La Nuova Sardegna

Corpi tra le onde e le culture del mare nostrum

di Marco Vitali
Corpi tra le onde e le culture del mare nostrum

Oggi e domani a Cagliari il celebre balletto Mauro Bigonzetti ne propone una nuova versione

20 gennaio 2018
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Si apre il sipario sulla Stagione di Danza 2017-18 del CeDAC: con le suggestioni di “Mediterranea” di Mauro Bigonzetti – tra eleganza e forza, sensualità e dinamismo – nella nuova versione firmata dal coreografo romano per la Daniele Cipriani Entertainment.

Un affascinante itinerario lungo le sponde dell’antico “mare nostrum” con la coreografia creata nel 1993 per il Balletto di Toscana, poi rielaborata per le étoiles e i danzatori del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala di Milano quindici anni dopo, nel 2008 e infine riproposta a venticinque anni dalla prima in una nuova veste ripensata dall’autore per i Solisti ed il corpo di ballo della compagnia di Daniele Cipriani.

La storica pièce apparsa come una folgorazione, simbolo dell’irrompere e dell’affermarsi della danza italiana nel mondo, scaturisce da una profonda conoscenza di tecniche e stilemi classici, reinterpretati con una sensibilità contemporanea e non senza lirismo e conserva intatta la sua dirompente forza espressiva ed evocativa nel descrivere le complicate dialettiche nei rapporti tra Oriente e Occidente.

“Mediterranea” – in cartellone in un duplice appuntamento oggi alle 21 e domani alle 17 all’Auditorium del Conservatorio “G. Pierluigi da Palestrina” di Cagliari – racchiude in sé la summa di una sapienza coreutica frutto di una importante tradizione, intrecciata ad una pluralità di temi di scottante attualità, trasfigurati con potente lirismo in una seducente grammatica di corpi in movimento a ridefinire lo spazio, tra interazioni e contrasti, con intrecci di suoni e visioni, per dar vita a felici alchimie.

Un’opera decisamente contemporanea con salde radici nelle culture dei popoli che si affacciano sul “mare nostrum”, incentrata sull’amplesso “fatale” nel segno di Eros e Thanatos tra due figure emblematiche – l’Uomo di Terra e l’Uomo di Mare – che incarnano i due opposti in un dialogo tra civiltà, tra attrazione e paura dell’ignoto, curiosità e diffidenza, desiderio di conoscenza e difesa della propria identità. Sintesi di una storia millenaria, la pièce di Mauro Bigonzetti traccia un itinerario nel tempo e nelle complesse geografie delle aree che circondano il bacino del Mediterraneo, tra canti dell’esilio e musiche di festa, miti e leggende e memorie storiche, riti sacri e profani.

Focus sulla bellezza in un susseguirsi di sequenze vorticose e metriche incalzanti giustapposti a passaggi più distesi, a rappresentare in una narrazione intrigante i diversi stati d’animo. tradotti in sequenze plastiche in costante mutazione.

Sotto i riflettori Umberto De Santis (Uomo di Terra) e Francesco Moro (Uomo di Mare), Valentina Chiulli e Marco Fagioli (Passo a due Bianco), Andrea Caleffi e Davide Pietroniro (Passo a due Rossi) con i danzatori della Compagnia di Daniele Cipriani - Elisa Aquilani, Benedetta Comandini, Ferdinando De Filippo, Susanna Elviretti, Eleonora Enas, Ilaria Grisanti, Erik Locatelli, Marco Lo Presti, Tomo Muranaka, Valerio Polverari, Mattia Tortora.

Impreziosiscono le danze il raffinato disegno luci di Carlo Cerri e i costumi di Roberto Tirelli, in un gioco di vibrazioni e variazioni cromatiche di gusto quasi pittorico che mette al centro l’armonia dei corpi.

“Mediterranea” è un’opera capace di raccontare le vicissitudini delle genti delle coste e delle regioni dell’interno, di tratteggiare la psicologia e l’indole di personaggi quali sono proiezioni simboliche di civiltà evolutesi nel tempo, portatrici di saperi e valori capaci di interrogarsi sul proprio destino. Una coreografia scritta sui corpi degli interpreti, riplasmata di volta in volta sull’ensemble, su una colonna sonora che comprende pagine di Wolfgang Amadeus Mozart, György Ligeti e Giovanni Pierluigi da Palestrina accanto a melodie e ritmi “mediterranei”, per cogliere insieme la natura fugace dell’esistenza umana e il senso d’immortalità che trascende l’individuo per proiettarsi in un eterno presente.



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