La Nuova Sardegna

Da Creta al Gambia le musiche del mondo a “Isole che parlano”

di Antonio Mannu
Da Creta al Gambia le musiche del mondo a “Isole che parlano”

Bilancio positivo per il festival curato da Paolo Angeli Un viaggio affascinante nei territori della ricerca musicale

13 settembre 2017
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PALAU. Si è conclusa domenica scorsa la ventunesima edizione di «Isole che parlano», un festival che si conferma, ancora una volta, come una manifestazione in grado di suscitare attenzione tra un pubblico variegato, che cresce ogni anno. Purtroppo il tempo instabile non ha permesso di organizzare il previsto concerto con Iva Bittova a Cala Corsara, sull’isola di Spargi. L’atteso spettacolo si è comunque svolto davanti al mare, sulla spiaggia di Palau Vecchio, sfidando la pioggia caduta sino a pochi minuti prima dell'inizio. La musicista ceca ha dato vita ad un'esecuzione in comunione con il respiro del mare, in bilico tra improvvisazione e rielaborazione di brani tradizionali, caratterizzata dalla consueta teatralità, una cifra peculiare della Bittova. Chiusura con l'usuale “Saluto al mare” in acustico, affidato quest’anno alla cantante norvegese Synne Sanden, una voce dal vibrato espressivo al servizio di composizioni avant-pop eleganti ed evocative.

Il festival si è aperto, come di consueto, con spettacoli e laboratori dedicati ai più giovani, coinvolgendo circa 100 bambini durante i primi tre giorni della manifestazione. Numerosi i concerti, gran parte dei quali tenuti in contesti paesaggistici e storici di grande fascino: da Cala Moresca di Golfo Aranci, con il duo Fantafolk, Andrea Pisu e Vanni Masala, in dialogo con la tromba di Arricardo Pitau, artista in residenza per questa edizione, ai sentieri che portano a Capo d’Orso, dove i Tenore Sant’Antoni de Lodè e Tilariga de Bultei, hanno accompagnato, con i loro canti, il pubblico nell'incantevole processione profana dedicata a Mario Cervo e a Pietro Sassu.

Suggestivo anche l’incontro, ai piedi della tomba dei giganti di Li Mizzani, tra Aricardo Pitau e il basso tuba del norvegese Steffen Granly, che in serata ha regalato, insieme ai suoi compagni di viaggio del trio Chili Vanilla, un raffinato concerto suonato davanti al faro di Punta Palau. Davvero sontuose poi le proposte che hanno rapito il pubblico di Piazza Fresi: Iva Bittova e Vladimir Václavek, insieme con una straordinaria carrellata di loro brani, tratti dall’album «Bilé Inferno» e dal loro ultimo lavoro discografico «At Home», seguiti dal cretese Georgios Xylouris, virtuoso del liuto, e dal regale batterista australiano Jim White. I due hanno dato vita ad un concerto intenso e profondo, con una sorprendente ed equilibrata commistione tra musica tradizionale e fiammate rumoristiche e punk. Entrambi sono anche stati protagonisti dell’incontro-lezione davanti alla chiesa campestre di San Giorgio: un perfetto connubio tra riflessione culturale e conoscenza del territorio.

Infine,una menzione speciale va alll’esibizione in solo di Jabel Kanuteh, griot del Gambia che ha offerto al pubblico un’esecuzione delicata e poetica, in cui la dolcezza del suono della kora, arpa africana a 21 corde, si è espressa per contrasto con un canto impregnato di espressività e vissuto. Jabel Kanuteh, nato in Gambia nel 1996, è partito dal suo paese al principio del 2014. Dopo aver trascorso circa un anno e mezzo in Libia, ha preso avventurosamente il mare su un gommone, nel giugno del 2015, con altre 92 persone, tutte arrivate in Italia dopo esser state soccorse a metà traversata. Ora Jabel Kanuteh, che è un richiedente asilo, vorrebbe restare nel nostro paese guadagnandosi da vivere come musicista. La sua esibizione a Cala Martinella si è conclusa con un ballo finale a cui hanno partecipato diversi ragazzi del centro di accoglienza di Porto Pozzo, che hanno poi seguito con coinvolto interesse i concerti e gli incontri proposti dal festival: un esempio di come la cultura e la musica possano assumere una funzione sociale, creando momenti di confronto e condivisione tra le comunità.

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