La Nuova Sardegna

I segreti di “Padre padrone” svelati in un documentario

di Andrea Massidda
I segreti di “Padre padrone” svelati in un documentario

Il backstage del film dei fratelli Taviani presentato alla Festa del cinema di Roma. Nell’opera di Sergio Naitza i ricordi dei registi, dei protagonisti e delle comparse

05 novembre 2017
4 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A ROMA. L’antico collegio Canopoleno, nel centro storico di Sassari, trasformato per alcuni mesi in Cinecittà. E l’ex ospedale San Camillo, anch’esso diventato un grande set. Per non parlare delle campagne di Cargeghe e Codrongianos, con la basilica di Saccargia sullo sfondo, dove vennero girati quasi tutti gli esterni. Sono i luoghi sacri del film “Padre padrone”, il capolavoro dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani tratto dall’omonima biografia di Gavino Ledda, così come a quarant’anni di distanza dall’uscita della pellicola vengono riproposti e ricordati nel documentario “Dalla quercia alla palma”, firmato da Sergio Naitza e presentato ieri sera in anteprima assoluta alla Festa del cinema di Roma, nella sezione “Riflessi”.

Un emozionante omaggio con il quale il giornalista e cineasta cagliaritano, attraverso la memoria dei due registi, degli attori protagonisti e di ben ventuno delle ventotto comparse che presero parte alle riprese, fruga dietro le quinte, nel backstage, «senza nostalgia», celebrando una delle opere più rappresentative del cinema italiano, Palma d’oro nel 1977 al Festival di Cannes, un numero impressionante di spettatori in tutto il mondo. Un’opera che tuttavia all’epoca proprio in Sardegna fece molto discutere: quella rappresentazione dell’isola, tanto legata al mondo pastorale, sebbene ricalcasse una storia verissima a molti fece storcere il naso. Anche al futuro presidente della Repubblica Francesco Cossiga.

«L'idea – spiega Naitza – è stata quella di rivisitare un film che ha segnato un momento importante del cinema nazionale e internazionale e che per anni ha lasciato un riverbero di polemiche in Sardegna». Per fortuna piacque ai selezionatori della rassegna francese – il presidente della giuria era Roberto Rossellini – che la premiarono e la consacrarono come grandissima arte. Pensare che doveva andare in onda in seconda serata su Raidue, senza passare per le sale.

Se il film dei Taviani è zeppo di sequenze memorabili, anche il documentario di Naitza rivela aneddoti straordinari, talvolta sconosciuti, talvolta dimenticati, come ad esempio la partecipazione, in un ruolo piuttosto marginale, di un giovanissimo Nanni Moretti. «Ai registi italiani – dice l’autore di “Ecce Bombo” – chiedevo sempre di fare l’assistente volontario: mi metto in un angolo, non disturbo. E loro mi diedero una piccola parte, facevo l’amico di Gavino durante il servizio militare. Ho visto “Padre padrone” al cinema Fiamma quando è uscito: ora ho molta voglia di rivederlo».

E in effetti “Dalla quercia alla palma” (il titolo si riferisce naturalmente all’inaspettato passaggio dalla vegetazione sarda al premio del Festival di Cannes) stimola davvero il desiderio di (ri)vedere quel film che racconta sostanzialmente il rapporto conflittuale tra Gavino Ledda (Gavino anche nel film) e il padre padrone Efisio. Questo perché le immagini attuali con i dialoghi tra Omero Antonutti (che interpretò Efisio) e Saverio Marconi (che interpretò Gavino) sono montate insieme alle fotografie del backstage e a frammenti molto brevi della pellicola, che così appare in tutta la sua bellezza e poeticità.

Poi ci sono i ricordi delle comparse: dalla maestrina di Siligo ai fratelli e la sorella di Gavino, dai compagni di scuola ai ragazzi che portano il baldacchino nella celebre scena della processione. I Taviani li avevano reclutati prevalentemente nei quartieri popolari di Sassari, ma alcuni di loro, come i fratelli Gianni e Antonio Garrucciu, furono assoldati perché facevano teatro. «All’inizio volevano scartarmi perché dicevano che avevo la faccia da pariolino – racconta Gianni –, poi mi misero dei tappi di sughero nelle narici e il mio viso gli parse credibile».

Le curiosità rivelate nel documentario – che presto sarà proposto in prima regionale a Sassari – davvero non si contano. Ognuno, a cominciare da Gavino Ledda, ha qualcosa da ricordare. Spesso particolari minimi, dettagli che dimostrano il piglio maniacale che i due registi utilizzarono per realizzare “Padre Padrone”. La verità, come ammettono anche loro stessi, è che si innamorano a prima vista di quella storia leggendola non sul libro di Ledda (un best seller tradotto in quaranta lingue), ma grazie a un articolo su Paese Sera: pastore diventa professore di glottologia. «Un titolo che c’incantò subito – racconta Paolo Taviani – sia per la vicenda che narrava sia perché anche noi eravamo appassionati ricercatori di linguaggi».

Dopo aver ripercorso le scene del film entrate nella storia del cinema (il papà che strappa il figlio dalla scuola, la ribellione di Gavino quando sulle note del “Pipistrello” di Strauss matura l’idea di scampare al destino in un ovile) il film si conclude con una rimpatriata e un brindisi alla Sardegna. Dove? Sotto una quercia, è ovvio.
 

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative