La Nuova Sardegna

A Cabras si rinnova il rito di San Salvatore

di Simonetta Selloni
A Cabras si rinnova il rito di San Salvatore

Aperti ieri dalla processione delle donne i festeggiamenti che culmineranno con la corsa degli scalzi

26 agosto 2017
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CABRAS. Una scia di colore, un’onda cromatica che va dall’ocra e si tinge di rosso, di blu, verde, il marrone ma anche il blu e l’azzurro. In questo Sinis assolato e reso brullo da un sole impietoso, le quattrocento donne in processione, partita dopo la messa nella chiesa di Santa Maria, hanno fedelmente dato il via a una tradizione che si ripete da secoli.

È la processione delle scalze di Cabras che hanno percorso otto chilometri verso il santuario di San Salvatore, nelle campagne rianimate da un colpo d’occhio che taglia il fiato per una bellezza quasi primitiva, questa lunga teoria di donne: giovani, anziane, bambine, tutte scalze, per trasportare nel Santuario la statuetta di San Salvatore piccino, Santu Srabadoeddu.

La processione apre ufficialmente i festeggiamenti in onore di San Salvatore, che secondo una tradizione antica di secoli avranno il loro culmine il 2 e il 3 settembre quando sullo stesso percorso si cimenteranno gli uomini del paese, vestiti con un saio bianco e anche loro a piedi scalzi portando la statua di San Salvatore.

Il Santo protetto da una teca di vetro, a sua volta ricoperta da un drappo che la preserva dalla polvere, in un caldo terribile appena alleviato dall’orario, perché la corsa prende le mosse alle prime luci dell’alba. Come vogliono tradizione e leggenda, la corsa degli scalzi rievoca la fuga dal villaggio di San Salvatore per salvare la statua del santo dalle razzie dei pirati saraceni che imperversavano sulla costa.

Ieri però, a dominare questo quadro dalle tinte forti erano loro. Due file ordinate, il santo bambino condotto e quasi cullato dalle preghiere che si tramandano di madre in figlia, dietro le quali si celano intenzioni, speranze, desideri affidati a Santu Srabadoeddu.

Tutte in costume e con il fazzoletto che copre le teste, sarebbe meravigliosa una ripresa dall’alto che certamente restituirebbe l’insieme di un dipinto di altre epoche, in questo Sinis dove la processione delle scalze e la corsa degli scalzi hanno il magico potere, di anno in anno, di fermare il tempo. Nel nome di San Salvatore.



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