La Nuova Sardegna

Oltre l’orrore della guerra L’Odissea secondo Paolini

di Giusy Ferreli
Oltre l’orrore della guerra L’Odissea secondo Paolini

Una rivisitazione dell’opera di Omero proposta dal palco del Festival dei Tacchi Il mare, il viaggio, il lungo travaglio di Ulisse e il dramma dei moderni migranti

08 agosto 2017
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ULASSAI. Il dolce vino di Ismaro si intreccia con il brutale eccidio di bambini e donne nell’insanguinato Medio Oriente, l’incontro con la maga Circe e col ciclope Polifemo, accecato con un missile di legno all’uranio impoverito, si aggiunge al racconto delle coste deturpate dall’abusivismo edilizio. Lo scaltro eroe omerico che Marco Paolini ripropone nel reading “U. Piccola Odissea Tascabile” senza mai pronunciare il suo nome per intero è un personaggio nazional -popolare. Un uomo quanto mai moderno, che tenta di tornare dalla sua Penelope (Cruz) ma che si lascia irretire dalle malie delle altre donne che incontra per mare. E che non esita a trucidare i civili che incontra sul suo cammino rimpiangendo il fatto di non averli uccisi tutti quanti. Quella di Paolini, andata in scena domenica pomeriggio alla Stazione dell’arte di Ulassai nell’ambito del festival dei Tacchi di Cada die teatro, è un’Odissea attualizzata che ripropone al tempo stesso le peripezie del signore di Itaca e le traversie dei migranti moderni. Nel suo lungo viaggio verso l’isola petrosa U. incrocia altri naufraghi, altri mendici, altra umanità dolente.

«Questa – avverte l’attore veneto all’inizio del suo racconto rivolgendosi al pubblico della rassegna ogliastrina – è la storia di una lunga mendicazione». E non soltanto perché Ulisse torna in patria irriconosciuto, da straniero, a mendicare nella sua stessa casa ma anche perché a mendicare asilo, libertà e dignità sono tutti quei migranti che sbarcano dalla nostra parte del Mediterraneo. La storia si dipana tra riferimenti agli dei degli Achei, Apollo e Hermes le due divinità contrapposte, il primo protettore dei poeti ed il secondo «dio dei vagabondi e dei truffatori, profumo di inganno», e alle divinità moderne, i calciatori e i vip che affollano le spiagge della Costa Smeralda.

Per la dissacrante narrazione dei nostri tempi Paolini riscopre la forza devastante dell’oralità omerica, che viaggia su un linguaggio diretto, tanto diretto da far male. E così i canti dell’Odissea riproposti da Paolini lasciano gli esametri greci e vengono reinterpreta in versi liberi, in ballate e canzoni con l'interazione della platea. Protagonista assoluto dell'Odissea tascabile ancora una volta è il mare che non è solo quello solcato dalle concave navi dalle vele nere tra le isole greche, l’Asia Minore dove fu combattuta la guerra di Troia e l'Italia, ma è anche il mar Mediterraneo, attraversato dai protagonisti di migliaia di sconosciute Odissee, uomini senza nome proprio come l'U. di Marco Paolini.

Il mare che vivifica e che salva , il mare che inganna e uccide. Morirà in mare anche il nostro Ulisse dopo il ritorno in patria, così come muoiono a migliaia i migranti che cercano scampo nei barchini malandati e così come lo volle immaginare Dante nel girone del suo Inferno. La prima stesura di questa sintetica Odissea da parte di uno tra gli attori italiani più impegnati nella difesa dei diritti civili, risale a quindici anni fa. E tra rivisitazioni e nuove sonorità, il lavoro di Paolini ripropone un viaggio senza tempo, quello dell'umanità che affronta il mare lasciandosi dietro l'orrore della guerra e dei massacri per ritrovare se stessa.

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