La Nuova Sardegna

Dal 27 ottobre con la Nuova "La storia di Sardegna" di Francesco Cesare Casula

di Andrea Massidda
Dal 27 ottobre con la Nuova "La storia di Sardegna" di Francesco Cesare Casula

L'autore dell'opera: "Dai sardi nuragici a oggi, il filo della nostra identità"

20 ottobre 2017
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Non la “Storia della Sardegna” (cioè quella della regione), ma la “Storia di Sardegna”, «ossia la ricostruzione primaria degli Stati che si sono formati sull’isola nel corso del tempo dopo l’evo antico». Come i regni giudicali di Càlari, Torres, Gallura e Arborèa, «ciascuno con le proprie strutture statuali, le proprie leggi, le proprie espressioni artistiche e grafiche, i propri governanti, le proprie paci e le proprie guerre». Francesco Cesare Casula – dal 1980 fino al 2008 ordinario di Storia medievale alla facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Cagliari e per ventotto anni direttore dell’Istituto sui rapporti italo-iberici e dell’Istituto di Storia dell'Europa mediterranea del Cnr – presenta così la sua opera divisa in otto volumi che sarà pubblicata dal nostro giornale per altrettante settimane a partire da venerdì 27 ottobre. Una narrazione che lui preferisce definire con la locuzione latina “res gestae”, i fatti accaduti, perché – chiarisce – ha un’ottica diversa rispetto alla storiografia tradizionale, che parla di una Sardegna sempre conquistata, dominata, sfruttata da parte dei Fenici, dei Punici, dei Romani, dei Vandali, dei Bizantini, dei Pisani, dei Genovesi, degli Aragonesi, degli Spagnoli e infine dei Piemontesi».

Vicende che a suo avviso dovrebbero essere apprezzate e studiate al pari di quelle di tutti gli altri Stati del mondo. «Per non parlare – continua Casula – della parte che racconta la storia dello Stato chiamato Regno di Sardegna, poi Regno d’Italia, oggi Repubblica italiana, nato a Cagliari-Bonaria il 19 giugno del 1324, pregnato dal sangue e dal sudore di noi sardi per ben 537 anni, senza il quale non ci sarebbe l’Italia odierna, non ci sarebbero gli attuali italiani».

Ma è sin dal principio che si capisce come “Storia di Sardegna” sia un’opera differente dalle altre. Casula, tanto per intendersi, l’epoca nuragica la sfiora soltanto. «Salto il periodo preistorico – spiega – perché altrimenti andrei a toccare un mito ingenuo che abbiamo noi sardi e che francamente non condivido. Del resto le pietre non parlano e sul quel periodo tutti possono dire quello che vogliono. Per questo non entro nell’argomento». In pratica si parte dallo sbarco dei Fenici. «Era un popolo – racconta – che arrivava dal Libano e viveva di commercio. I Fenici si muovevano con le loro imbarcazioni da Tiro e Sidone e altre città per far carico in Egitto di materie lavorate come collanine, vasi o pelli e, una volta passato lo Stretto di Gibilterra, dirigersi verso la Bretagna e tornare indietro con le navi cariche di stagno. Durante il loro tragitto allestivano nei luoghi incontrati lungo la rotta quelle che ora potremmo chiamare fiere itineranti. Quando arrivavano in Sardegna, dove barattavano la loro merce, specie con il sale, chiedevano appunto a qualche nuragico l’autorizzazione a mettere un emporio».

Emporio che però col tempo si amplia a tal punto da diventare cittadina. «E qui iniziano i guai – continua Casula –, nel senso che una popolazione di cinquemila abitanti ha bisogno di lavorare la terra e andando verso l’interno dell’isola alla ricerca di questa terra finisce inevitabilmente per scontrasi con i nuragici. Nasce così un conflitto che vede i Fenici alleati con i “cugini” cartaginesi: i Giganti di Mont’ e Prama non sono altro che la rappresentazione degli eroi della resistenza contro quegli eserciti occupatori».

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La “Storia di Sardegna”, tuttavia, è – per usare le parole del suo autore – fondamentalmente una storia della statualità italiana. E Casula raccontando tutti i fatti storici punta dritto su quell’obiettivo. Tanto che quattro degli otto volumi sono dedicati al periodo giudicale. «È un’epoca cruciale perché nell’isola ci sono ben quattro regni. E sia chiaro: non si tratta di una torta divisa in quattro, ma di quattro torte molto differenti tra loro, anche nella lingua, che si sono fatte una guerra feroce. Mi rendo conto che questo è un concetto istituzionale molto complesso e non facile da comprendere. Ma tant’è. Dal punto di vista culturale direi che il Giudicato di Torres era quello più importante e del resto se Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, ha fatto sposare suo figlio Enzo con la giudicessa Adelasia di Torres, un motivo ci sarà. Dal punto di vista politico, invece, direi che emergeva il Giudicato di Arborea». Inevitabile, dunque, parlare di Eleonora: «È una figura bella e importante come donna, ma anch’essa mitizzata da noi sardi. Per dirla tutta: non era certo Giovanna d’Arco».

L’opera prosegue nel cuore della dottrina di Casula quando tocca l’argomento Regno di Sardegna. «Documenti alla mano – ripete sempre lo storico –, l’attuale Stato italiano non è altro che il Regno di Sardegna ampliato nei suoi confini. Non si tratta di un dettaglio trascurabile, anzi, ha un enorme valore politico. Noi sardi dobbiamo mettercelo in testa: è la Sardegna che ha fatto l’Italia, non il contrario».
 

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