La Nuova Sardegna

Guardare a ponente I segni di una relazione

di Paolo Curreli
Guardare a ponente I segni di una relazione

“De la banda de ponenthi ha una terra llunya, llunya; és la nostra Catalunya bella, forta y renaixent.” Guarda ad occidente Ciccitto Masala nella sua “Canzone del pescatore di frodo”, mentre il poeta...

14 ottobre 2017
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“De la banda de ponenthi ha una terra llunya, llunya; és la nostra Catalunya bella, forta y renaixent.” Guarda ad occidente Ciccitto Masala nella sua “Canzone del pescatore di frodo”, mentre il poeta anonimo nuorese vede da oriente, a fine 800, arrivare il “sentiero delle lacrime” della deportazione “Sos bentos de levante in sa marina frisca sun carrighende oro…”. Un cambio di prospettiva che è anche la ricerca del volto della propria identità. Antoni Simon Mossa, architetto visionario e teorico dell’indipendentismo, volge il suo sguardo a ponente sognando, già nel dopoguerra, una confederazione tra Sardegna, Corsica e Catalogna. Un’idea che slega l’autodeterminazione dei popoli senza stato dal baratro spaventoso del “separatismo” dalla “madre patria” per accompagnarli, invece, verso i sentieri assolati, colorati e tranquillizzanti di una fratellanza mediterranea. Nella mente turbinosa e creativa dell’architetto algherese la Catalogna (e il Mediterraneo) sono anche l’archetipo da seguire nella progettazione; la ricerca di stilemi popolari, perduti o ipotetici, in alternativa al neo-razionalismo che arriva da levante. Simon Mossa, poeta, musicista, cineasta e politico è però essenzialmente un architetto e i suoi progetti devono essere costruiti: fonda così alla fine degli anni ’50 la scuola e il “Centre d’Estudis Algueresos” per salvare l’essenza catalana di Alghero. Un filo antico che attraversa il mare e la storia – dimenticato ma mai spezzato – riscoperto a cavallo tra 800 e 900 dall’erudito (studioso dell’Egitto e della Cina ed avventuroso esploratore) Eduard Toda i Güell. Diplomatico, fedale e amico di Gaudì, Eduard Toda attraversa in diversi viaggi la Sardegna.

Da queste impronte nella storia di due popoli nascerà il “Retrobament” tra Sardegna e Catalogna dei segni sparsi nel tempo e nella geografia. Arriva da ponente la pittura medievale in Sardegna, che ispira la più importante bottega di produzione artistica: la scuola di Stampace. Il misterioso e grandissimo Maestro di Castelsardo è forse il maiorchino Martì Tornèr, la cui formazione è tutta barcellonese.

Oggi Antonio Marras, con la sua creatività trasversale, guarda a tradizioni senza confini tutte colori e idee e niente minimalismo nordico.

È la voce di Franca Masu a cantare, spesso oltremare in Catalogna, con tutte le voci del Mediterraneo, perché come dice la canzone: «i avui s’agafen les mans, des de Mallorca a l’Alguer. Els mots que canta la gent: vives paraules que entenc, que tots parlam es mateix».

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