La Nuova Sardegna

Un sardo negli Usa: «Protesi più sicure grazie ai test spaziali»

di Sebastiano Depperu
Un sardo negli Usa: «Protesi più sicure grazie ai test spaziali»

Christopher Whitman, cresciuto in Gallura, collabora con la Nasa. L’obiettivo: creare superfici resistenti ai patogeni per evitare infezioni

14 ottobre 2017
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Presto addio alle infezioni da protesi, a risolvere il problema ci pensa un giovane sardo. Arriva, infatti, dall’America e porta la firma di un isolano doc la ricerca che punta a realizzare superfici resistenti agli agenti patogeni. C’è il placet anche della Nasa. Il creatore di tutto è Christopher Whitman, nato a Olbia il 7 marzo 1985. Nonostante il nome, è sardo. Mamma Carmela è di Teulada, mentre il padre è americano. Il giovane scienziato è cresciuto a Baja Sardinia e ha frequentato le scuole ad Abbiadori e poi lo Scientifico Mossa ad Olbia.

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Durante il corso di studi in Biotecnologie industriali all'Università di Cagliari, sede distaccata di Oristano, Christopher Whitman ha colto l'occasione ed è andato in Svezia, all'Università di Stoccolma, per fare il tirocinio. «Lì ho scritto la mia tesi di laurea, su un tema inerente la bioinformatica che è stata ritenuta degna di essere pubblicata su un giornale di fama internazionale. Dopo la laurea ho scelto di sfidare la sorte e ho avuto il privilegio di essere ammesso alla Johns Hopkins University, negli Usa, dove mi sono di recente specializzato in sviluppo di società biotecnologiche. Ho avuto modo di approfondire in modo capillare le biotecnologie, ma anche di addentrarmi in materie come finanza applicata, business development, o marketing, specificamente in ambito biotenologico». Il giovane sardo ha quindi deciso di mettersi alla prova e partecipare ad una competizione indetta da un organizzazione di Washington Dc, il “Center for Advancing Innovation” che gli ha dato l'opportunità di prendere parte ad un corso intensivo all'interno del loro incubatore di start-up. Da qui il sogno: «Il mio obiettivo è diventato quello di implementare una tecnologia precedentemente utilizzata in missioni spaziali e portarla sulla terra per metterla a disposizione dei pazienti. Negli ultimi 2 anni ho messo su un team di scienziati con competenze trasversali: ingegneri biomedici, chimici di superficie, medici. Abbiamo dimostrato come la nostra idea fosse vincente. Partendo dalla tecnologia frutto dei laboratori Nasa, abbiamo duramente lavorato per descrivere il modo in cui potesse essere usata per creare superfici resistenti a batteri patogeni. Dopo diversi confronti con investitori, esperti scientifici e giudici (tra i quali scienziati Nasa e importanti nomi della finanza americana) il Center for Advancing Innovation ha ritenuto opportuno dichiararmi uno dei vincitori della competizione».

Lo scienziato ha quindi ufficialmente registrato una società negli Stati Uniti, la Genetoo Inc. Dopo aver ulteriormente rifinito gli aspetti scientifici ha intrapreso una lunga trattativa con la National Aeronautics and Space Administration (Nasa). La Nasa gli sta dando la possibilità di utilizzare una tecnologia per migliorare l'esperienza dei pazienti e ridurre in modo incisivo il numero di infezioni legate ad impianti protesici.

«Il mio obiettivo rimane quello di poter collocare una parte di ricerca e sviluppo della società che ho fondato, e di cui sono amministratore delegato e presidente, in Sardegna – chiude –. Sono cosciente dei mezzi e delle risorse che la Sardegna ha, e spero di avere l'opportunità di poter presto portare a casa mia, nei termini stabiliti da gli accordi con il governo americano, una prestigiosa collaborazione».
 

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