La Nuova Sardegna

Moretti: «C’ero anche io in quel film, facevo l’amico di Gavino in caserma»

Moretti: «C’ero anche io in quel film, facevo l’amico di Gavino in caserma»

Nel film diretto da Sergio Naitza parlano, quarant’anni dopo, Paolo e Vittorio Taviani, Nanni Moretti, Omero Antonutti, Saverio Marconi, Gavino Ledda

03 novembre 2017
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ROMA. Nel film diretto da Sergio Naitza ("Dalla quercia alla Palma") parlano, quarant’anni dopo, Paolo e Vittorio Taviani, Nanni Moretti, Omero Antonutti, Saverio Marconi, Gavino Ledda e con ventuno comparse sarde che parteciparono al film. Il documentario riporta i protagonisti nei luoghi del set, nella Sardegna forte e aspra della campagna di Siligo: Omero Antonutti (era il padre padrone) e Saverio Marconi (era il Gavino Ledda adulto) ritrovano luoghi, ambienti e le numerose comparse sarde con le quali riannodano i fili della lavorazione attraverso storie, aneddoti e curiosità; ai registi Paolo e Vittorio Taviani, il compito di aprire il baule dei loro ricordi.

Filo conduttore delle tante voci – spicca quella di Nanni Moretti che, giovanissimo, esordiva nel cinema commerciale in quel film, con un piccolo ruolo – è lo scrittore Gavino Ledda, per uno stimolante contrappunto tra parola letteraria e immagine filmica. Tanti i ricordi, tante le emozioni prodotte dalla rievocazione di quel set.

Nanni Moretti così ritrova i suoi esordi: «Allora generavo confusione nei registi italiani a cui chiedevo, con la frase di rito, di fare l’assistente volontario, rassicurando: mi metto in un angolo, non disturbo. E aggiungevo: però, se c’è una piccola parte vorrei fare anche l’attore... Così tutti, Taviani compresi, pensavano che non avessi le idee chiare. Ai Taviani avevo chiesto di fare l’assistente per il loro film “Allonsanfan”, ma non fu possibile. Lo richiesi per “Padre padrone”, ma non fu possibile. Poi mi dissero, con mia grande gioia, che c’era un piccolo ruolo per me. Andai sul set, mi tagliarono i capelli che avevo abbastanza lunghi e feci una piccola parte: facevo l’amico di Gavino che durante il servizio militare gli insegnava un po’ di italiano e di latino. Era appena uscito “Io sono un autarchico” e avevo un po’ paura che alla luce di quel film la mia parte nella pellicola dei Taviani facesse ridere il pubblico, ma non fu così. Ho visto “Padre padrone” al cinema Fiamma, quando è uscito quarant’anni fa: adesso, dopo tanto tempo mi è venuta voglia di rivederlo».

Il documentario di Sergio Naitza, critico cinematografico e regista, offre un affettuoso tributo a quel set, a una produzione rimasta pietra miliare della cinematografia italiana anche nell’immaginario internazionale. (red.c.)
 

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