La Nuova Sardegna

l’intervista » donatella finocchiaro

di Monica De Murtas
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SASSARI. Prosegue la stagione di prosa Cedac con una prima regionale “Lampedusa” di Anders Lustgarten che ha come protagonisti due amatissimi attori teatrali e volti noti del piccolo e grande...

20 gennaio 2018
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SASSARI. Prosegue la stagione di prosa Cedac con una prima regionale “Lampedusa” di Anders Lustgarten che ha come protagonisti due amatissimi attori teatrali e volti noti del piccolo e grande schermo: Fabio Troiano e Donatella Finocchiaro. La piece debutta in Sardegna (23 gennaio al teatro centrale di Carbonia alle 20,45 e dal 24 al 28 gennaio al Massimo di Cagliari alle 20,30 ) per poi fare tappa nei più importanti teatri della penisola. Il testo di Lustgarten rivolge la sua attenzione alle migrazioni di massa, mettendo a confronto due vite: quella di Stefano (Troiano) un pescatore siciliano che si guadagna da vivere recuperando i corpi dei profughi annegati in mare, e quella di Denise, una studentessa marocchina-italiana, immigrata di seconda generazione che lavora come esattore per una società di prestiti. Ad interpretare il ruolo di Denise è Donatella Finocchiaro, una delle attrici più talentuose e versatili del cinema italiano. Ma per l’artista siciliana è stato il teatro la prima passione e al teatro Finocchiaro ritorna sempre nonostante i tanti successi cinematografici e televisivi.

Inizia a recitare giovanissima parallelamente agli studi di Giurisprudenza, ma appena laureata capisce che la sua strada è quella del palcoscenico. Il debutto teatrale avviene nel 1996 con “La principessa Maleine” di Maeterlinck, quello cinematografico nel 2002, come protagonista del film “Angela”. Grazie a questo ruolo arriva la candidatura ai David di Donatello come miglior attrice protagonista e la stampa la paragona alla grande Anna Magnani. L’ascesa artistica di Finocchiaro la vede interprete di pellicole e fiction di grande successo con registi affermati tra cui: Giuseppe Tornatore, Marco Bellocchio, Edoardo Winspeare, Pupi Avati. Nella sua carriera ha vestito i panni della camorrista, del giudice, dell’Accabadora e persino il ruolo di Maria in “Questi fantasmi!” di Eduardo De Filippo.

«Mi piace scegliere testi che mi mettano alla prova – dice Finocchiaro – cerco di trovare un elemento in comune tra la mia personalità e quella del personaggio che interpreto ma a volte è vero il contrario perché esplorare un carattere che sia l’ opposto del mio è ancora più affascinante. In generale mi piacciono personaggi ricchi di sfumature che durante la storia in qualche modo vivano una trasformazione”. Che trasformazione vive il personaggio dell’immigrata Denise?

«Denise è una persona cinica, indurita dalla vita, si è costruita un muro intorno per riuscire a vivere e sopravvivere in Italia. È molto arrabbiata, molto vera nelle sue razioni, sin da piccola è stata vittima di episodi di razzismo, ogni giorno della sua vita si sente ospite sgradita. Nel testo bellissimo di Lustgarten la povertà e la disperazione non sono solo lo scenario del racconto ma la causa del contrasto sociale, del male dei protagonisti. Argomento di fuga per entrambi e insieme condizione per il miglioramento del proprio status, attraverso lo sciacallaggio della disperazione altrui. Denise fa l’esattore per una società di prestiti, il pescatore Stefano raccoglie cadaveri dal mare. Ma entrambi riescono ad andare oltre la loro condizione a compiere un passaggio, un’evoluzione grazie all’incontro con persone che non li giudicano ma li comprendono con cui stabiliscono un rapporto di amicizia e condivisione».

Il testo originale di Lustgarten racconta l’immigrazione mettendo l’accento sulla «sopravvivenza della speranza». Anche la versione italiana sottolinea questo messaggio?

«Nel testo inglese ambientato a Londra Denise non è marocchina ma cinese di seconda generazione. Oltre questi riadattamenti il lavoro riporta il messaggio dell’autore nella sua integrità. Parlare a teatro di temi di attualità è importante perché siamo quasi assuefatti ormai alle notizie di cronaca. I profughi, le tragedie in mare, le stragi, il terrorismo. Vediamo ogni giorno nei tg immagini terribili eppure ci sembrano lontane. Il teatro porta invece le cose in una dimensione diversa che riesce a toccare corde più profonde aiuta ad immedesimarsi».

Nella recente fiction “L’aquila Grandi speranze” ha interpretato anche il ruolo di una terremotata.

«A nove anni dal terremoto l’Aquila è ancora un cumulo di macerie, in questa fiction vogliamo ricordarlo. Gli Aquilani, hanno dovuto ricostruirsi una vita in questa New Town come la chiamano un luogo snaturato, totalmente asettico. Ok hanno un tetto sulla testa ma ora vogliono tornare nelle loro case».

Come si è trovata nei panni della Accabadora nel film di Enrico Pau?

«È stata una bella sfida, il personaggio è complesso avvolto di tragicità e mistero ma è soprattutto una donna che vuole liberarsi da un ruolo che non ha scelto. Sono stata sostenuta in questa prova dal regista Enrico Pau e da tutto il fantastico staff con cui ho lavorato. Dopo otto anni sono felice ora di tornare in Sardegna anche con un nuovo progetto teatrale».

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