La Nuova Sardegna

Suite nuragica per ricordare Giovanni Lilliu

di Giacomo Mameli
Suite nuragica per ricordare Giovanni Lilliu

Stasera a Barumini insieme in concerto Gavino Murgia, Luigi Lai e il gruppo a tenore Gòine

08 agosto 2017
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BARUMINI. Chissà se Gavino Murgia, con la sua voce gutturale e col sassofono, proporrà l'inno nazionale dei nuragici, peana di pace (o di guerra), miscela fra sax soprano e tenore e poi sax baritono, flauti e duduk. Per chi conosce questo straordinario artista nato nel rione Santu Predu di Nuoro, non c'è da stupirsi se inventerà melodie evocative di quattro millenni fa, se darà voce ad Amsicora cartaginese e a Ospitone che, in corrispondenza con Papa Gregorio Magno, osava fra le Barbagie di Ollolai e Seulo. Sarà un evento quello di stasera alle 21 alla Reggia nuragica di Barumini che vent'anni fa veniva riconosciuta dall'Unesco patrimonio dell'umanità. In quei giorni del 1997 bisognava vedere Giovanni Lilliu esternare gioia e soddisfazione. Lo aveva fatto una mattina, proprio a Barumini, a due passi dalla sua casa di piazza Santa Lucia. Appena avuta la conferma della decisione Unesco, lui, laico-religioso formato all'eccellente scuola salesiana di Lanusei nei primi anni del Novecento, aveva detto: «Per me è come un giorno da creazione del mondo, un Dio archeologo che santifica la sua opera. Se Dio ha fatto il mondo, il sardo nuragico ha creato la sua basilica di pietra, qui, a due passi dal mio paese. L'imprimatur Unesco è un sigillo». Aveva aggiunto: «Speriamo che noi sardi comprendiamo il valore di questa straordinaria vittoria culturale».

Gavino Murgia, il maestro delle launeddas Luigi Lai, il gruppo a tenore Gòine (fondato da Murgia nel 1994 col toponimo nuragico che indica la zona del primo probabile insediamento di Nuoro) restituiranno musica sardo-universale a quell'evento. Ed è Murgia, mentre prova le musiche con i suoi artisti a Nuoro, a spiegare: «Il concerto di Barumini, che ho chiamato Suite Nuragica, è un'occasione eccezionale per far incontrare una serie di elementi che da sempre sono parte del mio bagaglio musicale. Ci sarà una delle mie composizioni che comprende oltre a me, ai sassofoni, ai flauti e alla voce, Marcello Peghin alla chitarra elettrica, Aldo Vigorito al contrabasso e Pietro Iodice alla batteria, tutti musicisti con enorme esperienza jazzistica. Con questo gruppo in particolare mi piace coniugare il Jazz (che rappresenta in assoluto la musica più versatile per accogliere e reinterpretare le melodie del mondo) con la nostra musica, facendo emergere attraverso le composizioni originali micro elementi e sonorità proprie dell'isola».

Squilla il telefono. Murgia parla con Luigi Lai, ricorda l'ultimo incontro con Lilliu fra gli scavi di Cartagine. Poi riprende: «Non ci sarà alcuna commistione che possa forzare un incontro tra il jazz e un uso irrispettoso del Canto a Tenore e le Launeddas, che possiamo assolutamente definire le due vere radici della musica sarda. Questo concerto, pensato in forma di suite, all'interno di essa darà voce a ogni forma e aspetto. I miei brani eseguiti in solo e in quartetto si avvicendano con Launeddas e Tenore che si potranno ascoltare, oltre che separati, anche insieme andando a sancire quella naturale parentela propria tra le due forme musicali. Questa Suite renderà omaggio a Giovanni Lilliu e a due cardini della cultura sarda aventi entrambi sigillo Unesco: uno immateriale, il canto a Tenore il cui riconoscimento è stato attribuito nel 2005, e uno materiale, su Nuraxi de Barumini, attribuito nel 1997».

Murgia inizia a suonare a dodici anni il sax alto. Guidato dal padre Bustianu ha modo di scoprire il jazz e la musica classica. A quindici anni entra in gruppi pop e funky. A Siena è primo sax tenore nell’Orchestra giovanile italiana di jazz. Si esibisce nei cinque Continenti. Il resto è cronaca d'oggi con un artista ormai fra i più appprezzati nel mondo del jazz.

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