La Nuova Sardegna

“Cara Cicitta”, un inedito di Grazia Deledda

di Paolo Curreli
“Cara Cicitta”, un inedito di Grazia Deledda

Il conflitto della scrittrice premio Nobel con la Nuoro di fine Ottocento in uno scritto ritrovato da Rossana Dedola

06 dicembre 2017
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SASSARI. Una lettera inedita di Grazia Deledda accende una nuova luce sull’atteggiamento che la grande scrittrice nuorese aveva di sé stessa e del mondo – ostile e provinciale – che la circondava. La missiva è stata riscoperta dalla studiosa Rossana Dedola, autrice del recente saggio “Grazia Deledda. I luoghi, gli amori, le opere” (Avagliano editore, 2016, 600 pagine, 18,70 euro). Un ricchissimo volume che esplora la vita del premio Nobel e la sua profonda ispirazione artistica.

La lettera ritrovata si aggiunge al viaggio attraverso le biblioteche europee che ha fruttato a Dedola il ritrovamento di 86 lettere e cartoline postali inedite di Grazia Deledda, tra cui una in inglese. Da questa esplorazione Rossana Dedola ha ridisegnato il ritratto della Deledda; una donna che aveva un fertile rapporto con il mondo intellettuale a lei contemporaneo, che attraverso la sua corrispondenza entrava in contatto con l’universo affascinante della Sardegna. Rapporti anche conflittuali, come nel caso di Pirandello e gli amori spesso infelici come quello per Stanis Manca, fino all’incontro con Palmiro Madesani che diventerà suo marito. Grazia Deledda era in contatto e scambiava idee anche con le personalità più dirompenti dell’arte come De Pisis, Balla, Boccioni e Biasi. La lettera ritrovata da Rossana Dedola a Sassari in un archivio privato e gentilmente messa a disposizione della studiosa, aiuta a sondare invece, l’universo di fine ’800 della piccola città, Nuoro, che Grazia amava ma da cui non era ricambiata dello stesso affetto.

«La lettera è indirizzata a una certa Cicitta – spiega Rossana Dedola –, una persona con cui Grazia aveva avuto un profondo rapporto di amicizia, probabilmente una coetanea da cui però si allontana. “Cara Cicitta, come vedi ti chiamo ancora cara”, già nell’inizio della lettera si coglie il tono ironico con cui la Deledda prende le distanze dall’amica e senza timore le confessa di non aver preso bene le maldicenze su di lei che Cicitta ha espresso a casa del suo cugino Enrico». Un tratto della personalità della scrittrice che viene fuori già chiaro e definito nonostante la sua giovane età.

«All’epoca Grazia non ha ancora compiuto 18 anni, la missiva è datata 27 luglio 1889 – precisa la studiosa –, scrive che lei non ha mai sparlato di nessuno e si difende da un mondo ostile, non per invidia delle sue attitudini artistiche, ma piuttosto spaventato dalla sua capacità di scrivere. Terrorizzato dal fatto che possa rivelare qualche segreto o descrivere il piccolo mondo chiuso femminile, all’interno dell’universo isolato della piccola città». Una ragazza della provincia lontana che ha ben chiaro che si realizzerà solo con l’arte. «Grazia Deledda riceverà ancora giovanissima riconoscimenti e incitamenti a scrivere e migliorare, consigli di grandi intellettuali che seguirà con caparbietà – sottolinea ancora Rossana Dedola – . Riconoscimenti e incitamenti che non avrà mai dalle sue coetanee».

Il muro tra Grazia e Cicitta, che la lettera descrive, è quello tra l’artista e il mondo banale dell’accettazione. «Grazia Deledda si difende dicendo che quello che scrive è frutto della sua fantasia, della sua urgenza di esprimersi – dice la studiosa –. È importante anche questo aspetto, perché in poche righe confessa di sentirsi già una scrittrice, di aver scelto quella strada. Il suo primo volume vedrà la luce poco più tardi, all’epoca aveva pubblicato solo dei racconti su riviste femminili come “Ultima moda”». Per Rossana Dedola la lettera ritrovata racconta molto dello spirito della Deledda. «Una donna con un grande talento naturale. Un’artista con l’urgenza di far parlare i personaggi che li si presentavano – conclude Rossana Dedola – che fa sua l’identità di scrittrice, in un mondo che guarda con preoccupazione, ostilità e paura una ragazza che si permette di indagare nell’animo e nei sentimenti dei personaggi maschili, invece di seguire le svenevoli convenzioni della letteratura “femminile”». Rossana Dedola parlerà del suo ritrovamento alla prossima Giornata deleddiana di Nuoro.

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