La Nuova Sardegna

Orune, il culto delle acque nella fonte sacra di Su Tempiesu

di Salvatore Tola
Orune, il culto delle acque nella fonte sacra di Su Tempiesu

Tra le abilità del popolo dei nuraghi c’era quella di individuare le vene d’acqua sotterranee: tanto è vero che buona parte dei pozzi sacri, che scendono anche molti metri in profondità, le...

11 settembre 2017
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Tra le abilità del popolo dei nuraghi c’era quella di individuare le vene d’acqua sotterranee: tanto è vero che buona parte dei pozzi sacri, che scendono anche molti metri in profondità, le conservano ancora vive. È stato così, grazie a una di queste risorgive, che è stato scoperto uno tra i più singolari di questi monumenti, Su Tempiesu, in territorio di Orune. Secondo gli esperti era stato costruito nel XIII secolo avanti Cristo, ma nel IX una frana lo aveva distrutto in parte e ricoperto per intero: un evento provvidenziale, perché la struttura non è stata toccata sino ai nostri giorni. Nel 1953 i proprietari del terreno, vedendo che ci sgorgava una sorgente, decisero utilizzarla per un orto; ma nel ripulire la vena si resero conto che l’acqua proveniva da una costruzione sotterranea: era quella che era stata individuata e utilizzata tanto tempo prima!

L’edificio venne riportato alla luce, ma soltanto negli anni Ottanta lo scavo fu completato, sotto la direzione di Maria Ausilia Fadda, e vennero compiuti i necessari lavori di restauro. Restava il problema di come raggiungere il monumento, ma poi si è arrivati a una soluzione soddisfacente: una strada asfaltata che ha inizio nel paese conduce dopo 5 km al Centro Servizi della Cooperativa Larco, che si occupa della guida alla visita. Al Centro si parcheggia l’auto e si prosegue lungo un sentiero in discesa che conduce a destinazione in 15 minuti (al ritorno se ne segue un altro, 30 minuti). L’edificio della fonte, eretto in un’incisione tra due pareti rocciose, è insolitamente alto rispetto a quelli dello stesso genere che è possibile vedere nell’isola: la parte superiore, distrutta dalla frana, non è stata ripristinata per intero, ma si calcola che avesse un’altezza complessiva di 7 metri. Nella parte bassa si apre il vestibolo rettangolare, che ha sui fianchi banconi in pietra per sedersi. Nel fondo un vano quadrato lo collega con il pozzo vero e proprio (coperto con una volta «a tholos» come nei nuraghi) da dove sgorga fresca e limpida l’acqua; una canaletta la conduce attraverso questo atrio fino all’esterno, per farla confluire in un pozzetto, detto «dei bronzi votivi», perché ha restituito statuine e altri oggetti in bronzo: era qui che i fedeli, evidentemente, li deponevano.

Dopo di che, è stato accertato, venivano trasferiti in due edifici vicini, uno a un lato e uno all’altro della fonte.

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