La Nuova Sardegna

Mercato e universo “green” insieme per costruire uno sviluppo sostenibile

di Costantino Cossu
Mercato e universo “green” insieme per costruire uno sviluppo sostenibile

Stamane la presentazione del Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia L’economista Marco Vannini spiega le motivazioni e gli obiettivi dell’iniziativa 

02 ottobre 2017
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Ecologia ed economia insieme per stimare il benessere oltre il Pil. È l’obiettivo della “Scuola di ecologia ed economia” che apre oggi a Palazzo Reale sull’isola dell'Asinara con la presentazione del primo “Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia”. Si prosegue con tre giorni intensi di lezioni in aula e sott'acqua per far vedere ai giovani economisti come è fatto un ecosistema e ai giovani ecologi come si rilevano le preferenze per misurare i benefici che la collettività trae da quell'ecosistema. In questa prima edizione i partner sono il Parco nazionale dell'Asinara-Area marina protetta, il Dipartimento di Scienze economiche dell'Università di Sassari, il Consorzio interuniversitario Scienze del mare (sezione dell’Università di Genova), il Centro Mediterraneo per i cambiamenti climatici (Cmcc) e l'assessorato all’Ambiente della Regione. L’Ente Parco, che sostiene l'iniziativa all’interno del programma per il ventennale, darà un contributo non solo logistico ma anche scientifico, perché nella gestione di un parco (come illustreranno il direttore Pierpaolo Congiatu e il responsabile della contabilità economica Gian Luca Idini) la dimensione ecologica ed economica interagiscono con quella organizzativa e finanziaria, determinando congiuntamente la capacità di carico sostenibile in senso dinamico. Ultimi, ma non per importanza, vengono gli operatori del parco, che forniranno i servizi per l’accoglienza e le escursioni. Se la scuola avrà successo (è stato raggiunto in un battibaleno il numero massimo di iscritti), l'iniziativa sarà replicata estendendo il numero dei partecipanti e la platea dei partner. Ne parliamo con l’economista Marco Vannini.

Che bisogno c’era di una scuola del genere?

«Nel momento in cui tutti invocano la sostenibilità (ambientale, economica e sociale) come criterio guida per l'azione pubblica (e non solo), la separazione fra scienze naturali e scienze sociali è un ostacolo. La Scuola punta a rimuovere questo ostacolo creando interfacce: giovani che uniscono ad una solida preparazione in un campo una conoscenza mirata dell'altro campo, diventando così i protagonisti del mutamento culturale e professionale necessario alla sostenibilità».

Perché proprio ora?

«Perché ora molte leggi, come la nuova legge di bilancio e il cosiddetto collegato ambientale, prevedono che lo stato dell'ambiente, e più in generale il benessere equo e sostenibile, entrino nei processi decisionali pubblici».

Come?

«Le leggi fanno riferimento a indicatori precisi e anche a come misurarli. Ad esempio, il collegato ambientale alla legge di stabilità, approvato nel 2016, che prevede misure per la green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali, ha istituito il Comitato per il capitale naturale, al quale affida il compito di produrre annualmente un rapporto sullo stato del capitale naturale del Paese “corredato di informazioni e dati ambientali espressi in unità fisiche e monetarie, seguendo le metodologie definite dall’Organizzazione delle Nazioni Unite e dall’Unione europea, nonché di valutazioni ex ante ed ex post degli effetti delle politiche pubbliche sul capitale naturale e sui servizi ecosistemici”».

Com’è strutturato il programma della Scuola?

«Oggi alle 10 si comincia con una sessione sul primo Rapporto sullo stato del capitale naturale in Italia (pubblicato lo scorso maggio) introdotta da Donatella Spano, studiosa di Scienze del clima, assessore regionale alla Difesa dell’ambiente e delegato della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome in seno al Comitato che ha redatto il rapporto. A seguire interventi su tre grandi temi: cambiamenti climatici (Pierpaolo Duce del Consiglio nazionale delle ricerche e Valentina Bacciu del Cmcc), ecosistemi marini e costieri (Paolo Vassallo dell’Università di Genova e Vittorio Gazale del Parco aazionale dell'Asinara), valutazione monetaria dei benefici generati dal patrimonio naturale (io e Giovanni Battista Concu (Dipartimento di Scienze economiche dell'Università di Sassari). Dopo questa sessione generale, la Scuola prevede due giornate finalizzate a trasferire le conoscenze tecniche e operative essenziali per una corretta contabilità ambientale e per un uso consapevole della stessa nelle politiche pubbliche. Il corso è articolato in moduli e, sotto la guida di uno staff esperto e competente (fra cui Gianfranco Atzeni, Andrea Cossu, Mario De Luca, Marta Meleddu) alterna lezioni ad escursioni sul campo. L’obiettivo della scuola è fare mainstreaming, ovvero contribuire con la formazione a incorporare l’approccio ecologico ed economico nelle decisioni ordinarie».

Concretamente che temi affronterete in questi moduli?

«I moduli di ecologia si focalizzeranno sui passaggi fondamentali per dare un valore al capitale naturale attraverso l’analisi emergetica (da embodied energy, valore energia incorporata necessaria al mantenimento dell’ecosistema nella sua configurazione attuale), mentre i moduli di economia si concentreranno sugli strumenti di indagine che permettono di stimare la disponibilità a pagare degli individui per i benefici derivanti dall'ecosistema. Per valutare questi ultimi a volte bastano i prezzi di mercato (vedi il pescato), ma talvolta, come nel caso di quelli culturali legati alla fruizione di un ambiente non degradato, occorrono tecniche speciali. Inoltre, bisogna includere nel valore economico totale di un servizio ambientale non solo la disponibilità a pagare degli utilizzatori diretti (ad esempio chi va in spiaggia, chi fa snorkeling, chi percorre i sentieri o osserva gli uccelli) ma anche di coloro che se ne stanno a casa (perché non possono o perché semplicemente sono interessati solo all'esistenza di certi beni e al loro trasferimento alle generazioni future). È una misurazione complessa ma perfettibile, ed il riferimento del collegato ambientale alle metodologie Onu e Ue indica già le possibili opzioni.



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