La Nuova Sardegna

Uri Caine batte il maestrale

di Andrea Massidda
Uri Caine batte il maestrale

A Berchidda concerto magico in una piazza del Popolo spazzata dal vento

13 agosto 2017
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INVIATO A BERCHIDDA. Dici Uri Caine e dici grande musica. Ma se gli amanti del jazz esultano appena le sue mani sfiorano i tasti di un pianoforte, l’emozione aumenta ancora di più se ad accompagnarlo nel viaggio sonoro ci sono due compagni come Mark Helias al contrabbasso e Clarence Penn alla batteria. E i tre proprio venerdì sera si sono ritrovati sul palco di piazza del Popolo, a Berchidda, dove è in corso la trentesima edizione di Time in jazz, il festival ideato da Paolo Fresu nel 1988. Prima di Caine, sempre sul palco principale, un altro concerto davvero gradevole con protagonisti il sassofonista Francesco Bearzatti e il Tinissima Quartet, ovvero Giovanni Falzone alla tromba, Danilo Gallo al basso e Zeno De Rossi alla batteria.

Ma andiamo con ordine. In serata i due set principali. A Berchidda soffia il maestrale e fa freddo, eppure il trio capitanato da Uri Caine ci mette davvero poco a scaldare il pubblico, così una serie di pezzi tratti dall’album “Calibrated Thickness” eseguiti con chiaro trasporto e la giusta dose d’improvvisazione finiscono per apparire come un grande fuoco acceso in una notte siberiana. Mentre Caine spazia con disinvoltura tra i tasti del pianoforte, il contrabbassista Helias pizzica con destrezza le corde del suo strumento, e la batteria di Penn li sostiene perfettamente facendo da tappeto. Si suona jazz, è scontato, ma con accenni continui alla musica contemporanea e talvolta con incursioni nel funk, di quelle che fanno venire voglia di ballare. I tre sono molto affiatati. Tanto che la sensazione è che dialoghino tra loro ognuno con il proprio strumento: “dance”, dice il pianoforte, “groove”, replica il contrabbasso, “sono con voi”, aggiunge la batteria. Applausi meritati.

Esattamente come quelli ricevuti nel primo set serale dal Tinissima Quartet, in scena con lo spettacolo e album “This machine kills fascists” (Questo strumento uccide i fascisti), evidente omaggio al cantautore statunitense Woody Guthrie. Francesco Bearzatti, attualmente uno dei sassofonisti più interessanti e ricercati della scena jazz nazionale, insieme con Danilo Gallo e Zeno De Rossi conquista subito la platea con un inizio tempestoso in cui tutti gli strumenti ululano. Nello sfondo appaiono le immagini della Grande Depressione, con il panico di Wall Street, quel simbolo del disastro economico che a Guthrie diede lo spunto – insieme alla situazione politica europea degli anni Trenta – per appiccicare sulla sua chitarra l’adesivo che dà il titolo al concerto e al disco dei Tinissima. E’ infatti al principe della canzone di protesta americana, che con la sua musica denunciò sempre i totalitarismi e il capitalismo selvaggio - cantando però anche il New Deal - che è dedicato questo set molto bello. In fondo non viene in mente altro aggettivo per una performance che rievoca in musica e tanto efficacemente un’epoca nel bene e nel male straordinaria. C’è tutto: swing, country, rock. Il pubblico di Berchidda capisce, accompagna a tempo e infine applaude a scena aperta. Si chiude con due pezzi molto toccanti: uno è inciso di recente ed è dedicato a Sacco e Vanzetti, mentre l’altro è “This land is your land”, celebre canzone tradizionale statunitense scritta da Guthrie nel 1940 ma, come suggerisce il titolo, di grande attualità.

Oggi la serata in piazza del Popolo si apre alle 21.30 con il duo formato da Adam Bałdych e Helge Lien, e prosegue con Tomasz Stanko alla testa del New York quartet.



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