La Nuova Sardegna

Lo swing dei Matt Bianco incanta il pubblico

di Andrea Massidda
Lo swing dei Matt Bianco incanta il pubblico

Applausi e posti esauriti per i concerti della band britannica celebre dagli anni Ottanta. Ieri anche il live di Avishai Cohen

02 novembre 2017
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CAGLIARI. Un’ora e mezzo di swing irresistibile, oltretutto da moltiplicare per due set. Swing da ballare nei club o nelle piazze, swing sul quale cantare brani conosciutissimi sin dagli anni Ottanta, e altri – gli ultimi – forse non destinati alla stessa popolarità, ma che tuttavia appaiono altrettanto apprezzabili e trascinanti. Martedì, al B-Flat di Cagliari, le performance dei Matt Bianco hanno fatto registrare il tutto esaurito, così come c’è stato il sold out, sempre nello stesso locale jazz del capoluogo, per le repliche in programma ieri sera. La band capitanata da Mark Reilly (con lilui sul palco c’erano anche Sebastiaan De Krom alla batteria, Geoff Gascoyne al basso, Graham Harvey al piano acustico e Rhodes, Dave ’O Higgins al sassofono, Martin Shaw alla tromba e infine la bravissima vocalist Elisabeth Troy) ha riproposto con successo per le prime giornate dell’European jazz expo la fortunata e sempre fresca ricetta che mescola appunto jazz, soul e un pizzico di pop. La stessa che, elaborata in Gran Bretagna, ha reso famoso il gruppo in tutto il mondo anche grazie a pezzi ormai storici come “Who side are you on?”, “Matt’s mood”, “More than I can bear” e ancora “Half a minute” e “Yeh Yeh”, tutti riproposti durante queste serate in versione acustica e assai meno “leggera”. Una variante che il pubblico di Jazz in Sardegna – pubblico dal palato raffinato, anche perché abituato da trentacinque anni ad ascoltare dal vivo i mostri sacri della musica afroamericana – ha dimostrato di apprezzare moltissimo, come dimostrano le richieste di bis e addirittura i cori che si sono levati mentre quei brani venivano eseguiti. Il merito di tanto successo va sicuramente distribuito tra tutta la line-up, davvero di assoluto valore. Mark Reilly, abito grigio su una camicia bianca e un cravattino rosso, ha subito scaldato la platea con la sua voce, poi al resto ci hanno pensato i pazzeschi assolo di tromba di Martin Shaw, il tappeto ritmico di Sebastiaan De Krom e l’ugola di Elisabeth Troy, ex Incognito, che non ha per niente fatto rimpiangere Barbara Trzetrzelewska, la primissima voce dei Matt Bianco.

La band, comunque, non si è limitata soltanto a eseguire i classici, anzi ha sapientemente alternato i brani più celebri con quelli contenuti nell’ultimo album, “Gravity”, o in quello precedente intitolato “Hi fi bossanova”, con tante influenze latin e funk. Alla fine è eersa la soddisfazione di chi ha assistito al concerto e anche quella di chi l’ha organizzato e ospitato, scommettendo su un brand che evidentemente non passa mai di moda. La serata di martedì è poi proseguita al “Jazzino”, il jazz club del quartiere Stampace, dove insieme con l’orchestra resident guidata da Paolo Nonnis si è esibito il crooner bulgaro Vassil Petrov, molto popolare nel suo Paese (infatti ad ascoltarlo c’era anche il direttore del Jazz festival internazionale di Bansko, vicino a Sofia), il quale ha proposto le canzoni portate al successo da Frank Sinatra: da “I’ve got you under my skin” a “Fly me to the moon”, da “New York New York” a “My way”.

Ieri sera, invece, il “Jazzino” e il “B-Flat” hanno ospitato i due set del trombettista israeliano Avishai Cohen, accompagnato dal pianista Yonathan Avishai, dal batterista Ziv Ravitz e dal bassista Yoni Zelnik, uno dei più ricercati al mondo. Del giovane Cohen la critica dice un gran bene, con il New York Times che addirittura ne parla come uno degli antenati di Miles Davis. E lui, nelle sue performance cagliaritane, anche per merito di chi lo ha accompagnato sul palco, ha confermato che non si tratta di commenti privi di senso. Del resto se così fosse non avrebbe debuttato da leader con la prestigiosa etichetta Ecm, che annovera il top del jazz mondiale: da Keith Jarret a Jan Garbarek.

Presentato da Sam Sollai, il virtuoso della tromba, nato a Tel Aviv nel 1978, ci ha messo pochissimi minuti a farsi applaudire del pubblico del jazz club (posti esauriti pure per i suoi live). Tra i pezzi proposti, molti erano tratti dal suo ultimo lavoro discografico intitolato “And cross my palm with silver” e interamente ispirato alla drammatica situazione del Medio Oriente.

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