La Nuova Sardegna

«Un arazzo collettivo per due grandi donne»

di Grazia Brundu
«Un arazzo collettivo per due grandi donne»

Dieci paesi e i loro telai coinvolti in un’opera ispirata al monumento che Maria Lai dedicò a Grazia Deledda a Nuoro

11 ottobre 2017
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CAGLIARI. Avevano in comune una forza straordinaria e il desiderio di affermarsi, come donne e come artiste, in campi dove a dettare legge erano gli uomini. Adesso Maria Lai e Grazia Deledda sono unite da un filo che passa per i telai di dieci paesi della Sardegna: Ulassai, Galtellì, Sarule, Aggius, Isili, Mogoro, Samugheo, Villamassargia, Tratalias, Villacidro. Ciascuno di essi ha ricevuto da Giuditta Sireus, giovane e attiva operatrice culturale di Villacidro, l’incarico di tessere un arazzo ispirato al monumento che l’artista di Ulassai dedicò alla scrittrice di Nuoro.

TESSITURA SIMBOLICA

Una grande installazione in marmo e ferro battuto, poco lontano dalla Chiesa della Solitudine dove riposano le spoglie dell’autrice Premio Nobel. Poi, nella primavera del 2018, gli arazzi diventeranno le quinte di un lavoro teatrale popolato dai personaggi femminili della Deledda e pronto a viaggiare anche all’estero. Quello affidato ai centri tessili, è un compito ad alto tasso simbolico. Perché i fili della tessitura, nelle opere di Maria Lai e nei romanzi della Deledda, aiutano anche ad unire le comunità. Forse per questo il progetto di Giuditta Sireus è piaciuto subito all’Archivio storico “Maria Lai”, che ha deciso di promuoverlo. E, per contribuire a finanziarlo, organizza stasera a Cagliari (dalle 18 nella Sala Search del Comune) un’asta con otto opere dell’artista di Ulassai, scomparsa nel 2013 a quasi 94 anni, e le creazioni delle artigiane Maria Jole Serreli, Pietrina Atzori, Sabrina Oppo, Antonella Muresu, Antonella Spanu, Stefania Spanu.

LA RETE DI COMUNITÀ

«Sono davvero felice della risposta ottenuta dall’Archivio e dai comuni, dove ancora si pratica la tessitura, che hanno dato la loro adesione. Questo non è un progetto solo mio: coinvolge un’intera rete di comunità nel nome di due artiste straordinarie. Due donne che, ancora oggi, sono un esempio con la loro volontà di realizzarsi e il loro amore per la Sardegna, mai messo da parte, nonostante abbiano vissuto a lungo lontano dall’isola», spiega Sireus. E poi racconta che il progetto, intitolato “Andando via” come il monumento ideato da Maria Lai, eretto lungo la passeggiata che conduce al monte Ortobene, vuole anche riportare l’attenzione su quell’opera concepita in onore della Deledda. Si tratta di un lavoro importante, dal punto di vista storico e artistico, spiega l’operatrice culturale, che «meriterebbe più attenzione. Invece è poco conosciuto, nonostante i proprietari del terreno privato che lo ospita si impegnino molto per tenere tutto in ordine».

Manca, però, un interesse più deciso da parte di chi dovrebbe promuoverlo come attrazione culturale. Infatti, prosegue Giuditta Sireus, «da poco mi è capitato di andare a rivedere la scultura, proprio mentre era in corso una visita guidata alla Chiesa della Solitudine. Il monumento era lì a due passi, ma non gli è stato dedicato nemmeno un cenno dalle guide».

LA VOCE DELLE DONNE

Lei, invece, ha intenzione di farne parlare. Una volta avviata la produzione degli arazzi, da utilizzare come scenografia, si metterà in moto anche la scrittura di un’opera teatrale. Protagoniste, le tante donne nate dalla penna di Grazia Deledda e poi scolpite nel monumento firmato da Maria Lai. L’idea, portata avanti insieme a Chiara Manca e Paulina Herrera, è «coinvolgere le scrittrici sarde e affidare a Neria De Giovanni, la massima esperta dell’opera di Grazia Deledda, il ruolo di coordinatrice», anticipa Giuditta Sireus. Poi bisognerà organizzare la tournée. «Spero che sia tutto pronto per aprile o maggio del prossimo anno – si augura –. Intanto prenderemo contatti con la Fasi, la federazione delle associazioni sarde presenti in Italia, e vogliamo anche portare lo spettacolo all’estero. In questo potrebbe aiutarci l’Archivio “Maria Lai”, perché il lavoro teatrale potrebbe viaggiare parallelamente alle mostre».

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