La Nuova Sardegna

Lidia Ravera a Porto Cervo per “Il terzo tempo”

Lidia Ravera a Porto Cervo per “Il terzo tempo”

Le celebre e prolifica scrittrice presenterà il suo ultimo libro domani sera nella piazzetta centrale

09 settembre 2017
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PORTO CERVO. Domani alle 19.30 nella piazzetta centrale di Porto Cervo sarà protagonista una delle più importanti scrittrici italiane, Lidia Ravera, che parlerà del suo ultimo lavoro edito da Bompiani “Il terzo tempo”, presentata dal giornalista Claudio Cugusi. Nata a Torino, Lidia Ravera ha raggiunto la notorietà nel 1976 con il suo romanzo d’esordio “Porci con le ali”, manifesto di una generazione e longseller con due milioni e mezzo di copie vendute in trent’anni. Ha scritto 29 opere di narrativa. Ma Lidia Ravera ha scritto anche per il cinema, il teatro e la televisione. Da “Piangi pure” è stato tratto lo spettacolo teatrale “Nuda proprietà”, per la regia di Emanuela Giordano, con Lella Costa e Paolo Calabresi.

Dopo “Piangi pure” (oltre 40.000 copie) e “Gli scaduti”, “Il terzo tempo” è il romanzo della vecchiaia che vince. Vince perché non la si può arrestare né rimandare, ma anche perché porta in sé slanci e desideri insopprimibili, se solo si è disposti ad ascoltarli, ad assecondarli. Costanza non è vecchia ma presto lo sarà. Dopo un’appagante carriera universitaria tiene per diletto una rubrica sulla vecchiaia: «Insegno malinconia positiva – dice –, se proprio devo dare un titolo». Perché «soffrire da vecchi è la regola. È la regola essere malati, dipendere dagli altri, dai sani, dai giovani, non poter fare a meno di chiedere, non poter dare in cambio altro che una gratitudine disperata, senza valore. Soltanto i vecchi speciali ce la fanno. E i vecchi speciali sono quelli che stanno bene». Lei, che sta bene, ha deciso di separarsi dal compagno di una vita, Dom, il padre di suo figlio Matteo, per non rischiare di specchiare in lui la propria decadenza, e viceversa.

Ha le idee chiare sul presente e sul futuro, o almeno così sembra. Quando il padre ex partigiano le lascia in eredità un austero ex convento a Civita di Bagnoregio e un gruzzolo messo da parte giocando in Borsa, Costanza si lascia prendere da un progetto improvviso e vagamente sconsiderato: radunare in quella casa bella e nuda, incastonata in un luogo simbolico che si sfalda lentamente, i compagni con cui giovanissima ha condiviso a Milano il sesso libero e l’impegno politico, per ricreare una comune, una famiglia larga con cui spartire la vecchiaia.

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