La Nuova Sardegna

La notte dei Baustelle Tra amore e violenza

di Andrea Massidda

Il live della band toscana ha chiuso in bellezza la rassegna

07 agosto 2017
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SASSARI. Lo spettacolo straordinario del sole che tramonta in linea con la luna piena: l’immagine dei due astri che si danno il cambio nel cielo: uno calando a ovest e l’altra ascendendo a oriente. Poi il palco che si illumina per ospitare davanti a un migliaio di spettatori l’unica tappa sarda dei Baustelle, senza dubbio una delle più interessanti e fresche band al momento in circolazione in Italia, sia per quanto riguarda i testi delle canzoni, mai banali, sia per quanto riguarda i suoni electro-pop. E tutto questo nello scenario unico di Monte d’Accoddi, l’area archeologica di origine prenuragica a due passi da Sassari. Probabilmente sabato sera non poteva finire in modo migliore la diciannovesima edizione del festival Abbabula, organizzato come sempre dalla cooperativa Le Ragazze terribili.

Il gruppo di Francesco Bianconi (voce, chitarre, tastiere), Claudio Brasini (chitarre) e Rachele Bastreghi (voce, tastiere, percussioni), affiancata per l’occasione da Ettore Bianconi (elettronica e tastiere), Sebastiano De Gennaro (percussioni), Alessandro Maiorino (basso), Diego Palazzo (tastiere) e Andrea Faccioli (chitarre) si è presentato al pubblico fatto di molti turisti e di giovani venuti da ogni parte dell’isola proponendo sin dall’inizio del concerto un filotto di ben nove canzoni contenute nel loro ultimo album, dal titolo “L’amore e la violenza”. Un’audacia che gli spettatori hanno mostrato di gradire cantando a memoria i brani già da quando si è aperta la serata. A cominciare da “Love”, “Il vangelo di Giovanni” (eseguito in stile Battiato così come “Monumentale”), il pezzo synth-pop “Amanda Lear” (l’omonima cantante non c’entra nulla, si parla di una storia d’amore destinata ineluttabilmente a concludersi) e ancora “Betty”, che racconta di un’adolescente vittima dei social network, sino a “Eurofestival”, “La musica sinfonica”, “Basso e batteria”, “Ragazzina”. Tutte canzoni che, dal punto di vista del suono, lo stesso frontman Bianconi definisce «oscenamente pop e colorate, nate con l'intento di mettere in collisione materiali e ispirazioni musicali di matrice diversa». Un pop, tuttavia, che per una volta non teme di rivelare una propria complessità di contenuti.

Ma nel repertorio dei Baustelle – che in tedesco significa cantiere – ci sono anche pezzi d’annata che i loro fan considerano dei veri e propri classici. Così ruota sono seguiti “Charlie fa il surf”, “Un romantico a Milano”, “L’aeroplano”, “La canzone del riformatorio”, sino alle due cover “Brucia la città” (della loro conterranea toscana Irene Grandi) ed “Herry Leed”, di Nick Cave and the Bad Seeds. Nel complesso una fotografia, dannatamente lucida anche se abbastanza pessimista, della società attuale. Un’immagine scattata da una band che ha una sua poetica ben definita.

Così, tra gli applausi, è calato il sipario sulla rassegna, che ha visto tra gli artisti ospiti anche Alessandro Mannarino, gli Ex-Otago e Stefano Bollani insieme con Daniele Sepe. Una bella edizione. «Nei diciannove anni di Abbabula – racconta Barbara Vargiu, portavoce delle Ragazze terribili – poche cose mi hanno emozionato come lavorare al tramonto a Monte d'Accoddi. È stata una tre giorni intensa, che ha rinnovato il forte legame che ci unisce a questo luogo magico e alla nostra isola. Come Ragazze Terribili – continua – siamo orgogliose di aver vinto la sfida in un’estate particolarmente difficile per chi organizza eventi dal vivo. Questo è stato possibile grazie al nostro pubblico, che ha saputo vivere con noi questa esperienza. L’appuntamento è al 2018, per celebrare insieme i primi 20 anni del Festival Abbabula e il trentennale della nostra cooperativa».



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