La Nuova Sardegna

Carmen Souza: «Il mondo s’incontra nel mio canto creolo»

di Monica De Murtas
 Carmen Souza: «Il mondo s’incontra nel mio canto creolo»

Domani a Castelsardo tradizione e innovazione portoghese Da Lisbona a Capo Verde passando attraverso il jazz

11 agosto 2017
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CASTELSARDO. Gran finale domani alle 22 per il “World Music Festival” organizzato dalla Cooperativa Teatro e/o Musica e dall’amministrazione comunale.

A salire sul palco, allestito nella terrazza del castello dei Doria, sarà Carmen Souza, una delle voci più interessanti della nuova generazione della world music. Nata a Lisbona da una famiglia capoverdiana di estrazione cristiana, Souza parte dalla forza delle proprie radici per scoprire frontiere sempre nuove.

Non a caso Il suo album “Katchupada” come l’omonimo piatto dell’isola di Capo Verde propone in versione musicale una grande varietà di ingredienti, spezie e abbinamenti sorprendenti. Oltre ai brani originali, firmati da Souza (chitarra, piano e voce) con musiche e arrangiamenti di Theo Pascal, spiccano nella produzione dell’artista cover di alcuni classici di Charlie Parker e Oscar Hammerstein III come “My favourite things” e “Donna Lee”. Dopo “Katchupada” ed “Epistola”, Carmen Souza è tornata quest’anno al successo con “Creology”, un album gioioso e ritmico che celebra il popolo creolo e i suoi suoni e che ha dato il nome al tour internazionale che ha fatto diverse tappe in Italia e si concluderà proprio con il concerto di Castelsardo.

«Una musica senza eguali, di rara limpidezza. Si ascolta il soul del mondo del ventunesimo secolo» così David Sylvian ha definito la produzione di Souza, che con la sua voce esplora e distilla in una versione del tutto personale la verve di Billie Holiday, Nina Simone e Casara Evoria tra melodie inusuali, umori esotici, africanismi e scat jazz, vibrati controllati e frasi dall’andamento imprevedibile.

«E’ vero sono tante le sonorità cui attingo – dice Souza – ma le basi delle mie musiche sono i ritmi della funana, il batuque, la morna, e le mie origini si individuano sopratutto nella lingua in cui canto, che è il punto in comune tra tutti i brani, il creolo capoverdiano».

Come lavora per creare un sound che pur costruito su ritmi provenienti da luoghi e tradizioni differenti è indubbiamente anche molto personale e originale?

«Fondamentale nel mio percorso è stato l’incontro con Theo Pascal lavoriamo insieme da 16 anni. Mescoliamo le tradizioni dai paesi lusofoni come: Capo Verde, Brasile, Mozambico, Angola e l’improvvisazione jazz. Credo che la nostra musica sia originale anche perché privilegiamo sempre lo stato naturale, spontaneo dell’ispirazione che “fermiamo” e registriamo non appena a me o a Theo arriva un’idea compositiva. Per noi è fondamentale anche viaggiare per il mondo con la nostra musica e suonare dal vivo per il pubblico. Condividiamo e sviluppiamo quotidianamente idee e sonorità nella speranza di migliorare sempre di più, è una sfida che affrontiamo ogni giorno al servizio della musica».

Il suo ultimo cd è intitolato “Creology” che significato dà a questo termine?

«Creology vuol dire: la logica della creazione, ma è anche il termine che indica l’incontro tra la cultura europea e quella degli schiavi africani. Da questa miscela è nata una nuova lingua, una nuovo popolo, una nuova musica e così via. Noi crediamo che il nostro sound attraversi le frontiere mescolando ritmi e tradizioni e dia così il via ad nuovo genere di musica e di sonorità».

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