La Nuova Sardegna

Relax e autografi, le vacanze minimal di Roger Federer

di Guido Piga
Relax e autografi, le vacanze minimal di Roger Federer

Il re del tennis avvistato l’altro ieri a Portisco e Porto Cervo Uno yacht di 45 metri per riposarsi dalle fatiche di Wimbledon

26 luglio 2017
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PORTISCO. Il Re del tennis ha spalle larghe e due pargoletti da proteggere. Indossa una comune maglietta verde, passeggia come un turista normale; oddio, se normale può essere uno che esce da uno yacht di 45 metri battente bandiera greca. Pensa che lì, a Portisco, vicino ma separato dalla Principessa del Mediterraneo, la Costa Smeralda in cui era stato poco prima in incognito, possa essere solo e semplicemente un padre che porta a spasso i gemelli maschi, che accompagna la moglie e le due gemelle a prendere un gelato, che guarda le vetrine, si siede su una panchina... . No, non può. Il Re, se si chiama Roger Federer, non perde mai la corona. Soprattutto se il suo regno, costruito con geometrica bellezza sui campi da tennis e impreziosito con tocchi di racchetta più vicini al divino che al regale, l’ha appena rinsaldato con l’ottavo titolo di Wimbledon, il tempio dei Grandi. Nessuno come lui prima nella storia; nessuno come lui forse mai. «No, niente foto, per favore: sono con loro, serve privacy»: dice così, il Re, a tarda sera, rientrando con la camminata elegante che tutto il mondo conosce. Niente: Federer ha già dato, inutile insistere. Per tutto il pomeriggio, ieri, ha posato per i fan che gli chiedevano una foto, a Portisco. Per tutto il pomeriggio, ha firmato libri e cappellini. Poi, immancabilmente, quando ha visto i piccoli gruppi attorno a lui diventare più grandi, ha abbandonato il campo. C’è, nella storia, un limite oltre il quale il sovrano non può andare: qualcosa del suo potere deve restare sconosciuto al popolo adorante; un mistero che ne accresce il mito. «Roger, una foto?» gli chiede, con cortesia e attenzione, Roberto Curreli, che è tennista per passione e per vederlo ha mollato tutto a Olbia.

Roger. Come lo chiamano tutti. Senza bisogno di aggiungere altro. Roger dice tutto. C’è in questo la contraddizione tra l’usare il nome di battesimo come se Federer fosse uno di famiglia, un amico – perché il mondo è abituato a godere sbalordito delle sue imprese davanti alla televisione – e, allo stesso tempo, l’unicità di quel nome, Roger, che da solo lo rende eccezionalmente inavvicinabile nella Storia del tennis, dello Sport. E’ qualcosa che accadeva forse solo per Ayrton; e non è necessario aggiungere chi sia Ayrton.

Roger è gentile, ma con fermezza dice di no alla richiesta di Curreli. E tale è il potere che quest’uomo di quasi 36 anni emana che un suo fan manco prova ad avvicinarsi: Gioele Tedde, maestro al circolo Terranova di Olbia, federeriano vero, rispettosissimo sempre, lo guarda da lontano ma non osa, non vuole, disturbare il Maestro nel suo incidere solenne verso lo yacht, con i gemellini maschi che lo accompagnano ignari di tutto. Lo guarda in religioso silenzio. Come altri ragazzi, lì al molo: anche loro sanno che il Re non ama esibirsi fuori dal rettangolo di gioco, sanno che quelle spalle larghe le usa per proteggere i suoi figli, la sua famiglia, la sua vita.

Solo una fan riesce a stringerli la mano, prima che salga sullo yacht Ipanemas, ottenendo in cambio un sorriso del Re. Il regalo più sommo che potesse avere.

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