La Nuova Sardegna

Nelle lettere di Grazia Deledda l’emancipazione di una donna

di Francesco Pirisi

A Nuoro un convegno dell’Isre tutto dedicato all’epistolario del Premio Nobel Ne esce l’immagine di una ragazza che scrivendo evade da un mondo ristretto

13 dicembre 2017
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NUORO. I luoghi, il desiderio di evasione, la donna come sovrana della società. Tre temi per condensare la narrativa di Grazia Deledda, ieri a Nuoro su iniziativa dell’Isre, l’Istituto regionale etnografico. A raccontarli nove donne, scrittrici e docenti, coordinate da Anna Saderi, ma soprattutto appassionate della vicenda intellettuale e umana del Nobel nuorese. Con una scelta comune a tutte le relazioni. La descrizione di una ragazza che con la scrittura e la curiosità verso altri mondi riesce a evadere da un paesotto dai confini stretti, lontano dai percorsi politici e sociali successivi all’Unità d’Italia, del 1861. Per andare «fuori da quei monti che mi chiudono l’orizzonte», è scritto nel ricco epistolario della Deledda, ricordato insieme a romanzi e novelle dalle docenti Clara Incani Carta e Maria Giovanna Piano, insieme alla critica letteraria Neria de Giovanni, una ligure trapiantata ad Alghero, che alla scrittrice nuorese ha dedicato una dozzina di volumi. «Storia di emancipazione non per assimilazione, ma con scelte che uniscono il desiderio di partire e vivere realtà più gratificanti con la passione per le radici», è stato il concetto della professoressa Piano.

Sempre su questa linea la docente mette tra gli elementi determinanti della riuscita del progetto umano, l’ambizione di cui Grazia Deledda era portatrice: «Non un mero orgoglio, ma piuttosto l’ambizione che le deriva dal carattere della sua gente di riuscire nell’intento propostosi. Lo vuole per lei e allo stesso tempo lo propone come stimolo». Concetti sui quali si sofferma all’Isre la giornalista nuorese Elvira Serra, firma del Corriere della Sera, sulle cui pagine è stampata anche la collaborazione dell’autrice di “Canne al Vento” ed “Elias Portolu”. Per Serra, «tutti i sardi e in particolare i giovani debbono vivere un po’ nel segno della Deledda. Siamo con lei e in lei, quando vogliamo raggiungere i nostri obiettivi, quando partiamo per costruirci l’avvenire o seppur lontani abbiamo nel cuore la terra d’origine».

Proprio quest’ultimo lo stato d’animo che ha accompagnato la scrittrice negli anni vissuti a Roma, a partire dall’inizio del Novecento, come ricorderanno durante il convegno altre interpreti del Nobel, dalle scrittrici Maria Rossana Dedola a Ilaria Muggianu Scanu, per proseguire con le docenti Cristina Lavinio e Maria Elvira Ciusa. Prima della chiusura del deputato Elena Centemero, presentatrice di una mozione alla Camera per valorizzare nelle scuole i romanzi deleddiani. Gli altri aspetti sono legati comunque all’emancipazione e al ruolo della donna, universalizzato così come i paesaggi dell’infanzia e le storie ascoltate nella Nuoro di fine Ottocento. La donna protagonista, presente nella narrativa deleddiana, in una società comunque patriarcale. E pure la dea dell’eros, che stimola e comanda nei confronti di un uomo debole, non senza l’obiettivo e il risultato di fare crescere il ruolo decisionale nella comunità, a riprendere il pensiero di Neria de Giovanni. «Le donne che parlano di Grazia», è stata una delle sessioni sulla Deledda, promosse dall’Isre, presieduta da Giuseppe Pirisi. Tra il pubblico il sindaco Andrea Soddu, lo scrittore Marcello Fois e il professor Ugo Collu, che ha organizzato l’appuntamento.

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