La Nuova Sardegna

Conservatorio, Ligios a capo della Conferenza dei direttori

di Roberto Sanna
Conservatorio, Ligios a capo della Conferenza dei direttori

Prestigioso incarico per il sassarese, che resterà in carica nei prossimi tre anni «Tra Sassari e Cagliari abbiamo milleseicento studenti e lavoriamo bene»

04 novembre 2017
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SASSARI. Sarà Antonio Ligios, direttore del Conservatorio di Sassari, a guidare per i prossimi tre anni la Conferenza dei direttori dei Conservatori di musica italiani. Un organismo istituito nel 1999 che riunisce i direttori dei Conservatori italiani statali, di quelli non statali (ex-pareggiati) e dei quattro privati accreditati: in tutto 76 istituzioni nelle quali prestano la loro opera circa 6000 docenti e frequentati da un numero di studenti di poco inferiore a 47000. In termini pratici, la Conferenza è un organo corrispondente, in ambito universitario, alla Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane). Antonio Ligios, che ha 61 anni, sta per cominciare il suo quarto mandato al Conservatorio di Sassari ed è arrivato a questa carica «soprattutto su sollecitazione di un gruppo di colleghi, onestamente a me non sarebbe mai venuto in mente di muovere il primo passo. È stato un attestato di stima nei miei confronti e attorno a questa iniziativa si è poi formato un consenso piuttosto ampio».

Quali sono i programmi e i progetti della Conferenza?

«Siamo uno strumento consultivo che si rapporta col Miur, principalmente per quanto riguarda la didattica e la ricerca, e quello che vogliamo avere è un rapporto proficuo di collaborazione attiva per risolvere insieme i vari problemi. Vogliamo essere propositivi senza troppo soggiacere alle decisioni ministeriali».

Ci sono punti critici che dovete affrontare?

«Dobbiamo prima di tutto completare il percorso di formazione: il nostro “tre più due” è da confermare, nel senso che il biennio è stato introdotto in maniera sperimentale nel 2004 e così è rimasto in questi anni. E rispetto all’Università, ci manca il dottorato».

Com’è la situazione in Sardegna?

«Diciamo che per quanto riguarda l’alta formazione stiamo bene, perché sono presenti le tre massime istituzioni: l’Università, il Conservatorio e l’Accademia di belle arti. I Conservatori sono due, a Sassari abbiamo seicento studenti e a Cagliari un migliaio. Il problema è la carenza di risorse, anche se dobbiamo riconoscere che due anni fa la Regione ha stanziato per noi cinquecentomila euro. Non è una cifra esorbitante ma è un segnale positivo, non succede in tutte le regioni italiane. E negli ultimi dieci anni l’attività ha registrato un discreto incremento con varie ramificazioni grazie alla nascita di nuove scuole civiche e dei licei musicali».

La situazione di Sassari com’è?

«Penso che abbiamo la giusta dimensione. Nel senso che per la nostra struttura, che è bella e moderna, seicento studenti sono il numero giusto e l’organico dei docenti è adeguato. Situazioni differenti ci metterebbero in difficoltà: con mille studenti, per esempio, avremmo bisogno di più spazio e più insegnanti. Così invece riusciamo a lavorare bene».

La Conferenza si occupa anche del dopo-Conservatorio?

«Guardiamo anche al futuro. Certamente lo sbocco principale è l’insegnamento. Far parte di un’orchestra invece è difficile perché sono poche, almeno in Italia, quindi bisogna entrare nell’ordine delle idee di cambiare nazione. Diciamo che il sistema funziona all’interno di un mercato globale, in più ci sono anche nuove professioni che sfruttano l’elettronica e si può pensare di lavorare nell’editing o nel service».

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