La Nuova Sardegna

Lorenzo Fazio: «Fare politica per la libertà di pensiero Ecco il mestiere dell’editore»

di Sabrina Zedda
Lorenzo Fazio: «Fare politica per la libertà di pensiero Ecco il mestiere dell’editore»

Parla il patron di “Chiarelletere” e azionista del “Fatto Quotidiano” Ieri a Nuoro l’ incontro alla biblioteca Satta con lo scrittore Giorgio Todde  

22 ottobre 2017
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NUORO. Bufale, fake news, leggi fatte apposta per non essere capite, spesso, anche per tenere i cittadini lontani dalla politica. In un mare magnum in cui è difficile comprendere dove è il giusto e come orientarsi, a salvarci può essere la buona informazione. In questo «sono coinvolti gli editori e i giornalisti che devono educare alla verità, a porsi delle domande, a non accettare la prima versione delle cose offerta».

Parole di Lorenzo Fazio, editore della casa editrice indipendente Chiarelettere (proprietaria per l’11 per cento del Fatto Quotidiano). Ieri nell’auditorium della Biblioteca Satta di Nuoro, Fazio è stato tra i relatori del convegno “Stile Liberos”, in programma per il festival letterario Èntula, organizzato dall’associazione Liberos.

Prima dell’appuntamento di ieri, in cui Fazio ha dialogato con lo scrittore Giorgio Todde sulle responsabilità dell’informazione nella costruzione dell’immaginario collettivo, l’editore genovese è stato venerdì al Museo Sa Corona Arrubia di Lunamatrona, per un’altra chiacchierata su informazione e dintorni con il giornalista di La7 Alberto Urgu. Scandali e manfrine nel Vaticano, verità mai raccontate sull’omicidio Moro, crimini a danno dell’ambiente: Chiarelettere non le manda certo a dire, e con i suoi libri offre ai lettori inchieste documentatissime che scoperchiano sino in fondo i misteri italiani. «Essere editore oggi significa fare un lavoro essenzialmente politico – spiega Lorenzo Fazio – . Un editore indipendente ha a cuore soprattutto la libertà di pensiero, e deve battersi perché questa sia rispettata, perché gli spazi siano garantiti». Per Fazio è importante dare ai lettori un’informazione libera e disinteressata, cosa oggi sempre più difficile: «In Italia c’è il pericolo di grosse concentrazioni. Non è una buona cosa – va avanti –. Ma il problema non è solo nostro: l’Italia è un’isoletta, l’editoria italiana è un’isoletta, con i suoi numeri limitati».

L’altro pericolo è un sistema di informazioni fuori controllo: «Internet e i social media producono notizie veloci, spesso poco accurate: chi legge non sempre sa filtrarle. Il web è un’arma a doppio taglio che ha cambiato il modo di fare informazione: usato bene è utile, come ha dimostrato la giornalista e blogger Daphne Caruana, uccisa qualche giorno fa a Malta. Ma può anche causare danni, come accade con le fake news». Difendersi è difficile ma non impossibile. E qui, dice l’editore di Chiarelettere, giocano un ruolo decisivo editori e giornalisti.

Ma non va trascurato neppure il ruolo della scuola. «Abbiamo bisogno di aumentare la percentuale della nostra coscienza critica – è il ragionamento di Fazio –. Si tratta di un lavoro che va fatto subito, in profondità. Per questo chiamo in causa la scuola che deve occuparsi non tanto di trasferire un professore da un istituto a un altro, ma di didattica: deve insegnare i valori democratici, i principi della nostra Costituzione, l’importanza del bene comune. Se non si fa questo avremo solo cittadini impreparati e passivi». Tra i cittadini impreparati Lorenzo Fazio individua anche quelli che compongono la nostra classe dirigente: con il Rosatellum, la nuova proposta di legge elettorale, sembra di vedere una politica che vuol fare di tutto per tener lontana la gente comune. «E’ strano che si faccia una legge che non fa altro che favorire il distacco dei cittadini – osserva –. Direi che siamo quasi alla perversione. Siamo arrivati a un punto in cui una parte della politica vuole proprio così: il controllo democratico si fa sempre più fragile e la classe dirigente si autoproduce».

E’ l’Italia delle caste, l’Italia che ha prodotto il giochino delle preferenze nel Rosatellum: «Quest’ultimo è un indicatore molto importante – aggiunge Fazio –. E’ evidente come la legge finirà davanti alla Corte costituzionale che, anche stavolta, non potrà che bocciarla». Insomma, per l’editore ospite del festival Entula, siamo al massacro e siccome «nessuno più ha consapevolezza della gravità della situazione, ciascuno cerca di accapparrarsi privilegi, ognuno a modo suo».

Guai però a dire che i cittadini sono solo vittime di questo sistema malato: per Fazio la cattiva politica c’è perché «è capace di sintonizzarsi molto bene con l’idea di molti che politica significa interesse particolare, inesistenza del concetto di bene comune». Un altro esempio? «Arriva dal Vaticano – risponde Fazio –, dove neppure Papa Francesco riesce a trovare il modo di fare le riforme che vorrebbe».

Sui guai nella Santa Sede entro Natale Chiarelettere sarà in libreria con il nuovo libro di Gianluigi Nuzzi, ancora all’attacco dopo “Vaticano Spa”. Eppure, nonostante i mal di pancia, c’è ancora spazio per l’ottimismo. Perché qualcosa che va bene, assicura Lorenzo Fazio, in Italia c’è: «Sembra quasi che i cittadini siano condannati all’inattività. Ma non è così: abbiamo persone con un attivismo, non solo economico, capace di regalarci grandi sorprese». Sono le nostre eccellenze: dall’impresa emiliana capace di costruire case ecologiche con una stampante 3D, all’Istituto tecnologico di Pisa, una realtà che sebbene soffra i contraccolpi della crisi accoglie ancora numerosi studiosi che arrivano da paesi come gli Stati Uniti.

«E poi – sottolinea Fazio – c’è tutta una parte del nostro Paese che sostiene i territori abbandonati per difendere il nostro più grande patrimonio: i beni culturali. Noi siamo quelli con più centri storici e più beni culturali al mondo ma ce ne dimentichiamo. Una politica che fosse davvero interessata al patrimonio comune partirebbe da qui. Per lasciare qualcosa di buono alle nuove generazioni».



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