La Nuova Sardegna

Valeria e Alba, madri contro

Le protagoniste Golino e Rohrwacher: divise dall’amore per una bambina

17 luglio 2017
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CABRAS. Chissà se in casa hanno una stanza apposita per le loro collezioni di premi. Imbd, il più grande database online di cinema, segna un totale di 65 per una e 23 per l’altra (che per ragioni anagrafiche ha iniziato la carriera più tardi). Tra i tanti riconoscimenti spiccano due Coppe Volpi, quattro Nastri d’argento, due David di Donatello e tre Globi d’oro per la prima e una Coppa Volpi, un Nastro, due David e due Globi per la seconda. Insomma talento da vendere, probabilmente il meglio che il cinema italiano può offrire a livello di interpreti femminili.

Valeria Golino e Alba Rohrwacher, sono loro le protagoniste di “Figlia mia”. Per la prima volta insieme in un film grazie a Laura Bispuri che già conosceva bene l’attrice fiorentina per averla diretta in “Vergine giurata”. Quasi naturale ritrovarsi sul set per il nuovo progetto. «Ho pensato poi a Valeria - spiega la regista - per il valore immenso della sua recitazione e perché pensavo che potesse mettere un gran cuore in questo film, cosa che giorno per giorno ho visto succedere. Loro non avevano mai lavorato insieme e mi incuriosiva molto l’immagine di queste due donne forti vicine». Madri “rivali” nel film, amiche nella vita. «Ci conosciamo da tempo - sottolinea Valeria Golino - e aspettavamo l’occasione giusta per lavorare insieme. Il rapporto, senza filtri, credo ci abbia aiutate a dare il meglio in questi giorni».

Forse anche perché sono, o almeno appaiono, molto diverse dal punto di vista caratteriale. Grande carisma e personalità, Valeria Golino mette un po’ in soggezione l’intervistatore. Sarà la sua inconfondibile voce, leggermente roca e suadente, saranno quelli occhi chiari e così profondi nei quali è difficile non perdersi. Insomma, alla fine sembra guidare più lei che i giornalisti lo spazio dedicato all’incontro con la stampa. Dove dimostra ancora una volta la grande professionalità che tutti le riconoscono. Sono le tre di pomeriggio, ha appena finito di pranzare nella breve pausa e c’è un caldo insopportabile. Lei si concede senza riserve. Racconta qualcosa sul suo personaggio «Si chiama Tina ed una grande lavoratrice, una donna che vive per questa bambina anche se non è la madre naturale. Anzi forse proprio per questo la ama con una veemenza maggiore», del suo rapporto con il territorio «Sono state varie volte in Sardegna, ma stando qui ho scoperto qualcosa di nuovo. Questo posto mi tranquillizza, placa la mia irrequietezza» e spende belle parole per i compagni d’avventura in questo film.

A cominciare da Alba Rohrwacher che fuori dal set, strano dirlo per un’attrice, si dimostra abbastanza timida. O comunque non particolarmente a suo agio con i giornalisti, come invece la collega. Più che sul suo personaggio, Angelica, la madre naturale della bambina, si sofferma molto sui luoghi. E le sue parole si avvicinano al pensiero già espresso da Valeria Golino. «L’ambientazione in Sardegna ha dato concretezza a una splendida sceneggiatura, tridimensionalità alla scrittura. Laura fa un lavoro incredibile sui luoghi che diventano protagonisti del film e appena siamo arrivati in questa parte dell’isola per le riprese ho avvertito un senso di protezione. Questo luogo protegge la storia che raccontiamo e i personaggi. Credo sia legato alla ricerca che fa Laura perché è un sentimento che avevo già sperimentato con “Vergine giurata” quando siamo andati a girare un parte del film in Albania». (fabio canessa)

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