La Nuova Sardegna

I rapper Fedez e J-Ax insieme «Raccontiamo l’Italia nuova»

di Andrea Massidda
I rapper Fedez e J-Ax insieme «Raccontiamo l’Italia nuova»

La coppia d’oro protagonista del concerto di domani sera alla Maddalena

31 agosto 2017
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SASSARI. Uno è Fedez, 28 anni, milanese, icona del pop italiano e orgoglioso di essere un idolo dei teenager. L’altro è J-Ax, classe 1972, nato e cresciuto anche lui all’ombra della Madonnina, rapper di successo sin dagli anni Novanta del secolo scorso, quando vendeva molti dischi e faceva sold out a ogni concerto degli Articolo 31. Praticamente una coppia perfetta per produrre brani che scalano le classifiche, collezionare like sui social network, fare numeri da paura con le visualizzazioni su Youtube. E magari anche per celebrare alla grande i 250 anni di Maddalena, la cittadina fondata sull’isola paradiso che si affaccia sull’omonimo arcipelago. Succederà domani alle 22.30 in piazza Umberto I, quando i due cantanti-produttori saliranno sul palco davanti a un pubblico in arrivo da tutta la Sardegna, e non solo. «Sarà un concerto che spazia per più generi, nel background di entrambi ci sono tantissimi gruppi diversi che ci hanno influenzato nel nostro percorso», annunciano Fedez (pseudonimo di Federico Leonardo Lucia) e J-Ax (al secolo Alessandro Aleotti).

Per esempio?

«Parliamo di band che suonano dall’hip hop al punk fino al rock. Lo show sarà un bel mix di roba da cantare e ballare senza sosta».

Che brani farete?

«Nella scaletta abbiamo voluto inserire non solo canzoni del nostro ultimo disco insieme, ma anche diversi brani dei nostri repertori da solisti. E questo per accontentare i fan di tutti e due. In più proporremo uno spettacolo pieno di energia, colori, fuochi, stelle filanti, coriandoli. Ce ne sarà per ogni gusto. Vogliamo che le persone stacchino la spina dalla quotidianità e che si divertano in compagnia dei loro figli e dei loro amici». Il leitmotiv è dunque piuttosto chiaro: sarà un live all’insegna della leggerezza (e della sicurezza, con l’isola praticamente blindata), ma dal quale non aspettarsi soltanto i brani contenuti nell’album “Comunisti col Rolex”.

Al di là delle varie interpretazioni date dalla critica, che cosa racconta esattamente il vostro disco dal titolo così particolare? Insomma, c’è un concetto o almeno un filo conduttore che unisce tutte le tracce?

«Il titolo del cd spiega la grande contraddizione che vede il cuore a sinistra e il portafoglio a destra, una contraddizione per noi inesistente. È una critica che ci hanno rivolto spesso, quella di esserci arricchiti con la nostra musica e di trattare temi sociali. Se sei ricco non puoi trattare temi sociali? Abbiamo fatto leva sull’incoerenza di un concetto che esiste solo in Italia. È il simbolo del nostro riscatto sociale. Ci si può ancora arricchire onestamente».

I testi delle vostre canzoni sono comunque una fotografia di una certa Italia di questi anni. Che Paese emerge?

«Il Paese che raccontiamo è fatto di una società multiculturale in continuo fermento ed evoluzione. Nel brano “L’Italia per me” parliamo anche della nostra città e della bellezza della nostra nazione».

Che cosa produce l’incontro tra due generi come rap e pop? E, soprattutto, genera sempre qualcosa di positivo?

«Il bello della musica è proprio che si può mischiare e sperimentare, quindi assolutamente si produce sempre qualcosa di positivo. Non ci piacciono le distinzioni».

Ma qual è il segreto di questa accoppiata vincente?

«La nostra forza è che ci completiamo. Indubbiamente questo è stato un anno straordinario che ha colto di sorpresa pure noi, non ci aspettavamo un simile riscontro. Di sicuro resteremo uniti dalla nostra etichetta e dai progetti che condivideremo».



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