La Nuova Sardegna

L’archeologia sarda ha perso uno dei padri fondatori

di Paolo Coretti
L’archeologia sarda ha perso uno dei padri fondatori

Ercole Contu si è spento ieri a Sassari a 93 anni Alle 18 al Museo Sanna la commemorazione

08 gennaio 2018
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SASSARI. La cultura sarda ha perso una delle sue menti più brillanti e rigorose. Ercole Contu, decano degli archoeologi sardi, si è spento ieri nell’ospedale civile di Sassari pochi giorni prima di compiere 94 anni. La camera ardente è stata allestita nel Museo “G.A. Sanna”, in via Roma, e le visite saranno possibili oggi dalle 15,30 alle 20. Sempre oggi alle 18 ci sarà una commemorazione. Non ci saranno cerimonie religiose.

Ercole Contu era nato a Villanovatulo il 18 gennaio del 1924 ma a Sassari aveva svolto quasi tutta la sua attività professionale: nei primi anni della carriera era stato assistente del più importante archeologo classicista in Italia, Ranuccio Bianchi Bandinelli, docente all'Università di Cagliari tra il 1947 e il 1950, nonché allievo della Scuola Archeologica Italiana di Atene, nel 1958, sotto la direzione di Doro Levi. Contu è stato Soprintendente archeologo per le province di Sassari e Nuoro tra il 1966 e il 1975 ed è professore emerito dell'Università di Sassari, dove ha insegnato dal 1970 fino al 1994, ricoprendo la presidenza della Facoltà di Magistero e fondando una vera e propria scuola di preistoricisti dediti allo studio dell'archeologia della Sardegna. Nel 2003 era stato nominato “docente emerito”.

Studi imponenti. Le sue scoperte, il suo lavoro e il suo amore per la didattica sono racchiusi nella sterminata bibliografia, che comprende circa trecento pubblicazioni, tra cui testi di fondamentale importanza, come “La Sardegna preistorica e nuragica” del 1997. Le sue prime pubblicazioni, uscite sulla rivista “Studi sardi”, riguardarono proprio alcune delle sue prime scoperte, quelle del tempietto di Esterzili e del nuraghe di Orroli, rispettivamente nel 1948 e nel 1951. Nell’ambito della sua attività all’interno dell’Università, ha prodotto tantissimo anche a livello di scritti. Da citare, in maniera particolare, una serie di lavori su particolari aspetti della preistoria e protostoria della Sardegna: l’inizio dell’Età nuragica, l’Età del rame, l’Antica età del bronzo, e un articolo scritto nel 2008 sulla genetica dei sardi nell’età preistorica. Una produzione quasi sterminata, condensata proprio nei due volumi sulla Sardegna preistorica e nuragica, pubblicati da Chiarella nel 1997/98 e successivamente riediti da Delfino.

Un museo per tutti. A Ercole Contu la città di Sassari deve soprattutto il Museo “G.A. Sanna” che ancora conserva l’allestimento da lui voluto negli anni '70 con l'utilizzo di un linguaggio semplice e comprensibile e in una struttura luminosa e accogliente. Nel 1973 la struttura era considerata all’avanguardia per i moderni criteri didattici e per le innovative soluzioni espositive che puntavano a rendere i percorsi didattici comprensibili al più vasto pubblico possibile. Una concezione che tutt’oggi, a quasi cinquant’anni dall’inaugurazione di quell’allestimento, è considerata ancora valida e funzionale.

Le sue scoperte. «Per oltre settant'anni, insieme agli amori più cari, il suo non è stato semplicemente lavoro, ma missione di una vita, vissuta all'insegna della ricerca, della didattica e al servizio del patrimonio culturale» diceva di lui un articolo pubblicato nella rivista “Archeo” nel marzo 2017, firmato dall’archeologa Nadia Canu. E questo sintetizza il suo amore per la professione che già nei primi anni lo aveva visto “firmare” importanti scoperte: le prime, a pochi passi da casa, furono il “gigante rosso”, ovvero il nuraghe Arrubiu, e il tempio nuragico di Domu de Orgia. Ma a far decollare la sua carriera fu il grande lavoro nel sito dell’altare preistorico di Monte d’Accoddi, tra Sassari e Porto Torres, in un sito di proprietà della famiglia Segni. Ercole Contu nel 1952 riporta alla luce un altare megalitico quadrangolare che tuttura è un “unicum” nel bacino del Mediterraneo e che viene paragonato alle “ziqqurat” della Mesopotamia. Gli scavi andranno avanti fino al 1958 e anche grazie a questa scoperta si arriverà all’istituzione della Soprintendenza nuragica di Sassari e Nuoro.

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