La Nuova Sardegna

E ora Netflix vuole uccidere Underwood

E ora Netflix vuole uccidere Underwood

La web tv valuta l’opportunità di far morire il personaggio di “House of cards” interpretato da Spacey, accusato di molestie

05 novembre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





NEW YORK. Netflix ha tagliato i ponti con Kevin Spacey e la produzione di “House of Cards” sta valutando se “uccidere” nella fiction tv il presidente Frank Underwood, interpretato dall’attore accusato di molestie sessuali. Secondo Variety, uno scenario allo studio ipotizza l’assassinio di Underwood per lasciare che la sesta stagione si concentri su Robin Wright, nella parte di sua moglie Claire. L’idea è che i circa 300 dipendenti della serie che resterebbero disoccupati con la cancellazione della sesta stagione non devono pagare per le accuse di molestie sessuali rivolte al protagonista. Ieri, sulla scia di uno stillicidio di accuse e di una inchiesta di Scotland Yard, Netflix ha annunciato che non sarà più coinvolta con altre produzioni di “House of Cards” che includano Spacey e che ha messo anche in naftalina “Gore”, un nuovo film biografico sugli anni passati da Gore Vidal in Italia di cui l’attore è produttore e protagonista.

Il servizio di tv in streaming che proprio con “House of Cards” ha fatto la sua fortuna rivoluzionando il modo di vedere la televisione, ha fatto sapere che sta lavorando con la società che produce la serie, Mrc, per valutare se continuare senza Spacey. Nei giorni scorsi otto dipendenti di “House of Cards” avevano parlato con la Cnn di un clima “tossico” creato dalle avance del divo nei confronti di giovani dello staff. Netflix e Mrc rischiano legalmente perché Spacey è anche co-produttore esecutivo della serie: si trova cioè in una posizione di potere rispetto ai dipendenti. L’idea di continuare senza Spacey ha preso il via dopo che a suggerirla su Twitter è stata Jessica Chastain: «Perché non facciamo di Robin Wright la protagonista? Siamo pronti». Secondo Variety l’ultima parola spetta agli avvocati che stanno studiando i dettagli del contratto di Spacey.

La produzione della sesta stagione è stata sospesa martedì’ scorso, due giorni dopo che l’attore di “Star Trek” e “Rent” Anthony Rapp aveva accusato Spacey di averlo violentato quando aveva 14 anni. Giovedì la portavoce Staci Wolfe e l’agenzia di talenti CAA avevano scaricato l’attore su cui l’altro ieri Scotland Yard ha aperto un’inchiesta.

Intanto, sull’altro fronte caldo di Hollywood, Juliana Margoulis, la star di “The Good Wife”, si è aggiunta alla schiera di donne che dicono di essere state vittime di molestie sessuali da parte di Harvey Weinstein e ha fatto un altro nome tra i sospetti predatori sessuali del mondo di Hollywood: Steven Seagal. Margoulis ha detto che sia Weinstein che Segal hanno cercato di molestarla sessualmente all’inizio della sua carriera dopo che era stata portata nelle rispettive camere d’albergo del produttore e dell’attore da assistenti donne, sulla carta per ragioni di lavoro. «In realtà queste donne mi facevano entrare nella tana del lupo», ha detto l’attrice alla radio Sirius XE. Nel caso di Seagal, Margoulis aveva 23 anni ed era stata invitata da una direttrice del casting per rivedere una scena con l’attore e decidere se avrebbe avuto una parte. Arrivata all’hotel, la donna non c’era, ma Seagal sì. «Mi ha fatto vederela sua pistola. Mi sono messa a gridare, e non so come ho fatto, ma sono uscita da quella stanza illesa».

L’incontro ravvicinato con Weinstein risale al 1996. Anche in questo caso l’attrice era stata invitata all’hotel Peninsula, dove si trovava il produttore, per un provino. Weinstein aprì la porta in accappatoio, dietro di lui una tavola era apparecchiata a lume di candela per una cena per due. Mentre la sua accompagnatrice si faceva di cera, la Margoulis se l’è data a gambe. Weinstein su tutte le furie ha sbattuto la porta: «Ovviamente dopo non ho avuto la parte».



In Primo Piano

VIDEO

Il sindaco di Sassari Nanni Campus: «23 anni fa ho sbagliato clamorosamente. Il 25 aprile è la festa di tutti, della pace e della libertà»

L’intervista

L’antifascismo delle donne, la docente di Storia Valeria Deplano: «In 70mila contro l’oppressione»

di Massimo Sechi
Le nostre iniziative