La Nuova Sardegna

Convince il Quartetto newyorkese di Stanko

Convince il Quartetto newyorkese di Stanko

Il trombettista col pianista David Virelles, il bassista Reuben Rogers e il batterista Marcus Gilmore

15 agosto 2017
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BERCHIDDA. Tre ore di bella musica e virtuosismi. Prima con il duo formato dal violinista polacco Adam Baldych e dal pianista norvegese Helge Lien, e dopo con il trombettista Tomasz Stanko, alla testa del New York quartet. Domenica sera, per la sesta serata di Time in Jazz, sul palco principale di Berchidda è calato il maestrale, ma è salita l’adrenalina tra il pubblico. Già dal primo set, quando i due protagonisti sono stati artefici di perfetta esibizione. Il violino di Baldych entra dritto nel cuore e le note che escono dal pianoforte di Lien affondano il colpo. Gli spettatori restano stragati e quando arriva l’applauso finale sembra non finire mai.

Poi tocca a Stanko, probabilmente la star più attesa della rassegna. Lui sale sul palco, beve molta acqua e inizia a suonare. Suona da far paura, e gli altri del New York quartet – il pianista David Virelles, il bassista Reuben Rogers e il percussionista Marcus Gilmore – lo seguono alla grande. Sullo sfondo del palco, a fare da accompagnamento alla musica, scorrono le immagini di treni e del porto di Manhattan, metafora del viaggio straordinario che il gruppo sul palco farà far al pubblico. Il sound, infatti, riporta ai jazz club mitici e fumosi della Grande Mela, lì dove contrabbasso, pianoforte e batteria s’incontrano per brindare alla vita insieme a una tromba esaltante. Stanko è stato a lungo uno dei più e minenti musicisti in tutta la scena jazzistica, il tono granuloso e le note scivolate subito riconoscibili, le sue improvvisazioni intensamente liriche e i motivi pieni di sentimento, caratteristici come le atmosfere tendenti al noir che spesso evocano. È anche un musicista che da un grande rilievo al contesto e un generoso band leader che incoraggia i suoi colleghi a esprimersi all'interno del suo mondo di melodia scura. Il Quartetto newyorchese è uno tra i suoi progetti più esaltanti e domenica a Berchidda lo si è capito bene. Dieci anni fa, Stanko si era trasferito nella città che considera la capitale mondiale del jazz, il terreno su cui hanno bazzicato tutti i suoi eroi musicali, tra cui Monk, Miles, Coltrane e Cecil Taylor, mostri sacri tutti evocati in questa serata magica. (an.mass)



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