La Nuova Sardegna

Tutti in visita al museo Salto in avanti nel 2017 Sardegna ai primi posti

di Paolo Curreli
Tutti in visita al museo Salto in avanti nel 2017 Sardegna ai primi posti

L’assessore regionale Dessena: «Abbiamo seminato bene» La storica dell’arte Altea: «Premiato lo svecchiamento»

07 gennaio 2018
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SASSARI. In questi giorni si ridisegna il ritratto sconfortante di un’Italia sonnolenta, poco attratta dalla cultura e agli ultimi posti in Europa per propensione alla lettura. Un cambiamento reale certificato dai numeri di una trasmissione come “La Penisola dei tesori” di Alberto Angela che ha raggiunto – raccogliendo 5 milioni e 662 mila spettatori – lo share del 23.8% a pochi giorni dal successo in tv della (considerata elitaria) danza classica che con Roberto Bolle ha sfiorato i 5 milioni di spettatori.

Musei, boom di visite. La foto di famiglia degli interessi degli italiani, e dei turisti che visitano il Bel Paese, viene precisata dai dati dell’Ufficio statistica del Ministero dei beni e delle attività culturali sui risultati dei musei statali nel 2017, divulgati così dal ministro Dario Franceschini: «I dati definitivi del 2017 segnano il nuovo record per i musei: superata la soglia dei 50 milioni di visitatori e incassi che sfiorano i 200 milioni di euro, con un incremento rispetto al 2016 di circa più di 5 milioni di visitatori e di più di 20 milioni di euro. Il bilancio della riforma dei musei – prosegue Franceschini – è davvero eccezionale: dai 38 milioni del 2013 ai 50 milioni del 2017, i visitatori sono aumentati in quattro anni di circa 12 milioni (+31%) e gli incassi di circa 70 milioni di euro (+53%). Risorse preziose che contribuiscono alla tutela del nostro patrimonio e che tornano regolarmente nelle casse dei musei attraverso un sistema che premia le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà. Per il quarto anno consecutivo – sottolinea Franceschini – l’Italia viaggia in controtendenza rispetto al resto d’Europa con tassi di crescita a due cifre, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno che, anche nel 2017, hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione del trend nazionale».

Dessena: «Cresciamo anche noi»

Anche l’andamento registrato in Sardegna è positivo. «Più 6,14% il dato sui numeri di visitatori nei musei e siti dell’isola– sottolinea l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, e beni culturali Giuseppe Dessena –. Uno dei migliori dati a livello nazionale, frutto della semina che la giunta ha fatto in cultura. Le imprese culturali, le gestioni dei musei e dei siti, i censimenti culturali sono stati finanziati, tra Regione e fondi europei con una cifra superiore ai 40 milioni. Un investimento che parte dall’istruzione, col progetto “Tutti a Iscol@”, che ha finanziato otto competenze di base e tra queste le più gettonate sono state proprio i cinque ambiti tematici riferiti alla cultura. Progetto che la giunta Pigliaru ha rafforzato ogni anno con nuovi fondi». L’interesse per il turismo culturale per Dessena deriva anche da una promozione che arriva anche da altri ambiti. «I progetti cinematografici, il teatro, che abbiamo finanziato hanno raccolto premi prestigiosi, così come la partecipazione degli editori sardi al Salone del libro di Francoforte e i Festival letterari, operazioni che hanno acceso un riflettore sull’isola. La novità – conclude Dessena – sta nel fatto di aver scelto una programmazione di lungo respiro che ci assicura un buon risultato anche per il 2018».

Altea: «Addio al dinosauro».

Giuliana Altea, storica dell’arte, docente all’università di Sassari e presidente del Museo Nivola di Orani, ha un osservatorio privilegiato sul “consumo” della cultura e la vitalità di un museo. «I musei statali italiani, si sa, erano un paradosso: collezioni e siti fantastici, che tutto il mondo ci invidia, ma gestiti malissimo – dice Altea –. Dei veri dinosauri, legati al modello del museo-ufficio e impastoiati dalla burocrazia. Era prevedibile quindi che l’operazione di svecchiamento attuata da Franceschini facesse subito sentire i suoi effetti, immettendo questi musei nel contesto contemporaneo, segnato sempre più dalla democratizzazione della cultura, che in soldoni vuol dire l’annullamento dei confini tra “alto” e “basso”, tra educazione e intrattenimento. Uno scenario dominato neanche più dai cosiddetti grandi eventi o dalle mostre blockbuster, ma da un’idea di cultura intesa come “esperienza” a 360 gradi, dove la caffetteria conta più delle sale di esposizione e dove il museo diventa fondale per i selfie – precisa Giuliana Altea– . I vecchi musei italiani erano tragicamente inadeguati a confrontarsi con questa situazione, i nuovi saranno più attrezzati per farlo. C’è solo da augurarsi che non eccedano nel senso opposto».



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