La Nuova Sardegna

La storia di Sardegna, Evo medio sardo: Corona d’Aragona e Carta de Logu

di Angelo Castellaccio
La statua di Eleonora d'Arborea a Oristano
La statua di Eleonora d'Arborea a Oristano

Con la Nuova Sardegna il quinto di otto volumi. Il codice giuridico restò in vigore sino al 1827

24 novembre 2017
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Il quinto volume della “Storia di Sardegna” di Francesco Cesare Casula illustra le motivazioni che conducono alla nascita e allo sviluppo della Corona d’Aragona, articolata istituzione di cui diviene componente, nel 1324, il Regno di Sardegna; a seguire, analizza i contenuti della Carta de Logu del Regno giudicale di Arborea, nel 1421 fatta propria dal Regno di Sardegna restando in vigore fino al 1827 per l’adattabilità a una situazione in continuo divenire.

INSIEME DI STATI. Per Corona d’Aragona deve intendersi un insieme di Stati che progressivamente (a iniziare da Regno di Aragona e Contea di Catalogna) si uniscono in modo tale che tra loro il solo trait-d’union è la figura del capo, che ne è il vertice, con ogni singolo Stato che mantiene il carattere istituzionale originario (monarchia, contea, principato, ecc.) e le proprie istituzioni. In breve: l’Aragona, Stato a regime monarchico, ha come capo un re, che però per i Catalani è un conte, dato che la Catalogna è una contea. Gli Stati che nel tempo si aggiungono a questa istituzione mantengono la propria intitolazione originaria, laddove quelli che vi entrano per conquista militare assumono la conformazione di regni. E così avviene per il Regno di Sardegna – l’intitolazione di “Regno di Sardegna” datagli nel 1297 da Bonifacio VIII ha solo valore teorico –, che si concretizza come Stato al momento dell’acquisizione della dimensione territoriale, quando la Corona d’Aragona conquista con le armi i territori sardi della Repubblica Comunale di Pisa. Il Regno di Sardegna ha fin dalla conquista un proprio re, anche se straniero e quasi sempre assente; come poi questo re straniero e lontano si comporti nei confronti di noi isolani facendosi sostituire da un viceré – precisa Casula – è argomento di discussione politica, non istituzionale.

NASCITA DELLA CORONA. La Corona d’Aragona nasce di diritto nel 1162, quando Ramon Berenguer IV, conte di Barcellona e principe di Catalogna, sposa Petronilla, erede del vicino Regno di Aragona; il figlio Alfonso il Casto, che riunisce nella sua persona gli Stati del padre e della madre, è così re per gli Aragonesi e conte per i Barcellonesi, e stessa procedura si adotta per gli accorpamenti territoriali successivi.

Seguono col tempo, per conquista o annessione, i regni di Valenza (1238), Sicilia (1282), Sardegna (1324), Maiorca (1349) e, per poco tempo, quello di Napoli (1443), sì che la Corona d’Aragona diviene, nel Medioevo, la confederazione più potente in Europa.

I SOVRANI. In ordine troviamo sovrani della Corona Alfonso il Casto, Pietro I il Cattolico e Giacomo I, detto il Conquistatore perché nel 1229-35 sottrae ai Mori le isole baleariche di Maiorca e di Ibiza; nel 1238 entra poi in Valenza, innalzando la regione a Regno nel momento in cui lo aggrega alla Corona. Pietro il Grande (1276-1285), venuta meno la possibilità di espandersi territorialmente a sud verso la Castiglia ed a nord oltre i Pirenei, persegue, in quanto ormai vitale per la Corona, un’espansione mediterranea tale da consentire agli intraprendenti mercanti catalani, in concorrenza con Genova e Venezia, di arrivare ai ricchi mercati del Vicino Oriente tramite una rotta d’altura (ruta de las islas) che, passando per approdi intermedi nelle Baleari, in Sardegna, Sicilia, Grecia, Cipro, dimezzi i tempi di percorrenza delle navi mercantili, cariche di spezie, sete ed altre merci preziose.

LA CONQUISTA DELL’ISOLA. Per questo fine – lo si precisa nei successivi volumi della “Storia di Sardegna” di Casula – nel 1323 un esercito catalano-aragonese sbarca a San Giovanni Suergiu, nella Sardegna pisana, conquista Villa di Chiesa, Castel di Castro (Cagliari), i territori del Cagliaritano e della Gallura che, il 19 giugno 1324, diventano col Sassarese lo Stato indipendente e sovrano chiamato Regno di Sardegna, che nel 1421 assume come proprio codice di leggi per il mondo rurale la Carta de Logu (de Arborea).

LA CARTA DE LOGU. La Carta de Logu, scritta in lessico sardo campidanese e logudorese, tradotta per la prima volta in italiano da Casula nel 1995, è l’insieme di leggi civili e criminali che governano il Regno giudicale di Arborea fin dalla sua nascita. Col passar del tempo e con l’evoluzione delle istituzioni si evolve da una versione orale a quella scritta, con diverse edizioni d’aggiornamento di cui sappiamo solo della penultima, compiuta dal re Mariano IV poco prima di morire; possediamo infatti – perché tramandataci dal Regno di Sardegna – solo l’ultima edizione voluta dalla regina-reggente Eleonora e da lei promulgata, sembra, il 14 aprile 1392, giorno di Pasqua. La Carta de Logu che ci è pervenuta non è stata dunque scritta dalla famosa giudicessa – come vuole l’ignoranza della gente –, ma solo aggiornata e corretta nell’entità delle pene dai suoi giuristi.

La Carta è una raccolta in 198 capitoli di norme di diritto processuale e positivo, civile e penale finalizzata alla creazione per lo Stato (su Logu) di una disciplina giuridica idonea a rispondere ad un’esigenza di certezza del Diritto, in quanto in precedenza, nei secoli “bui” dell’Alto Medioevo, il Diritto era interamente affidato – lo si è ricordato – alla Consuetudine ed alla sua trasmissione di generazione in generazione tramite i Bonos Homines.

Le norme di carattere civile e penale della Carta de Logu, che vanno dal cap. I al cap. CXXXII, sono precedute da un Proemio in cui Eleonora di Arborea dichiara: «Noi Eleonora, per grazia di Dio juighissa di Arborea, contessa del Goceano e viscontessa di Bas, desiderando che i fedelis (i vassalli continentali) ed i sudditi del nostro Regno di Arborea siano informati dei capitoli ed ordinanze grazie ai quali possano vivere e mantenersi nella via della verità e della giustizia, facciamo le ordinanze ed i capitoli infrascritti, che vogliamo e comandiamo espressamente siano rispettati ed osservati quale legge».

NORME ALL’AVANGUARDIA. Tra le norme spiccano quelle destinate alla protezione della donna, all’avanguardia per quei tempi, mentre altre di carattere penale prevedono punizioni corporali forse eccessive rispetto all’entità del reato compiuto. Della Carta de Logu possediamo diverse edizioni a stampa e un manoscritto mutilo, senza data, forse ricopiato da un religioso nel 1480. Sono il risultato materiale – ma forse anche la causa – della fama che nell’Ottocento, ed anche in seguito, ha avvolto la figura di Eleonora d’Arborea facendone un’eroina (guerriera e legislatrice insieme) del suo popolo, sull’onda di quell’alone di romantica valorizzazione delle virtù passate che, in Italia come altrove, ha caratterizzato parte del secolo XIX.

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