scientifico tramite la collaborazione con il geologo Mario Tozzi. È proprio nella città di Favata, Alghero, che avviene l’intervista. Prima che Pio d’Emilia lasci la Sardegna. Isola che ha visitato spesso e non solo come semplice turista. Dal rapporto speciale con Carloforte a quello con Paolo Puddinu, a lungo docente all’università di Sassari, che quando insegnava a Roma lo spinse ad andare in Giappone.

LA LEZIONE DI KAPUSCINSKI

Quando ricorda il periodo al fianco dei migranti viene in mente Ryszard Kapuscinski. Non cita nell’occasione il grande reporter polacco, ma il suo modo di narrare, di affrontare la professione richiama inevitabilmente la sensibilità di un maestro del giornalismo qual è stato Kapuscinski. L’idea di dare voce a chi non ce l’ha e la necessità di schierarsi. «L’obiettività non esiste. E prima di essere giornalisti, siamo essere umani, cittadini. Con i nostri diritti e i nostri doveri. Compreso quello di prendere posizione».

IL DIRITTO ALLA MIGRAZIONE

E la posizione di Pio d’Emilia è chiarissima. Per esprimerla parte dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo firmata a Parigi nel 1948. Articolo 13 (“Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi Paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio Paese”) e articolo 14 (“Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni”). Articoli che, spiega il giornalista, «dimostrano come governi e autorità più o meno costituite hanno ribaltato il principio di legalità e illegalità. Il diritto alla migrazione è appunto un diritto. Di illegale c’è solo tutto ciò che Stati e governi si sono inventati per limitarlo, regolamentarlo, addirittura sopprimerlo. Illegali sono i confini, non le persone. Nessun uomo è illegale, nessun uomo è clandestino».

APPELLO AI GIOVANI

La chiacchierata con il giornalista tocca vari aspetti del problema. Dal mercato delle armi («prima cosa da fermare») agli investimenti sull’accoglienza e l’inclusione, dalla collaborazione con l’artista e attivista cinese Ai Weiwei che sta ultimando un film dal titolo “Human Flow” (Il flusso umano) incentrato sul fenomeno migratorio a un appello ai giovani a esercitare il diritto alla curiosità: «Partite, viaggiate. Oggi è più semplice. Non state in casa a smanettare sui social. Il diritto alla curiosità oltre a essere un efficace antidoto all’ignoranza e dunque alla violenza e alle guerre, è un altro diritto universale dell’uomo. E come tutti i diritti va esercitato».

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