La Nuova Sardegna

Time in jazz, all’Agnata festa di musica omaggio a De André e Dalla

di Andrea Massidda
Dori GHezzi e Paolo Fresu
Dori GHezzi e Paolo Fresu

Gli artisti del festival con Dori Ghezzi per ricordare Faber e Lucio

15 agosto 2017
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BERCHIDDA. Due straordinari cantautori italiani, Fabrizio De André e Lucio Dalla, celebrati davanti a 1.500 fortunati (tra loro anche il ministro Franceschini) che hanno trovato il ticket per poter accedere nella tenuta dell’Agnata, a due passi da Tempio Pausania, dove il grande Faber, insieme con Dori Ghezzi, decise di ritirarsi quando scelse di vivere in Sardegna. Ieri pomeriggio, 14 agosto, a fare da cornice a questo omaggio meraviglioso intitolato “Le rondini e la Nina” (un omaggio che al festival Time in Jazz mancava da ben sei anni) ci hanno pensato la voce di Gaetano Curreri, la tromba di Paolo Fresu, il sassofono di Raffaele Casarano e il pianoforte di Fabrizio Foschini.

«Quando mi hanno proposto questo progetto – dice Curreri, amico e collaboratore di Dalla per tanti anni – sono rimasto affascinato: amo le canzoni di Lucio e quelle di Faber sono poesie di una musicalità incredibile. Per questo noi le abbiamo messe accanto come se fosse una specie di gara». Poi parla Dori Ghezzi, accolta da un enorme applauso: «Sono strafelice di essere qui con voi – rivela alla platea – e anche per me questo è un ritorno all’Agnata e a momenti bellissimi che ho vissuto».

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Poi, naturalmente, spazio alla musica. Si parte con una canzone di Dalla, trascurata dalla critica, ma molto molto bella: “Il Cielo”. «Conobbi Lucio a Roma nel 1968 – così presenta il pezzo Dori Ghezzi –, quando sul palco del Festival delle rose presentò questo brano. E di questo brano m’innamorai». Il pianoforte di Foschini parte lento, crea la giusta atmosfera, poi Fresu lo segue con la sua tromba e Curreri inizia a cantare e a incantare gli spettatori. Ma non c’è nemmeno il tempo di spellarsi le mani che subito Curreri, sempre per via di quella “sfida” virtuosa di cui parlava, attacca con un grande classico del cantautore/poeta genovese: “Il pescatore”. E la canta esattamente alla maniera di Lucio Dalla, suggerendo a tutti che se i due artisti si fossero incontrati in vita per collaborare, forse avrebbero partorito tanti altri capolavori.

Anche il brano che segue è da pelle d’oca: “Anna e Marco” fa parte del repertorio classico di Dalla. Parla di due ragazzi di periferia, una periferia italiana qualsiasi, che cercano la felicità raggiungendo il centro urbano. «Poi c’è qualcuno che prende la moto e si può andare in città». Cantano tutti. Ma la grande emozione arriva quando Paolo Fresu comincia a intonare con la tromba le prime note, inconfondibili, della “Canzone dell’amore perduto”. A stento qualcuno trattiene le lacrime, ma la maggior parte dei presenti non ci riesce. Così alla fine una commozione collettiva avvolge l’Agnata. I musicisti sono irraggiungibili, il suono è perfetto, tutto è pazzesco, forse lassù hanno gli occhi gonfi anche Lucio e Faber. «Soltanto questa canzone suonata con Paolo Fresu vale tutto il concerto», dice Curreri.

Ma poi seguono altri brani celeberrimi come “Caruso”, che Dalla compose a Salerno quando andò da quelle parti a suonare in un carcere (facendo chiedere un bis in coro ai detenuti). E ancora “Via del campo”, “Una storia sbagliata”, altri pezzi indimenticabili di De André, poi “Piazza Grande”, “Chiedi chi erano i Beatles” e, nemmeno a dirlo, “La sera dei miracoli”, quasi il titolo perfetto per un tributo come quello di ieri.


 

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