La Nuova Sardegna

«Raccontiamo le vite sospese dei migranti»

di Fabio Canessa
«Raccontiamo le vite sospese dei migranti»

Mereu nella sezione Orizzonti con “Futuro prossimo”

19 agosto 2017
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SASSARI. Salvatore Mereu e Venezia, una lunga storia d’amore. Il regista di Dorgali torna al Lido, primo (prestigioso) palcoscenico di gran parte dei suoi lavori. Dal lungometraggio d’esordio “Ballo a tre passi”, nel 2003 miglior film alla Settimana della critica e menzione speciale come miglior opera prima, a “Bellas mariposas”, che cinque anni fa vinse il premio Schermi di qualità, passando per “Tajabone”, mediometraggio presentato nel 2010 che per caratteristiche produttive si avvicina a “Futuro prossimo” con il quale Mereu torna ancora una volta Venezia.

Scelto nella sempre ricca sezione Orizzonti, il breve film del regista sardo nasce come esperienza didattica, nell’ambito del master per filmmaker delle università di Cagliari e di Sassari coordinato da Antioco Floris e Lucia Cardone. Un cortometraggio che prova a raccontare la difficile condizione di chi vive nei centri di accoglienza, in attesa di un futuro che stenta ad arrivare, tramite la storia di Rachel e Mojo. «Una donna e una ragazza più giovane che arrivano dal Kenya» spiega il regista che da tempo lavora con i ragazzi per laboratori di cinema: «Ogni anno - racconta Mereu - tengo un corso di cinema all’interno dell’università di Cagliari, ma in questo caso grazie alla collaborazione con l’ateneo di Sassari si è sviluppato un vero master di formazione per filmmaker. Ho seguito un gruppo di ragazzi per un certo periodo e provato a vedere con loro come si può raccontare una storia attraverso delle immagini. Come sempre le idee sono tante, ma a conquistarci è stata soprattutto questa». Da un soggetto di una ragazza del corso, Rossana Patricelli, si è così sviluppata la sceneggiatura che ha attinto a piene mani dalla realtà: «L’idea parte da lei - sottolinea il regista - e poi approfondendo, come sempre avviene, siamo entrati in contatto con questa piccola comunità che vive nell’ex Gioia hotel che sta sull’asse mediano a Cagliari. Le protagoniste stanno lì. Parcheggiate. Il termine che mi sembra più adatto per definire il loro stato. Siamo entrati in contatto con questa comunità tramite un lavoro d’inchiesta, come si faceva ai tempi del Neorealismo. Zavattini diceva: “Quando non avete più idee prendete un autobus”. Così abbiamo fatto, siamo andati nel centro di accoglienza, per conoscere e cercare di capire questa umanità. Provando a interrogarci sulle vite di questi giovani che ormai vediamo in tutta l’isola». Con Salvatore Mereu una troupe di ragazzi, impegnati un po’ in tutte le mansioni che il fare cinema prevede: «In pratica l’unica eccezione - sottolinea il regista - è stata quella del direttore della fotografia che richiede una competenza così alta da non poter essere affidata a chi fa per la prima volta un’esperienza di questo tipo». Un’esperienza che sicuramente i giovani del corso di cinema non dimenticheranno, anche per il tema trattato da “Futuro prossimo”, così attuale e importante. «Dobbiamo anche ringraziare le persone che dirigono il centro di accoglienza - aggiunge Mereu - Persone molto preparate che sono state disponibilissime, ci hanno dato la possibilità di incontrare gli immigrati e non sempre è così facile. Lì abbiamo iniziato a parlare con alcuni degli ospiti del centro e sentendo le loro storie abbiamo anche modificato quello che era il soggetto originale. La testimonianza diretta di chi la vive in prima persona arricchisce la base da cui partire, una cosa che il cinema ha sempre fatto quando cerca di raccontare la realtà». Pur così ancorato alla realtà, “Futuro prossimo” non è però classificabile come un documentario. «Ci siamo presi tutta la libertà della finzione - evidenzia Salvatore Mereu - Partendo da un contesto reale abbiamo provato a inventarci un episodio che comunque parte da fatti che hanno molto a che fare con la quotidianità di queste persone. Nel film Rachel e Mojo cercano di uscire dal centro che li accoglie, prendere di petto la situazione nei limiti delle loro possibilità. Cercando un futuro».

Il futuro del breve film (17 minuti), prodotto dallo stesso Mereu con Antioco Floris ed Elisabetta Soddu per Celcam e Viacolvento (in collaborazione con le università di Cagliari e Sassari e il supporto della Regione), passa per Venezia. Prima proiezione per il pubblico il 31 agosto di pomeriggio.



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