La Nuova Sardegna

Una mano di bronzo e un arciere di pietra, Mont’e Prama stupisce ancora

di Piero Marongiu

Cabras, nuove scoperte negli scavi sulla collina dei Giganti. L’archeologo Zucca: «Analogie con la necropoli di Cavalupo»

06 ottobre 2017
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CABRAS. La collina di Mont’e Prama si conferma di primaria importanza per gli studiosi. La campagna di scavi in corso sul terreno di proprietà della Confraternita del Rosario, che si concluderà a fine ottobre, condotta dalla Soprintendenza ai beni archeologici per Cagliari e Oristano e dall’Università di Sassari in collaborazione con la Casa Circondariale di Oristano, ha restituito il busto di un altro arciere.

Una statua di grandezza inferiore rispetto alle altre e vicino una mano aperta (mancante del pollice) di bronzo, la cui caratteristica richiama, secondo l’archeologo Raimondo Zucca dell’Università di Sassari, i bronzetti trovati in una tomba etrusca risalente al IX secolo a. C. a Cavalupo nel territorio dell’antica città di Vulci, nel comune di Montalto di Castro in provincia di Viterbo. Ma gli scavi hanno rivelato anche altre importanti novità, come la scoperta di due tombe a pozzetto (finora le uniche) nella parte occidentale del sito, e confermato le ipotesi formulate da Carlo Tronchetti nella campagna di scavi condotta tra il 1977 e il 1979, che sosteneva appunto la presenza di altre tombe (sempre a pozzetto) parallele a quelle monumentali che si trovano nella necropoli. Le tombe sono una quarantina, che sommate a quelle già conosciute, arrivano a oltre 140. Adesso si tratterà di attendere l’intervento dei bioarcheologi, che effettueranno le analisi sui resti contenuti nelle sepolture. Ieri mattina, prima nel Museo Civico di Cabras e successivamente nel sito di Mont’e Prama, gli archeologi Alessandro Usai, della soprintendenza per Cagliari e Oristano e Raimondo Zucca, hanno fatto il punto: delle indagini in corso. «La preziosa mano in bronzo – ha detto Zucca –, aperta in segno di saluto o di preghiera verso la divinità, riporta alla necropoli di Cavalupo. Il frammento è stato trovato tra alcune lastre di delimitazione dell’area funeraria, inserita in fosse di fondazione complesse e profonde, dove c’erano anche resti ceramici; potrebbe derivare da un corredo funerario, da un ripostiglio, da una fonderia o da un santuario. Ma queste – precisa Zucca, per sgomberare il campo da facili interpretazioni – sono tutte ipotesi allo studio».

Molto prudente anche Alessandro Usai. «Questa è una novità sicuramente importante - dice riferendosi alla mano in bronzo -. Io, come mia abitudine, non divinizzo nessun reperto. Questo è un nuovo elemento di contesto. Di bronzetti se ne conoscono centinaia, questo però è il primo figurato a Mont’e Prama. È possibile che l’interpretazione della mano data dal professor Zucca (in atteggiamento di saluto o di preghiera verso la divinità) sia quella possibile. Prima di pronunciarmi però attenderei di ritrovare il resto, e non è detto che questo accada. Sappiamo infatti che a Mont’e Prama il connotato generale è quello della frammentazione, quindi accogliamo questo frammento come un nuovo elemento che si aggiunge agli altri in un contesto sempre più interessante e ricco nella sua interezza».

Di grande interesse anche altri reperti ritrovati nei giorni scorsi: i resti di un lingotto di bronzo; la parte terminale del corno di un copricapo; un frammento di spada tenuta da un guerriero; un frammento di gamba o di braccio recante visibili ferite inferte con un’arma da taglio.

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