La Nuova Sardegna

Nicoletta Rosas, la moda che prova a cambiare il mondo

di Monica De Murtas
Nicoletta Rosas, la moda che prova a cambiare il mondo

Le creazioni della stilista di Quartucciu tra fashion e impegno sociale «Le nostre “non sfilate” contro i luoghi comuni dell’haute couture»

07 ottobre 2017
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Nell’atelier di Nicoletta Rosas a Quartucciu ogni oggetto esposto ha una sua storia che nasce da qualcosa che è già stato prima. “Niente si crea niente si distrugge tutto si trasforma”, la legge di Lavoisier è prassi quotidiana per l’artista sarda del riciclo creativo che trasforma pietre, bottiglie e cassette di legno in raffinati oggetti d’arredo e riesuma vecchi vestiti per creare estrosi capi moda. Ma se shabby chic e vintage sono stili ormai omologati, le creazioni di Nicoletta vanno oltre il trendy per collocarsi in una dimensione del tutto personale. Non nascono infatti da esigenze di vendita, non rincorrono i gusti del pubblico ma prendono forma dalla semplice ispirazione dell’artista.

«Il mio non è un vero negozio – dice Rosas – magari in certi giorni sono esposte solo borse, bottiglie decorate o pietre emozionali. Tengo anche corsi di calligrafia onciale, che è un’arte preziosa ma anche una raffinata forma di meditazione. Poi ci sono le tshirt con su scritte frasi che ho necessità di comunicare. Ma non pianifico niente, non mi piace e poi non sono una stilista sono una decoratrice, mi piace far rivivere capi e accessori che altrimenti finirebbero nella spazzatura». Ma nell’atelier Rosas si progettano sopratutto idee che a volte si materializzano in oggetti, in altri casi diventano performance, allestimenti. «Mi capita anche di organizzare cene, pranzi e piccoli rinfreschi, tavole creative – prosegue – allestite in spazi pubblici o privati l’obiettivo è quello di stimolare i cinque sensi per far trascorrere ai commensali delle ore di piacere e benessere».

Per promuovere le sue creazioni Nicoletta nel 2014 ha iniziato a realizzare le sfilate-non-sfilate. «Le mie clienti sono bellissime – dice Rosas- ognuna di loro rappresenta un modo di essere donna e non importa se sono magre o pienotte, se hanno o no le rughe, la bellezza sta in una camminata, in un sorriso, è questo che viene percepito emozionalmente da chi guarda. Le nostre sono performance istintive portano una ventata di allegria perché c’è bisogno di tornare a ridere, meravigliarsi ed emozionarsi».

Rosas ha presentato con successo le sue sfilate-spettacolo, realizzate insieme con la figlia Federica Atzei, in diverse location della Sardegna: Cagliari, Monserrato, Belvì. «Le non-sfilate sono anche un’occasione di denuncia, un mezzo per manifestare contro cose che non mi piacciono. Per l’uscita dedicata alla collezione bambini ad esempio, ho voluto attirare l’attenzione sull’abuso dei psicofarmaci sui minori. Ogni baby modello aveva uno zainetto con su scritto il nome di uno psicofarmaco e tutti marciavano come automi sulla musica di “The wall” dei Pink Floyd». In un’altra occasione per Nicoletta ha sfilato una ragazza siriana. «Per ogni capo indossato un velo le copriva il volto, non abbiamo immagini di Jasmine – ricorda – la sua religione le impedisce di essere fotografata ma la sua presenza sul palco è stata per noi molto importante».

Oltre la moda e le performance Nicoletta ha anche un’altra missione: regalare abbracci. Lo ha fatto nel cuore della Sardegna in una lunga marcia di sette giorni, prendendo spunto dal “Free Hugs”, l’iniziativa sociale nata a Sidney. «Siamo partiti in tre da Ovodda – conclude – e alla fine eravamo una quarantina a marciare, paese per paese sino a Sadali, con il solo scopo di abbracciare chiunque incontrassimo e ristabilire il contatto umano tra le persone. Proprio ora che il terrorismo ci fa temere gli sconosciuti io regalo abbracci. Dobbiamo imparare tutti a ragionare al contrario se vogliamo capovolgere il mondo».

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