La Nuova Sardegna

L’assessora Piras: «Priorità alle bonifiche»

L’assessora Piras: «Priorità alle bonifiche»

SASSARI. Coi tempi che corrono, si potrebbe sorridere amaramente e pensare che la Sardegna rischia in pochi anni di diventare un immenso territorio ricco di siti di archeologia industriale. In realtà,...

13 gennaio 2018
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SASSARI. Coi tempi che corrono, si potrebbe sorridere amaramente e pensare che la Sardegna rischia in pochi anni di diventare un immenso territorio ricco di siti di archeologia industriale. In realtà, oltre al parco geominerario, ci sono altri siti che potrebbero essere riconvertiti in senso archeologico e turistico ma la situazione non è semplice ed è legata soprattutto a una parola: bonifiche.

Dopodiché non è nemmeno detto che un’industria in crisi debba per forza morire: «Dal mio punto di vista devo pensare soprattutto a far rinascere l’industria in Sardegna e non a far diventare le fabbriche un lungo elenco di siti per turisti – precisa l’assessora regionale all’Industria Maria Grazia Piras (nella foto) –. L’idea che abbiamo in questo momento è un azione simile a quella che due anni fa abbiamo fatto nelle vecchie Saline Conti Vecchi di Cagliari: dobbiamo innanzitutto pensare a salvaguardare la parte produttiva ed evitare che chiuda e poi affiancare un altro tipo di intervento, restaurando la parte storica e trasformarla in un vero sito di archeologia industriale. Un discorso di questo tipo credo che sia perfetto nell’area di Porto Torres, creando un’industria sostenibile e affiancandola a importanti siti di archeologia industriale».

La difficoltà principale resta sempre quella delle bonifiche, operazione complessa, a volte molto lunga e comunque costosa: «Serve tempo, in tutti i sensi – aggiunge –. Basta ricordarsi di quanto accaduto quando la giunta Soru cercò di vendere il complesso di Furtei: sono siti difficili da “piazzare” proprio perché nessuno vuole accollarsi anche la successiva spesa delle bonifiche. Sicuramente la Sardegna ha un patrimonio importante anche al di fuori dei confini del Parco Geominerario: parlo per esempio dei mulini, o di quello che resta dell’era dell’energia elettrica privata prima dell’avvento dell’Enel. Sono realmente delle vestigia che raccontano la storia di vecchi imprenditori della Sardegna».

Anche l’assessora all’Industria concorda sul fatto che l’archeologia industriale possa diventare un’importante fonte di reddito per la Sardegna a patto di cambiare prospettiva: «Dobbiamo arrenderci al fatto che è finita un’epoca, l’unica miniera attiva è quella di Olmedo. Bisogna così riconvertire quei siti che hanno cessato di essere operativi – dice –. Faccio l’esempio delle miniere Rosas di Narcao, che hanno un bellissimo villaggio. Tutto l’insieme può diventare fonte di reddito e occupare tanti giovani, bisogna fare uno sforzo e guardare le cose con un’altra prospettiva».(r.s.)

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