La Nuova Sardegna

“Oltre l’inverno”, l’amore tiene aperta la speranza

di Mauretta Capuano
“Oltre l’inverno”, l’amore tiene aperta la speranza

Tre diversi destini individuali che la scrittrice incrocia per dar vita a una storia mozzafiato Il grande flusso di migranti dal Sud America e i suoi effetti sull’identità nazionale Usa

13 gennaio 2018
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Identità e immigrazione. Sono due questioni cruciali dei giorni nostri quelle con cui si confronta Isabel Allende nel suo nuovo romanzo “Oltre l’inverno”, pubblicato da Feltrinelli nella traduzione di Elena Liverani.

L’autrice cilena de “La casa degli spiriti” è cittadina americana dal 2003, è stata premiata nel 2014 da Obama con la Medaglia presidenziale della libertà, si è misurata con diversi generi letterari, ha saputo raccontare il dolore per la malattia e la perdita della figlia Paula, morta nel 1992, alla quale ha dedicato anche, nel 1997, “Per Paula. Lettere dal mondo”. Questa volta Allende mette in scena un thriller dove a contare è la relazione tra i tre personaggi principali. A cambiare le loro vite sarà un tamponamento durante una tempesta di neve a Brooklyn, verso la fine di dicembre 2015.

Richard Bowmaster, un professore universitario riservato e piuttosto avanti con gli anni, urta l’auto su cui viaggia Evelyn Ortega, una giovane emigrata illegalmente dal Guatemala, che lavora come baby sitter per la famiglia di Frank e Cheryl Leroy, genitori di un bambino che soffre di diabete. È un incidente banale, ma le cose si complicano quando la ragazza si presenta a casa del professore per chiedere aiuto. E, a sua volta, lui chiede il sostegno della vicina di casa, la cilena Lucia Maraz, una donna matura con un passato complicato, che vive in un seminterrato.

Nel bagagliaio dell’automobile su cui viaggiava Evelyn c’è il cadavere di donna avvolto in un tappeto macchiato di sangue. Ignara di tutto questo, la ragazza aveva preso la macchina di Frank Leroy per andare in farmacia e mai avrebbe immaginato cosa la aspettava. Richard, Lucia ed Evelyn si trovano così coinvolti nella risoluzione di un crimine che in realtà porta a galla le loro vite e il loro passato in Cile, Guatemala e Brasile dove ha vissuto il professore universitario e dove ora torna, a Rio de Janeiro, con le due donne e il cadavere.

Le voci dei personaggi si alternano nei diversi capitoli del romanzo, tranne alcuni casi in cui sono riunite a due, Lucia e Richard, o a tre, Lucia, Richard ed Evelyn. Tre destini che Isabel Allende incrocia per dare vita a un romanzo mozzafiato e molto attuale sull’emigrazione e l’identità americana, un ottimismo di fondo, che lascia aperta la porta alla speranza anche quando tutto sembra perduto: «Voleva approfittare – scrive Allende della protagonista – di ogni singolo giorno, perché ormai erano contati e sicuramente erano meno di quelli che lei sperava. Non c’era tempo da perdere».

In questo racconto di destini incrociati non mancano la grande ironia della Allende e i riferimenti alla campagna presidenziale di Donald Trump dove si respirava la «xenofobia contro i latini» dice la scrittrice. «Anche se pochi lo prendevano sul serio come candidato, la sua sparata di voler costruire una muraglia come quella cinese per chiudere la frontiera con il Messico e deportare undici milioni di persone senza documenti iniziava a mettere le sue radici nell’immaginario popolare», sottolinea la Allende. Ma alla fine quello che vuole mostrare la scrittrice cilena è come, nel cuore dell’inverno, ci possa essere sempre «un’invincibile estate», come dice citando Albert Camus. L’8 gennaio, data in cui la scrittrice, da trentacinque anni, ha cominciato a scrivere i suoi libri, è appena trascorso alle porte. E dopo “Oltre l’inverno”, la cui idea è nata durante il Natale 2015, come racconta lei stessa nella nota dei “Ringraziamenti”, possiamo immaginare la Allende pronta a dar vita a una nuova storia.

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