La Nuova Sardegna

Mille “curridoris” e un voto da sciogliere

di Piero Marongiu
Mille “curridoris” e un voto da sciogliere

Cabras, ieri all’alba il viaggio di andata degli Scalzi

03 settembre 2017
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CABRAS. Nel tardo pomeriggio di oggi il voto a San Salvatore, come ogni anno dal 1619 circa (la data è approssimativa), verrà sciolto nel tripudio di cori festosi e di “evviva” che le migliaia di devoti e fedeli tributeranno al Santo dei Santi: Santu Srabadoi, il Cristo. Ieri mattina, oltre un migliaio di “curridoris”, di primo mattino, scalzi, sono partiti alla volta del villaggio di San Salvatore, trasportando di corsa la nicchia contenente il simulacro del Santo. Circa nove chilometri da percorre di corsa e a piedi nudi: tale è infatti la distanza che separa la cittadina lagunare dalla chiesa campestre, intitolata al Cristo Salvatore, sorta intorno al sedicesimo secolo sopra un tempio ipogeico di probabile origine nuragica, nel quale, molto probabilmente, vi si svolgevano riti legati al culto delle acque.

IL RACCONTO. La leggenda narra che fu proprio il Cristo Salvatore a scoraggiare i Mori sbarcati, intono al sedicesimo secolo, sulla costa del Sinis per compiere l’ennesima razzia, portare via le donne del luogo per farle loro schiave, o per rivenderle a qualche ricco mercante arabo, e depredare il villaggio di quanto vi si trovava. Ma gli abitanti del piccolo borgo e quelli dell’entroterra, animati da grande coraggio, decisero di ribellarsi ai soprusi dei pirati saraceni (convinti come sempre di poter sbarcare e depredare con la forza il territorio e rimanere impuniti) e preso il simulacro del Cristo, che si trovava all’interno della chiesetta, dopo essersi legati delle frasche alle caviglie, a piedi nudi corsero verso Cabras. L’enorme cumulo di polvere sollevata dallo strusciare a terra delle frasche, confuse i predoni, che credettero di avere a che fare con un esercito molto più numeroso di essi non fossero e, intimiditi dall’evolversi degli eventi, ripiegarono sulle loro navi e levata l’ancora fecero rotta verso le loro coste. Da allora, ogni anno, un esercito di uomini, donne e bambini, scalzi e con indosso il saio bianco del penitente, legato in vita da un cordone, il sabato precedente la prima domenica di settembre, di corsa, portano il simulacro di San Salvatore al villaggio omonimo e la domenica, nel tardo pomeriggio, sempre scalzi e di corsa, lo riportano nel paese, dove viene riposto all’interno della chiesa di Santa Maria in attesa dell’anno successivo.

STORIE PERSONALI. Al di là dell’aspetto folcloristico che connota la grande festa popolare, ci sono decine di storie personali fatte di fede e di devozione verso il Santo dei Santi. Storie dolorose e richieste di grazia, rivolte con la preghiera devota o con l’offerta, tese a ottenere una guarigione o la salute del corpo e dell’anima. La corsa degli scalzi non è una festa popolare, come molte altre che mischiano il sacro con il profano, ma una processione, che a differenza dei panegirici in onore dei santi, si svolge a piedi nudi e di corsa lungo una stradina bianca piena di sassi e di spine che trafiggono i piedi. È un vero e proprio cammino penitenziale e di ringraziamento, finalizzato a sciogliere un voto nei confronti della potenza divina, protettrice dei più deboli. Come avvenuto circa cinquecento anni fa, quando gli invasori saraceni, convinti di dover affrontare un esercito numeroso e risoluto a dare battaglia, desistettero dai loro intenti predatori.

IL RITORNO. All’imbrunire di oggi, quell’esercito, composto da oltre un migliaio di “curridoris”, con la staffetta portabandiera in testa, portando la nicchia con il simulacro del Santo, ancora una volta si snoderà nel sentiero che costeggia lo stagno, e di corsa si dirigerà verso il paese. La visione del serpentone, accompagnato dai boati de “sos cuettos” e dal grido “evviva Santu Srabadoe”, è di una bellezza struggente e non a caso richiamo migliaia di persone in riva alla laguna cabrarese. E di grande impatto emotivo sono anche i cambi tra i portatori della nicchia, che avvengono sempre in corsa. Come pure è estremamente coinvolgente l’arrivo dei corridori nel paese quando, sfiniti e piangenti, vengono accolti da due ali di folla entusiasta. Tantissimi i bambini che, insieme ai loro papà, partecipano alla corsa più importante della loro vita. Quella in onore di San Salvatore, al quale, con devozione e preghiera, chiedono la salute per sé e per i loro cari, promettendo di rendergli onore e di essere presenti anche l’anno successivo.

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