La Nuova Sardegna

Il rito dell’Ardia a piedi Coraggio e sacrificio

di Maria Antonietta Cossu
Il rito dell’Ardia a piedi Coraggio e sacrificio

Incidente alla prima pandela che ha dovuto abbandonare

17 luglio 2017
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SEDILO. Per i sedilesi l’Ardia a piedi è fede e partecipazione, gioia e liberazione, un’immensa gratificazione dopo uno sforzo immane. Talvolta persino spirito di sacrificio. La prima pandela lo ha provato sulla propria pelle, ieri, quando a corsa quasi finita si è trovata costretta a cedere lo stendardo a un sostituto perché completasse l’Ardia al posto suo. All’origine del fuoriprogramma lo stiramento all’anca sinistra che Giuseppe Pes si è procurato nel primo tratto della discesa di Su Frontigheddu. Malgrado gli spasmi il primo alfiere ha condotto la corsa sempre in testa fino al santuario di San Costantino, spalleggiato dai suoi fidi scudieri, Sergio Ciulu e Nicola Manca.

Nonostante l’infortunio Giuseppe Pes ha deciso di adempiere al proprio compito effettuando i giri devozionali attorno alla chiesa e affrontando l’ultima parte del cimento. Il capocorsa ha disceso la pendenza che dallo spigolo del santuario degrada fino a Sa Muredda e in pochi secondi ha guadagnato il terrapieno a valle imitato dai suoi gregari e tallonato dall’orda dei corridori. Uno sforzo sostenuto con la sola forza di volontà, perché il dolore lancinante che all’emulo di Costantino non aveva lasciato tregua per tutta la corsa, lo ha sfiancato sino a farlo accasciare a terra. Il trattamento sanitario praticato sul posto dall’equipe dell’ambulanza non è stato sufficiente, nei pochi minuti a disposizione, a rimettere in sesto l’uomo. Giuseppe Pes ha così affidato all’amico Giuseppe Putzolu il compito di concludere la corsa in vece sua. L’imprevisto, tuttavia, non ha inficiato la festa, che a prescindere dalle prestazioni singole è principalmente una manifestazione religiosa. «L’Ardia non è solamente correre», ha sussurrato un amico all’orecchio di Giuseppe Pes ricordando, senza dirlo, quale fosse il senso di quella preghiera collettiva. Ma dopo 29 anni di attesa per chi ha sciolto un voto o ha fatto una promessa è umano sperare in un epilogo diverso: «Quando è successo mi sono detto che dovevo andare comunque avanti, ma alla fine non è stato più possibile, nemmeno con quattro iniezioni in corpo», ha raccontato una sconfortata prima pandela. «Poteva andare meglio, in cima a Su frontigheddu mi sentivo pronto psicologicamente e fisicamente, non avvertivo tensione e i miei compagni neanche. Evidentemente doveva andare così».

La sostituzione del capocorsa non ha precedenti nella storia recente dell’Ottava, ma l’episodio è solo una sequenza della lunga successione di eventi che hanno dato vita all’ultimo capitolo dell’Ardia di San Costantino. Una festa cominciata di buon’ora con l’ingresso in anfiteatro di una ventina di cavalieri, che alla spicciolata hanno percorso il primo tratto della pista con andatura al trotto o al passo. Un ritorno, dopo due anni di assenza. Nel frattempo, in paese, il fragore degli spari esplosi dai fucilieri nella piazza parrocchiale annunciava che i vessilliferi avevano ricevuto la benedizione del parroco. Alle loro spalle si era assiepata una moltitudine di gente che poi, come da tradizione, ha preso parte alla processione religiosa su e giù per i saliscendi dell’anfiteatro.

Un inno a San Costantino e alla gioia, una prova di fatica e persino di coraggio. Come quello dimostrato dai corridori più sfrontati che a lungo, benché invano, hanno tentato l’ assalto alle prime posizioni. A respingere i ripetuti e tenaci attacchi degli ispuntigliadores ci hanno pensato le quattro scorte nominate dalle pandele, che spesso hanno solo brandito i bastoni contro i facinorosi, ma non di rado hanno assestato senza esitazione colpi pesanti su caviglie e stinchi del “nemico”.

Alla fine della gran rincorsa il folto drappello di corridori ha arrestato la sua marcia ai piedi del santuario, dove la messa solenne ha siglato l’ultimo capitolo dell’Ardia. «Onore alle pandele a cavallo e alle pandele a piedi, onore a Giuseppe Pes che ha voluto fare il suo dovere malgrado la sofferenza e l’ha fatto egregiamente», ha detto il parroco don Battista Mongili durante l’omelia. Prendendo spunto dalla parabola del seminatore il sacerdote ha pronunciato parole di apprezzamento per come quest’anno è stata gestita l’Ardia, con particolare riferimento a quella a cavallo. E ha aggiunto: «Onore a tutti coloro che hanno collaborato all’organizzazione della festa, all’associazione Santu Antinu, alle autorità civili e militari, al consiglio religioso, onore ai cavalieri e a tutta la comunità perché si è avvertito un senso di armonia e un clima di serenità che speriamo siano d’ispirazione per gli anni a venire».

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