La Nuova Sardegna

L'accademia di Sassari, una moderna factory per la cultura del fare

di Fabio Canessa
Il direttore dell'Accademia di Belle Arti di Sassari Antonio Bisaccia
Il direttore dell'Accademia di Belle Arti di Sassari Antonio Bisaccia

Intervista con il direttore Antonio Bisaccia: al via il piano per l'ex Mattatoio e la riqualificazione del museo MasEdu

15 novembre 2017
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«Questa è un’Accademia che cammina, progetta e si sviluppa». Così Antonio Bisaccia, appena rieletto direttore con oltre il 90 per cento dei consensi, descrive l'Accademia di Belle Arti di Sassari. D'altronde, fondata nel 1989, l'istituzione di alta formazione per le arti visive intitolata a Mario Sironi è la più giovane d'Italia. È in qualche modo nel suo Dna la freschezza. Guardare al futuro, avere uno spirito innovatore, non rinchiudersi in se stessa, non rifugiarsi in un'ottica che possa dar luogo a forme di conservazione, salvando in questo modo la vita stessa dell’aspetto formativo che rimane aderente ai fisiologici cambiamenti del saper fare artistico. Così l'Accademia si muove. E cresce. Non solo nel numero degli studenti e nell'offerta didattica, ma anche e soprattutto nel rapporto con il territorio.

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EDUCARE ALLA PRODUZIONE. Una delle chiavi di sviluppo dell'Accademia va ricercata, secondo Bisaccia, nell'idea della glocal impact factory. In pratica un centro diffuso di elaborazione di progetti che porti direttamente alla produzione. Glocal, termine ormai noto, è un neologismo che unisce il concetto di globale con il locale «e questo – spiega il direttore dell'Accademia – potrebbe donare ai nostri progetti caratteristiche certamente legate alle nostre più importanti tradizioni, ma con un occhio aperto al resto del mondo». L’impact factory è invece la fusione di due concetti, aggiunge Bisaccia: «Il primo è quello dell’impact factor, ovvero quell’indice particolare con cui si misura il numero delle citazioni nelle riviste scientifiche. Il secondo è quello della famosa factory di Andy Warhol, lo studio newyorchese che l’artista fece diventare una sorta di marchio produttivo». La glocal impact factory insomma come forza propulsiva per offrire servizi di produzione e ricerca a terzi. «È arrivato il momento – precisa Bisaccia – di consentire a quest’istituzione di produrre beni e servizi per la comunità, al fine di aumentare le risorse a disposizione e anche per consentire agli studenti di acquisire una sorta di educazione alla produzione».

ARTIGIANATO ARTISTICO. L’Accademia sta già lavorando per riqualificare il Mas.Edu come luogo fertile e ibrido di conservazione e produzione. «Da un lato – dice Bisaccia – si è alle prese con il processo di musealizzazione dello spazio per poter strutturare un braccio espositivo dell’Accademia con una vera programmazione al servizio della comunità, e dall’altro si sta pensando di aprire delle residenze d’artista e di ricerca legate soprattutto agli aspetti formativi dell’istituzione». All’interno di questo snodo progettuale s’inserisce l’imminente apertura del Centro risorse per l’artigianato artistico in Sardegna proprio al Mas.Edu. «Art Lab Net è un progetto Interreg già finanziato – afferma il direttore – che pone al centro delle sue azioni la condivisione e lo sviluppo sostenibile, perseguendo un rilancio del tessuto economico locale attraverso un approccio di rete e un lavoro effettuato presso gli operatori della filiera artistica e turistica. Si metteranno a disposizione delle imprese dei poli di competenza e di servizio condivisi: i Centri di risorse e innovazione per i mestieri d’arte».

IL CENTRO RISORSE. Luoghi di scambio e di condivisione, che permetteranno agli attori delle filiere dell’artigianato artistico e del turismo esperienziale di unire le forze e ottenere visibilità. «Il Centro risorse territoriale della Sardegna – dice Bisaccia – è articolato in due sedi dislocate. Il Centro risorse Mas.edu a Sassari, composto da un FabLab artistico, spazi di co-working, incubatore d’impresa e spazi per esposizioni. E il Centro risorse Artimanos a Cagliari, composto da un’area pubblica di accoglienza e showroom, da spazi per eventi culturali, mostre, seminari, workshop e per lo sviluppo delle competenze e fornitura di servizi alle imprese da parte di esperti congiunti». Per l'Accademia una sfida: «La linea di demarcazione tra arte e artigianato è molto sottile e noi non abbiamo paura di camminarci sopra. Bisogna saper uscire dalla torre d'avorio che ha spesso cristallizzato le Accademie fuori dalla realtà».

VECCHI E NUOVI SPAZI. Non solo il Mas.Edu. Negli ultimi anni l'Accademia ha acquisito nuovi spazi e lavorato per la ricerca di fondi per migliorare quelli esistenti. In questo senso va il progetto di riqualificazione degli spazi e dei laboratori della sede storica in via Duca degli Abruzzi «per la quale era stato intercettato anche un importante finanziamento di poco più di 4 milioni di euro e che finalmente è al via grazie a un’inedita sinergia tra Regione, Provincia e Accademia». Un progetto ambizioso prevede poi la costituzione di una cabina di regia per l’avvio delle attività dell’Ex Mattatoio, non solo come area per contenere nuova Scuola di restauro. «È nostra intenzione, con il presidente, l'avvocato Antonio Mereu, offrire alla città – spiega Bisaccia – un nuovo modello di gestione dell’Ex-Ma, attraverso un progetto che sarà a breve presentato al sindaco, alla giunta comunale per la concessione degli spazi e alla Regione per i fondi. L’Ex-Ma potrebbe diventare il cuore delle intelligenze artistiche della città, in cui potranno convivere didattica dell’Accademia e attività culturali in sinergia con gli operatori culturali del territorio che vorranno collaborare. L’idea è di strutturare una sorta di campus accademico dell’arte, dello spettacolo e della ricerca che non ha eguali in altre strutture omologhe in Italia».

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