La Nuova Sardegna

Cinzia Sasso racconta il mestiere di “Moglie”

di Daniela Paba
Cinzia Sasso racconta il mestiere di “Moglie”

La giornalista, sposata con Pisapia, presenta oggi il suo libro

24 luglio 2017
4 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. Con il libro “Moglie”, Cinzia Sasso, inaugura, oggi a Perdasdefogu, l’edizione 2017 di “Sette sere, sette piazze, sette libri”. Questo viaggio nella consapevolezza di un ruolo canonico suonerebbe meno sorprendente se l’autrice non fosse, allo stesso tempo, la moglie di Giuliano Pisapia e una giornalista importante, modello d’indipendenza e autonomia. Che, però, dopo trent’anni di prestigiosa carriera decide, quando Pisapia si candida a sindaco di Milano, di licenziarsi da ‘Repubblica’ per mettersi a disposizione del marito, come ‘consorte’, termine austero, dalle risonanze profonde. A Foghesu Cinzia Sasso arriverà sola perché, spiega: «Pisapia, che mi ha accompagnato spesso nelle presentazioni, perché il nostro mettersi a disposizione non è a senso unico, in Sardegna non ce la fa a venire perché il momento politico è complicato».

Licenziarsi per fare la moglie è stato, come racconta lei un atto di libertà e di rinuncia alle libertà precedenti.

«Nella vita che ho fatto la mia realizzazione è sempre stata molto importante. Ho scoperto poi che c’è un altro modo di veder la vita: dedicarsi all’amore di una persona. Che ovviamente è anche rispetto e stima immensa per le cose che fa. D’altronde Giuliano non stava seguendo scelte personali, ma un lavoro nobile e lui per primo aveva rinunciato al suo lavoro, alla sua sistemazione, per la collettività, per la città. Per la prima volta mi è sembrato naturale pensare che era più importante cosa stava facendo qualcuno vicino a me che non quello che facevo io. Certo mi sono sentita diversa, però non è male scoprire che la tua identità non è quello che sei fuori ma quello che sei dentro».

Il suo essere ‘consorte’ ha a che fare con lo stile di Pisapia sindaco: sempre attento a ripianare le tensioni, capace di guardare con fiducia al futuro anche nei momenti e nei luoghi di maggiore criticità?

«Lui ha la capacità di ridurre a sintesi gli opposti. E siccome da vecchi abbiamo imparato che non esiste mai il bianco e il nero, che non è vero che hai ragione tu e quell’altro ha torto per forza, Giuliano è sempre disponibile ad ascoltare e ad imparare. Lui parla con te anche se sei in posizione opposta, coglie in ciò che dici qualcosa di buono, lo elabora, lo fa suo. Così ti coinvolge in quella decisione che non sarà la tua, ma tiene conto di quanto hai detto di utile e interessante. Io invece mando al diavolo tutti, sarà per questo che ho per questa sua capacità autentica un’ammirazione sconfinata. Lei rinuncia al lavoro di tutta la vita ma il mondo che racconta ‘da moglie’ è visto con gli occhi della giornalista».

Questo approccio l’ha aiutata a supportare il sindaco di Milano?

«Penso di sì. Per gran parte del tempo lui è andato in giro, quando riusciva a tornare a un’ora decente andavamo dove c’era una festa di quartiere, una parrocchia che organizzava un dibattito, perché, se poteva, diceva sempre di sì. Se lui era lì a parlare ufficialmente a me capitava d’incontrare le persone ed è stato molto bello, non le dovevo più raccontare sul giornale ma ascoltare le persone, le loro storie, i loro problemi l’ho fatto da giornalista. Mettersi a disposizione, nutrire il noi che non è né io, né tu».

Nel libro si intuisce una complicità costante, capace di smuovere il mondo, di renderlo migliore.

«Credo che Milano sia cambiata perché un approccio amoroso ha permeato la città. La cosa più bella che ha fatto Pisapia è stata di far riscoprire l’amore per la propria città ai milanesi: se ci sono pochi mozziconi per terra è perché, se ci tieni alla tua città, il mozzicone non lo butti in giro. Questo libro nasce dalla scoperta del ‘noi’, per il resto della vita ragionavo con l’io, non che fossi egoista o cosa, ma ora il noi è più forte e passa, a volte, dalla rinuncia a una parte dell’io. A me è sembrata una grandissima forza. Non che mi sentissi una geisha ma s’immagini tornare tardissimo in una casa vuota o da una moglie arrabbiata: era un compito importante, a disposizione degli altri, bisognava affrontarlo insieme».

Lei ha raccontato il ruolo delle donne nell’economia. Quanto è importante che le donne si approprino con convinzione di quel potere di fare futuro che la politica rappresenta?

«Ho imparato da cronista che le donne riescono a portare ovunque il loro modo di essere che è rotondo: cioè lavorano al pari degli uomini ma hanno comunque la vita vicino, e questo è un valore enorme, pensiamo anche solo al nuovo modo di essere padri. In Italia la politica è indietro, le sue regole sono maschili, è un mestiere a tempo pieno. Se la scegli devi combattere con maschi alfa e rinunciare al resto. Mi piacerebbe ci fossero più donne a dimostrare che è possibile fare politica in altra maniera».

In Primo Piano
Tribunale

Sassari, morti di covid a Casa Serena: due rinvii a giudizio

di Nadia Cossu

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative