La Nuova Sardegna

Addio a Cubeddu, il re dei “cantadores”

Mauro Tedde
Francesco Cubeddu (a sinistra) durante un concerto a Milano nel marzo del 1980
Francesco Cubeddu (a sinistra) durante un concerto a Milano nel marzo del 1980

È morto all’età di 93 anni uno dei più grandi esponenti della canzone sarda a chitarra, inventore del canto in “Fa diesis”

18 ottobre 2017
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BULZI. Grande commozione per la scomparsa di Francesco Cubeddu, importante ed apprezzato esponente del canto sardo a chitarra, considerato da molti il miglior cantadore di tutti i tempi. Francesco Cubeddu si è spento nei giorni scorsi nel suo paesello, Bulzi, nel cuore dell’Anglona, all’età di 93 anni (li avrebbe compiuti il 29 ottobre).

Figlio di Giovanni Cubeddu e Maria Latte, entrambi bulzesi ma di origini nulvesi la seconda, già da piccolo viene avviato ai lavori agricoli seguendo la tradizione di famiglia ma scopre presto di essere dotato di una bella e melodiosa voce che libera spesso nelle campagne solitarie del paese o magari quando si tratta di cantare delle belle serenate per conto di qualche amico o conoscente. Oltre alla voce possiede anche un orecchio straordinario che gli consente di apprendere con facilità ed immagazzinare nella sua mente le varie cantate ascoltate nelle gare, a Bulzi e nei dintorni, riuscendo così ad impadronirsi di tecniche e moduli esecutivi dei più rinomati cantadores dell’epoca.

Francesco esordisce sul palco all'età di 20 anni a Perfugas, in una gara dove partecipavano Luigino Cossu, Mario Scanu e Antonio Desole, accompagnati alla chitarra da Adolfo Merella. Ma il vero esordio viene considerato quello del giorno dopo a Nulvi dove ottiene un grande successo oltre che la sua prima retribuzione. Seguirono poi le gare di Sorso, Sennori e via via la sua fama si diffuse a macchia d’olio e il suo canto arrivò in ogni angolo della Sardegna. Nel 1947 partecipò, vincendolo, al tradizionale “Concorso per cantanti sardi” inserito nel Festival Sassarese in occasione del Ferragosto. Si contese la vittoria fra oltre 30 concorrenti e con i più grandi dell’epoca, come Antonio Dessole, Pietro Porqueddu e Giovanni Cuccuru. Come premio il ventitreenne cantadore di Bulzi ricevette oltre al diploma e la medaglia anche 25 mila lire (una cifra considerevole per quei tempi).

La sua fama lo portò spesso oltre Tirreno, più volte a Roma (la prima volta nella capitale vestì un abito tradizionale che ottenne in prestito da una famiglia di Nulvi), a Milano, a Genova e a Napoli dove si recò spesso per incidere i suoi dischi. Dotato di ottimi mezzi vocali e di grande intelligenza canora Cubeddu si è distinto soprattutto per la tecnica veramente straordinaria, l’abilità nell’impostazione della boghe, l’attenta distribuzione del fiato, la maestria con cui eseguiva tutti i tipi di canto e le varianti di ciascuno di essi. Sotto questo aspetto Francesco Cubeddu è stato un cantadore pressoché perfetto. Viene considerato, insieme ad Adolfo Merella, il creatore del canto in Fa diesis. Restano indimenticabili le disfide canore con il suo compaesano Leonardo Cabitza e con Giuseppe Puxeddu, di Sedini, altri due miti del canto sardo.

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