La Nuova Sardegna

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La Cuba di Arocena sul palco di “Dromos”

di Andrea Musio
La Cuba di Arocena sul palco di “Dromos”

CABRAS. L’alma de Cuba, un’espressione spesso abusata per scopi promozionali o commerciali ma non mercoledì sera. L’anima di Cuba messa a nudo nel concerto Daymè Arocena. Gli ingredienti ci sono...

04 agosto 2017
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CABRAS. L’alma de Cuba, un’espressione spesso abusata per scopi promozionali o commerciali ma non mercoledì sera. L’anima di Cuba messa a nudo nel concerto Daymè Arocena. Gli ingredienti ci sono tutti. La fierezza di un popolo resistente, l’allegria di chi si accontenta per poco, la semplicità nell’affrontare la vita e la gratitudine per chi apprezza la sincerità. Quella sincerità presente nelle parole delle canzoni e tanta passione nella musica perché Daymè Arocena, porta il sole con se e lo irradia a chi ha la fortuna di incontrarla ed ancora di più, di condividere con lei, una sua esibizione. In ogni suo sorriso, sguardo e movenza, trasmette energia e positività. La capacità di intravedere uno spiraglio nel futuro anche quando la sua adolescenza è trascorsa con la carenza, di tutto, corrente elettrica compresa. La musica come ancora di salvezza per lo spirito, ha fatto in modo che potesse andare in giro per il mondo a sorprendere con la sua spontaneità disarmante.

Sul palco è la regina, sensuale ed accattivante, mai severa, sempre generosa. Daymè come persona e Daymè la cantante. «Le due cose non si possono scindere», spiega. «Stare sul palco non fa di me una persona più importante, mi da solo più responsabilità. Per questo motivo ripeto a me stessa, ogni giorno, chi sono, come ho vissuto e chi voglio essere. Le radici non si cambiano ma si posso dimenticare. Quando ringrazio il pubblico presente, lo sento veramente nel mio cuore. Mi sembra incredibile che le persone, in quella sera, in quel determinato posto nel mondo, siano venute per me e le mie canzoni. Non potrei mai cambiare la mia personalità».

Novanta minuti di concerto incentrato sul disco “Cubafonìa” un viaggio nell’isola caraibica in undici tracce. Le particolarità delle diverse aree racchiuse in musica e parole. Dal cha-cha-cha, al mambo, dal tango-congo al hangüí, alla rumba, fino alla guajira e al bolero. «Questo disco ha uno scopo ben preciso” spiega la cantante ventiquattrenne. “Nel mondo si sente spesso sproloquiare della musica cubana. Le contaminazioni e i Buena Vista Social Club. Per quanto io li adori, non mi dispiace dire che loro non rappresentano tutta la musica cubana. C’è un buco di conoscenza di sessant’anni. L’embargo ha bloccato l’industria musicale ma non ha impedito ai cubani di fare musica», dice nell’unico momento in cui la si vede apertamente amareggiata. «Questo disco raccoglie questa conoscenza ma anche questo sentimento». Un messaggio che porta con sé, da recapitare al resto del mondo ed inoltrato quando ha iniziato ad ammaliare gli americani prima e poco dopo gli europei, mentre, i Rolling Stones, facevano il viaggio opposto, verso l’Havana. Notevole la prova del Trio di supporto (Jorge Luis Lagarza al piano, Rafael Aldama al basso e Ruly Herrera alla batteria) per accompagnarla in questo viaggio virtuale e che sembra portare con se i colori ed i profumi di quella terra per noi così lontana. Ottima prova anche sul versante jazz, nello scat in particolare.

Finale a sorpresa con Benito Urgu sulla scena per la magistrale recitazione di una sua poesia e canzone “Havana”, dedicata ad una commossa Daymè.

Oggi Dromos approda nel Parco Comunale del piccolo centro nel Campidano oristanese per un concerto tutto da ballare. Di scena l'estroso cantante e bassista Richard Bona. Il musicista originario del Camerun, trapiantato a New York, sarà in Sardegna con uno dei suoi progetti più interessanti: il Mandekan Cubano.

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