La Nuova Sardegna

Le origini sarde di Arthur McDonald

Le origini sarde di Arthur McDonald

Un trisavolo del Premio Nobel per la fisica da Carloforte migrò in Scozia

13 settembre 2017
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CARLOFORTE. Ha origini carlofortine il professor Arthur McDonald, premio Nobel per la fisica nel 2015, insieme al giapponese Takaaki Kajita, per le sue ricerche sui neutrini. L’inaspettata notizia l’ha fornita in prima persona domenica mattina a Carloforte, nell’aula consigliare, durante un incontro di benvenuto organizzato dall’amministrazione comunale. L’eminente studioso canadese è anch'egli un isolano, essendo nato nel 1943 a North Sidney, abitato dell’isola di Cape Breton, in Nuova Scozia.

«Ci sono molte affinità fra quest’isola e quella da dove provengo», ha esordito salutando e ringraziando la comunità carlofortina, che lo ha accolto con il massimo degli onori in una mattinata piovosa. «Come da noi, da queste parti si vive di attività legate al mare, compreso la pesca al tonno, e c'è stata un'importante storia mineraria. Dopo aver scoperto che un mio trisavolo era nato a Carloforte, dovendo venire in Sardegna per una conferenza all’Università di Cagliari, ci tenevo a vedere questo posto». Poi, rispondendo ad alcune domande, è sceso nei particolari. «Il trisavolo in questione, secondo le ricerche che ho fatto, all’anagrafe si chiamava Rocco Stagno e nacque a Carloforte nel 1768. Col tempo, intorno al 1810 si trasferì in Nuova Scozia, dove faceva trading commerciale marittimo tra Canada e Stati Uniti. Durante uno di questi viaggi fece naufragio e, una volta riportato a terra, durante la degenza ospedaliera si innamorò di una infermiera, da cui nacque la mia discendenza». Poi, McDonald ha citato un altro luogo del Sulcis a cui è interessato, per un rilevante progetto scientifico. «Nella miniera di Seruci verrà estratto e raffinatoargon purissimo, in base a un progetto internazionale da dieci milioni di euro, la cui tecnologia verrà testata al Cern di Ginevra, in collaborazione con il laboratorio del Gran Sasso. Il prodotto finale troverà applicazioni in medicina, potendo emettere meno radiazioni; ma sarà utilizzato anche in altri campi, come nelle auto a guida autonoma. E' possibile che potrà essere costruita un’apposita industria in loco per lo sviluppo di tali tecnologie» (s.r.)

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