La Nuova Sardegna

“La ciociara” entusiasma a Cagliari

di Gabriele Balloi
“La ciociara” entusiasma a Cagliari

Al Lirico la prima in Europa dell’opera di Tutino ispirata al film di De Sica

26 novembre 2017
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CAGLIARI. C’è voluto un secolo, prima che in America commissionassero ancora un’opera a un italiano. L’ultimo fu Puccini col “Trittico”, al Metropolitan. Mentre nel 2015 è toccato al compositore lombardo Marco Tutino, per “La ciociara” ( “Two Women” negli Usa), su richiesta della San Francisco Opera. Il plauso riscosso è stato notevole. E adesso esordisce, in prima assoluta europea e con nuovo allestimento, anche al Teatro Lirico di Cagliari, coproduzione con la stessa San Francisco Opera.

Ha debuttato venerdì (con repliche fino al 3 dicembre) questo lavoro chiaramente ispirato al romanzo di Moravia, se non di più all’adattamento filmico di Zavattini e De Sica che a Sofia Loren valse l’oscar come miglior attrice. Il libretto di Fabio Ceresa e dello stesso Tutino ha preso le mosse, però, da un’ulteriore elaborazione: il “plot” scritto dallo sceneggiatore Luca Rossi, per soddisfare esigenze lirico-drammaturgiche. Su tutte, quella di creare il classico triangolo di contesa fra una donna e due uomini, elemento trainante della storia benché la guerra sia l’altra grande protagonista. La regista Francesca Zambello parla di “neoverismo”, per sottolineare le ascendenze insieme veriste e neorealiste della messinscena. Ricca di “effetti speciali”, la sua regia consiste di un’abile e sopraffina interazione fra scenografie, luci e proiezioni, che creano efficaci illusioni di profondità spaziale. Ma il risultato più interessante è l’applicazione del “montaggio parallelo” tipico della sintassi cinematografica, adottato per rendere scenicamente la simultaneità di alcuni eventi, come dipanati in partitura. Quest’ultima all’insegna d’un certo eclettismo, sfrutta melodie di italianissimo sapore e facile presa, reminiscenze di colonne sonore quasi alla Rota, Bacalov o Piovani; altrove affiora invece un retrogusto alla Mahler o R.Strauss, qui e là sprazzi di Prokofiev e Shostakovich, alcune formule alla Philip Glass e un po’ di grottesco in stile Schnittke.

Il tutto per un’orchestra del Lirico (affascinante l’uso dei roto-toms) ben diretta da Giuseppe Finzi. A brillare è la carismatica Cesira di Anna Caterina Antonacci, recitazione e canto rendono superbamente il personaggio. Anche la Rosetta di Lavinia Bini e il Michele di Aquiles Machado non sono male pur con qualche acuto, entrambi, talvolta spinto e strillato. Magnifica caratterizzazione poi quella di Lara Rotili e Roberto Scandiuzzi nel contrappunto comico di “Frau Maria” e Maggiore von Bock, tra le cose meglio congegnate. Apprezzabile pure il perfido Giovanni di Sebastian Catana, così come il coro istruito da Donato Sivo.

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