La Nuova Sardegna

Immagini dall’isola globale

di Giacomo Mameli
Immagini dall’isola globale

“Rosa Rosae”, le foto di Pietro Basoccu selezionate da Salvatore Ligios

04 agosto 2017
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TORTOLÌ. Leggete e radiografate “Rosa Rosae, Affetti contemporanei”. E fate la tac a quanto scrivono il vescovo di Lanusei Antonello Mura (la Diocesi di Lanusei finanzia la pubblicazione col sostegno della Fondazione di Sardegna e l'associazione Su Palatu di Villanova Monteleone), l'antropologa Gabriella Da Re e il principe dei fotografi sardi Salvatore Ligios. E – con 41 immagini in bianco e nero scattate in Ogliastra – avrete davanti il mondo globale dei cinque continenti, un turbinio e allo stesso tempo un incanto di sentimenti e di volti, dolcezza e durezza, la tristezza e la serenità della solitudine unite alla felicità dello stare insieme.

Età a confronto, nipotini e nonni, amori profondi, legami di famiglie patriarcali e famiglie allargate, lei – intensa dentro – tra i due mariti con i rispettivi figli in braccio, amori omo ed etero, amori tutti sardi e amori planetari ( i testi sono tradotti – bene – in inglese). Ma soprattutto l'intimità della casa, album dei ricordi su un étagère o sulla mensola di un caminetto, ma anche il vaccaro sorpreso fra i buoi aggiogati, il pastore davanti a un gregge di capre e il bidone zincato per il latte. Quando arrivate a metà del libro avrete un quartetto di asiatici dominati dalla scritta Flower, a fianco, una classica famiglia Gennargentu-Flumendosa, tutti e tutte di nero vestiti, scialli, visi tondi e ovali, la serietà di un capofamiglia, due bambini cha guardano verso l'ignoto, un ventenne smarrito nel nulla di un oggi senza futuro.

Questo mondo moderno sardo-globale lo ha immortalato un pediatra, Pietro Basoccu, dna di Villagrande, camice bianco a Tortolì. È un medico che con l'obiettivo sa restituire quanto direbbe con lo stetoscopio. Perché è un osservatore acuto di questa nostra età dell'incertezza quotidiana crescente. Lo aveva fatto con altri libri. Intanto con “Fiori di carta” che ha documentato il fallimento di sogni industriali coltivati col malaffare, la violenza e l'incompetenza. E poi “Captivi” con immagini parlanti delle mura di un carcere. Adesso la famiglia, anzi, le famiglie. Per far dire alla Da Re che “la famiglia non è morta” anche davanti agli “esempi drammatici di concezioni proprietarie della famiglia e delle donne”. Il vescovo di Lanusei, buon lettore di Papa Francesco di Benedetto XVI, scrive che “l'insegnamento ufficiale della Chiesa, fedele alle Scritture, non ha rifiutato l'eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell'eros lo priva della sua dignità, lo disumanizza”.

Ligios, che di fotografia è vero magister, sottolinea «l'interesse di Basoccu ad argomenti sociali declinati con perseveranza all'interno dell'Ogliastra». E può rimarcare «l'ostinazione” dell'autore che “imperterrito spinge il suo lavoro fotografico nel mare di secche e di nebbie continue». Vede in questo dottore dell'obiettivo una eccezione piacevole perché Basoccu, con la sua passione, usa metodo e analisi rigorosa in «una Sardegna dove ancora la pratica fotografica si sviluppa a pascolo brado» perché «non risulta sia presente un qualsiasi referente o un centro sistematico appena sommario sulla fotografia contemporanea sarda».

E possono scorrere nuovamente le immagini di questo volume (70 pagine, euro 20) che verrà presentato stasera alla Caritas di Tortolì con una mostra che resterà aperta fino a metà settembre. C'è il gemellaggio fra laicità e religiosità, fra un fotografo e un uomo di chiesa che, con monsignor Mura, sa leggere l'oggi, ne osserva allo stesso tempo le sofferenze e le speranze. Sfogliate il libro e troverete patimenti in molti volti ma anche sorrisi che rappresentano la felicità interiore. Si capisce come l'antropologa ci veda «un monumento in bianco e nero proprio di un'epoca e di un luogo ma anche un monumento alla famiglia la cui duttilità garantisce all'umanità, nel bene e nel male, un importante punto di riferimento».

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