La Nuova Sardegna

Quella foto di Che Guevara diventata un’icona pop

di Andrea Massidda
Quella foto di Che Guevara diventata un’icona pop

La vera storia dello scatto di Korda a cinquant’anni dalla morte del Comandante Un tempo simbolo di ribellione adesso la celebre immagine è quasi un marchio

12 ottobre 2017
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Non più il ritratto di un personaggio storico, ma il logo di un’idea che si materializza dove può e dove vuole, come può e come vuole: sulle pareti dei musei, sui muri delle periferie urbane e delle camerette degli adolescenti. O magari sugli scaffali dei grandi magazzini, al pari di un qualsiasi marchio commerciale. Nei giorni in cui ovunque nel mondo si celebrano i cinquant’anni dalla morte di Ernesto Che Guevara, ucciso in Bolivia il 9 ottobre del 1967, ci s’interroga anche su che cosa rappresenti adesso il celeberrimo scatto con il quale Alberto Korda, fotografo ufficiale di Fidel Castro, consegnò alla storia della protesta politica (ma anche a quella dell’arte e del marketing) l’icona dell’eroe della canzone “Hasta Siempre”.

Nel film “Sole a catinelle”, del 2013, il personaggio interpretato dal comico Checco Zalone cerca di introdursi negli ambienti radical chic acquistando una maglietta cara alla sinistra: «Scusi, della Che Guevara c’avete anche i borselli?», domanda alla negoziante come se parlasse di un brand tipo Adidas o Nike. Passando dal cinema alla realtà, quella stessa immagine tentò di sfruttarla a scopo promozionale persino il reverendo inglese Peter Owen-Jones, che per conto del Church advertising network, l’organo responsabile delle campagne pubblicitarie della Chiesa anglicana, ebbe l’idea di riportare i fedeli a messa facendo affiggere nelle strade del Sussex un manifesto con la celebre immagine di Guevara sovrapposta a quella di Cristo. Sfondo rosso e slogan a effetto: «Scopri il vero Gesù». Apriti cielo, Owen-Jones fu sommerso dalle polemiche. «Non volevamo sostenere che Gesù fosse comunista – si difese il predicatore –, semmai un vero rivoluzionario».

La leggenda narra che l’espressione cosi fiera e marziale del Che immortalato nella foto dal titolo “Guerrillero heroico” sia in realtà il risultato di una momentanea crisi respiratoria (Guevara, com’è noto, soffriva di asma). Chissà. Ciò che è certo è che l’obiettivo della fotocamera “Leica” di Alberto Diaz Gutierrez, in arte Korda, catturò il volto del Comandante il 5 marzo del 1960 durante un funerale di Stato. Fidel Castro davanti a centinaia di migliaia di persone tenne la sua orazione. E tra la folla c’era appunto Alberto Korda, che puntando il suo obiettivo sul palco delle autorità scovò il viso del Che, definendolo “encrabronado y dolente”, corrucciato e triste. Quello che invece successe alla fotografia dal momento in cui venne scattata sino giorni nostri è una vicenda piuttosto complessa e caratterizzata da risvolti contrastanti, talvolta inaspettati. Perché anche a rifletterci distrattamente si capisce che quello scatto non è più una foto, ma un simbolo che forse ormai sta a significare tutto e il contrario di tutto: si pensi ad esempio a quei giovani che non molti anni fa lo sbandierarono durante una Marcia della pace, ad Assisi, infischiandosene del fatto che il Ernesto Guevara fosse l’autore del libro “La guerra di guerriglia”.

Il ritratto del Che eseguito da Korda fu pubblicato per la prima volta sul quotidiano cubano “Revolución” con l’intento di promuovere una conferenza che si sarebbe dovuta tenere nel giorno del fallito sbarco alla Baia dei Porci, nel 1961. Da allora sarebbero passati altri sei anni prima che l’immagine diventasse cosi famosa e riprodotta sui manifesti di tutta Europa. A portarla in Italia ci pensò Giangiacomo Feltrinelli, poi con la morte del Che la foto divenne all'improvviso l’icona della rivolta studentesca del Sessantotto. E in seguito tutti se ne impadronirono. Gli esempi sono tantissimi: c’è la copertina dell’album “American Life” di Madonna, ma anche l’American Five Dollar Bill di Pedro Myer (in cui il viso di Abraham Lincoln è sostituito da quello del Che). Oggi quell’immagine è proprio come “La Gioconda” di Leonardo: oggetto di caricature, parodie e reinterpretazioni, alcune diventate a loro volta altrettanto celebri, come quelle di Andy Wahrol e Jean-Paul Gaultier.

Con divertito distacco, Alberto Korda, che è morto nel 2001, ha assistito alle continue manipolazioni della sua fotografia senza mai pretendere diritti, forse affermando con il suo partecipe silenzio che le grandi idee, e quindi anche le grandi immagini, appartengono a tutti: volano libere e si posano ovunque trovino menti aperte, disposte ad accoglierle e custodirle. Soltanto una volta pretese le royalty, e fu quando in Australia una casa dolciaria impresse l’immagine del Comandante sulla confezione dei suoi gelati Magnum al “Cherry... Guevara”.

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