La Nuova Sardegna

Storia di Sardegna, Pisa e Genova in guerra per il dominio

di Angelo Castellaccio
Storia di Sardegna, Pisa e Genova in guerra per il dominio

Da venerdì 10 novembre con La Nuova il terzo di otto volumi. I Giudicati difendono con le armi l’autonomia 

10 novembre 2017
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Nei secoli XII e XIII cresce in Sardegna l’influenza di Pisa e Genova tramite alleanze matrimoniali ed il comportamento dei giudici, che prima ne richiedono l’aiuto nelle guerre contro altri giudici e poi, per evitarne la crescente invadenza, cambiano alleato. La Chiesa, per il ruolo che ha nel territorio, non intende fungere da spettatore, sostenendo che i giudici esercitino il potere per sua delega.

Sul trono del Giudicato di Torres siede Gonnario II, che trova rifugio e aiuto a Pisa per tornare poi nel Logudoro a vendicarsi dei filogenovesi Athen. Ad espiare i peccati va in Terrasanta, conoscendo il futuro San Bernardo; ne rimane colpito e muore monaco a Clairvaux, in fama di santità. L’erede Barisone II si avvicina a Genova maritando la figlia Susanna con Andrea Doria (1180), che avvia la presenza Doria nel Logudoro, ma Pisa, tramite gli Arborensi, lo costringe a patti (1188).

MARIANO E ADELASIA. Mariano II è il primo giudice di Torres a dedicarsi al commercio, svecchiando la sclerotica mentalità basata sullo sfruttamento passivo della terra, ma la morte (1232) avvia la crisi del Giudicato: il figlio minorenne, Barisone III, costretto da difficoltà economiche a ripristinare dazi doganali, fronteggia una sommossa ma, complice Genova, muore (1235) in una congiura ordita da maggiorenti locali e dal Comune di Sassari. Gli succede la sorella Adelasia, che per difficoltà economico-politiche (il marito Ubaldo II Visconti, già re di Gallura per eredità materna, è scomunicato e la sua consorteria è perdente a Pisa) si riconcilia col pontefice promettendo col marito la cessione del Giudicato alla Chiesa nel caso di morte senza eredi diretti. Così non sarà: rimasta vedova ed in balia di più pretendenti, elude le aspettative del pontefice sposando Enzo, figlio dell’imperatore Federico II.

LA MORTE DI ENZO. Il matrimonio è un fallimento: Enzo abbandona la Sardegna trasferendosi nella Penisola a combattere i Comuni e amministra (senza titolo) il Logudoro tramite vicari, creando problemi ad Adelasia che, ritiratasi a vita privata, muore nel 1259 segnando la fine di diritto del Giudicato di Torres. La fine di fatto, quando è ormai smembrato da Doria, Giudicato di Arborea e Comune di Sassari, giunge alla morte di Enzo (1272), in prigione dal 1249. Il Comune di Sassari, nato in occasione della sommossa del 1235, si consolida estendendo l’area di influenza. Retto secondo una Carta de Logu de Thathari, poi riverberatasi nel Codice degli statuti di Sassari, cade nel 1272 sotto l’influenza di Pisa, che vi invia dei podestà fino al 1294, quando, a seguito della sconfitta pisana alla Meloria, entra nell’orbita politica di Genova firmando una convenzione che ne condiziona l’autonomia.

LATINO E VOLGARE. Nascono forse nel periodo di influenza pisana gli Statuti sassaresi, codice scritto in latino e volgare logudorese. Conosciuti nell’edizione del 1316, gli Statuti precisano le figure istituzionali del Comune, con obblighi e diritti dei sassaresi: norme di convivenza in città e nell’agro, regolamenti edili, disposizioni su commercio e igiene, punizione dei reati, ma sono i capitoli che riguardano la figura femminile a farne un codice all’avanguardia.

DORIA E MALASPINA. L’espansione territoriale del Comune di Sassari è contrastata da Doria e Malaspina. I primi, proseguendo un’accorta politica matrimoniale, si sono consolidati valorizzando Alghero e edificando castelli che, spaziando dall’Asinara alla Nurra (Monteforte), dal Nurkara (Monteleone Rocca Doria) al Meilogu (Ardara) e all’Anglona (Castel Doria e Castel Genovese, oggi Castelsardo), cingono il Logudoro in un possente abbraccio.

BATTAGLIA DI BONORVA. Dal munito castello di Osilo e dalla curadoria di Figulinas (Florinas) i Malaspina si proiettano sul mare presso Castel Genovese, governando su terre molto fertili. Schieratisi – dopo lunghe trattative – col Regno di Sardegna all’avvio della campagna militare contro Pisa (1323), a guerra conclusa Doria e Malaspina si sentono prevaricati nei loro diritti ed aspettative, avviando delle ribellioni che portano i Doria dapprima ad un clamoroso successo presso Bonorva, poi alla perdita di Alghero (1354), primo passo della loro fine, che giunge a metà secolo XV. La signoria Malaspina termina nel 1365 quando, dopo defatiganti accordi e scontri, la famiglia scompare dalla documentazione del Regno di Sardegna.

GALLURA E CÀLARI. Il Giudicato di Gallura occupa la Sardegna nord-orientale fino al golfo di Orosei – estendendosi per 4074 chilometri quadrati su undici curatorie – fino al 1258, quando per conquista territoriale aumenta di estensione verso Sud. Costituito da terreni montuosi o collinari tranne la piana di Olbia, Posada ed Orosei, riveste posizione strategica ma è povero e condizionato, nelle aree costiere, da stagni malarici che riducono la capacità lavorativa del modesto patrimonio demografico (circa cinquantamila unità). Ha due sole diocesi: Civita e Galtellì. Le vicende, fumose dei secoli X-XII vedono l’arrivo a Posada dei Vittorini, che prendono possesso della chiesa di Santo Stefano e di tre corti, e l’invadente presenza della Repubblica Comunale di Pisa, con figure della famiglia Visconti che arrivano, nel secolo XIII, al trono giudicale. Giovanni, cugino ed erede testamentario di Ubaldo II che, morendo, dimentica gli impegni presi col pontefice, è il sovrano più autorevole della famiglia Visconti. Primeggia a lungo a Pisa, partecipando alla conquista del Giudicato di Càlari, che gli frutta il titolo di Signore della terza parte del Giudicato di Càlari e vasti territori. Il figlio Nino governa anche a Pisa grazie all’accordo col nonno rivale, il dantesco conte Ugolino. Caduto in disgrazia a seguito di lotte intestine per il governo del Comune, si vede confiscato nel 1288 il Giudicato gallurese, la cui storia termina di diritto alla sua morte (1296).

PISA E GENOVA. Di fatto il Giudicato di Gallura finisce nel 1447, quando Filippo Maria Visconti lo lascia per testamento ad Alfonso il Magnanimo, che già lo possiede per conquista. A fine secolo XIII la scomparsa di tre regni giudicali (quello arborense, filo-pisano, dura fino al 1420) fa della Sardegna nord-occidentale area di influenza di Genova. Il Sud con l’ex Giudicato di Gallura lo è di Pisa, che dal 1302 controlla anche l’area mineraria del Sulcis-Sigerro per confisca alla famiglia signorile pisana dei conti di Donoratico, travolta nelle lotte intestine per il controllo del Comune. Il dominio di Pisa sulla Sardegna è breve: già si profila minaccioso all’orizzonte l’arrivo dei Catalano-Aragonesi.

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