La Nuova Sardegna

Simon Mossa e il cinema: storia di un amore ingrato

di Roberto Sanna
Simon Mossa e il cinema: storia di un amore ingrato

Un convegno sulla passione dell’intellettuale sassarese per la “settima arte”. Nuovi documenti ritrovati nell’inesauribile archivio custodito dal figlio Pietro

24 ottobre 2017
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SASSARI. Architetto, giornalista, amante della cinematografia. Dall’inesauribile archivio custodito dal figlio Pietro, riemerge una nuova dimensione di Antonio Simon Mossa che verrà sviscerata in un convegno intitolato “Il cinema di Antonio Simon Mossa dall’esperienza del Cineguf a ‘proibito’”, in programma venerdì 27 ottobre a partire dalle ore 10 nell’aula a del Dipartimento di Storia, Scienze dell'Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari.Un’iniziativa che nasce dal progetto presentato dalla sezione dell’Università di Sassari della Società filosofica italiana in collaborazione col Laboratorio di Antropologia visuale “Fiorenzo Serra” della Società umanitaria-Cineteca sarda, dedicato alla figura di Antonio Simon Mossa e patrocinato dalla Fondazione Sardegna. Il Laboratorio, tramite una convezione con gli eredi che hanno concesso l’intero fondo cinematografico, sta così lavorando a un progetto di ricerca sul cinema di Simon Mossa.

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Passione nata a Firenze. Proprio nel capoluogo toscano, dove studiava architettura, Antonio Simon Mossa si è innamorato del cinema avvicinandosi al Cineguf (Centro cinematografico universitario fascista) dove insieme a un altro sassarese, Fiorenzo Serra, scrive le prime sceneggiature. Al Guf diventa allievo e docente dei corsi di sceneggiatura e tecnica delle riprese, dirige film sperimentali e scrive soggetti. Attività che confluiscono nell’opera “Praxis und Kino”, manuale di tecnica cinematografica unico nel suo genere. Nel 1942 lavora come aiuto regista del film di propaganda “Bengasi” e collabora alla scrittura e realizzazione del film drammatico “La donna del peccato” diretto dal regista tedesco Harry Hasso.

Il ritorno in Sardegna. L’armistizio lo riporta nell’isola, dove comincia a collaborare con Radio Sardegna, distinguendosi per alcune riflessioni critiche sullo stato del cinema contemporaneo e nel 1945, assieme ad altri intellettuali sardi tra i quali Fiorenzo Serra, coltiva il grande sogno di una casa di produzione sarda che avrebbe dovuto chiamarsi “Sardegna Pictures”. Nei programmi un lavoro a supporto della campagna antimalarica e una serie di film destinati a promuovere la Sardegna e la sua cultura, ma la “Sardegna Pictures” resterà sempre una pazza idea.

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L’esperienza romana. A un certo punto Antonio Simon Mossa pensa al cinema come un vero e proprio lavoro e arriva a collaborare per la logistica del film “Proibito” di Mario Monicelli, girato poi tra Tissi, Ittiri, Cargeghe e Codrongianos e tratto dal romanzo di Grazia Deledda “La madre”. Film che, di fatto, segnò l’inizio della carriera del regista romano che proprio con questa opera, interpretata da Amedeo Nazzari e Lea Massari, raggiunse la notorietà.

Il brusco addio. A un passo dal successo, Antonio Simon Mossa non riesce a sfondare nel mondo del cinema e lo abbandona amareggiato. Si riavvicinerà solo a metà degli anni Sessanta nel ruolo di giurato nel Premio Sardegna di cinematografia all’interno del Festival internazionale del Film d’amatore di Olbia. A quel punto era già un architetto di grande fama e quell’esperienza servì solo a mettere la parola fine alla sua esperienza nel campo della cinematografia.

Il convegno. Servirà ad ampliare la dimensione della figura di questo grande intellettuale sardo, capace di esprimersi in più campi. Venerdì, dopo i saluti del direttore del Dipartimento di storia Marco Milanese, sono previsti gli interventi di Giuseppe Mascia (Società filosofica italiana), Alessandra Sento (Società Umanitaria Sardegna), Andrea Mariani (Università di Udine), Simone Ligas, Joseph Pintus e Alessandro Doneddu (Società Umanitaria Sardegna), Riccardo Campanelli (Università di Sassari), Antonello Nasone (Società filosofica italiana). Si parlerà anche del nuovo sito web dedicato con gli interventi di Luca Delogu (Graphicart) e Antonello Carboni. Chiuderà la giornata Pietro Simon, figlio di Antonio.


 

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